Best Served Cold – Recensione

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Cosa succede se prendiamo il barista di Tapper (1983), lo chiudiamo in un romanzo di Agatha Christie e agitiamo il tutto con una spruzzata di noir mitteleuropeo? Se a shakerare sono mani sapienti, il risultato potrebbe chiamarsi Best Served Cold.

Sviluppatore / Publisher: Rogueside / Rogueside Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), Switch, iOS, Android, PS5, Xbox Data d’uscita: 5 Maggio

Che mestiere ingrato, il barman. Stare in piedi dodici ore, lucidare bicchieri che si opacizzano per dispetto, indovinare i gusti degli avventori e soprattutto ascoltare aneddoti non richiesti. Sempre. Perché ogni cliente ha una storia da raccontare, un lamento da riversare sul bancone, un trauma da scolarsi tra un Margarita e un Old Fashioned. E tu? Tu annuisci, sorridi, fingi di trovare il tutto avvincente e interessante, cercando di decifrare le parole sempre più biascicate all’aumentare del tasso alcolemico, fino a renderle più incomprensibili di un documentario sull’apparato riproduttivo del pangolino tenuto in un qualche dialetto di Papua. Ma il tuo lavoro prevede anche questo, soprattutto dopo una certa ora.

Non ti importa nulla di chi è stato tradito, licenziato, o di chi ha ingravidato la suocera. Allo stesso tempo, ti comporti come se la disavventura fosse capitata a te, anche se ai tuoi occhi è solo un altro ingrediente da versare nel bicchiere. L’arte del barista in fondo è tutta lì: servire alcol e attenzioni, dosando entrambi senza mai ubriacarti di empatia. E se un giorno qualcuno si lasciasse scappare che è coinvolto in un omicidio? Best Served Cold, sviluppato e distribuito da Rogueside, parte proprio da questo presupposto. Un bel cambio di direzione per lo studio Belga famoso per run and gun demenziali come Guns, Gore & Cannoli e Warhammer 40,000 Shootas, Blood & Teef, che ora mette da parte esplosioni e mitragliatrici per concentrarsi su shaker e indizi in una visual novel investigativa da vivere interamente dietro un bancone. Lasciate che vi serva la recensione con due cubetti di ghiaccio e una fetta di lime.

BEST SERVED COLD, IN VINO VERITAS

Best Served Cold è ambientato all’interno di uno speakeasy, termine che potremmo tradurre grossolanamente con “parlabasso” con il quale ci si riferiva, negli Stati Uniti del Proibizionismo, ai bar clandestini nei quali si serviva alcol illegalmente, spesso celati dietro porte anonime che venivano aperte solo dopo aver sussurrato la parola d’ordine.

Best Served Cold

Sono un barman semplice. Respiri? Ci provo.

Il locale si chiama The Nightcap, baluardo notturno di Bukovie, decadente città in un’Europa dell’Est alternativa ma non troppo. Impersoniamo un barista dal passato non proprio immacolato intento a rifarsi una vita senza infrangere eccessivamente la legge. Ma i guai hanno sempre sete, così una brutta notte serviamo l’alcolico sbagliato al cliente sbagliato. Questi si rivelerà essere un detective privo di scrupoli e ancor più privo di talento, con una proposta indecente: chiudere un occhio sulla nostra attività in cambio di collaborazione alla soluzione di una serie di delitti. Come? Versando qualche goccio di troppo agli avventori per renderli ben disposti a far correre la lingua, e raccogliendo indizi. Prima però occorre guadagnarsi la loro fiducia, bicchiere dopo bicchiere.

Best Served Cold

Il minigame della preparazione dei cocktail consiste nel tracciare il percorso indicato con il mouse entro un lungo tempo limite. Divertente? No.

Nel corso dei sedici giorni che ci vengono concessi per dare un volto ai colpevoli, dobbiamo far amicizia con tutti i clienti, servendo i loro cocktail preferiti e gestendo corposi dialoghi a risposta multipla nel tentativo di carpire qualche informazione utile. Ciascun avventore ha un indicatore di voglia di parlare, e sta a noi convincerlo a dedicarci un po’ di tempo in più entrando nelle sue simpatie e ubriacandolo un pochino senza stordirlo pesantemente, altrimenti lamenterà un forte malessere andandosene seduta stante.

UN CAFFÈ CON HUMOR… NO, CON UTOPIA!

Il cuore pulsante di Best Served Cold è l’utilizzo dei cocktail – da preparare con un minigame veramente troppo banale – come grimaldello sociale. Il gioco non fornisce indizi oltre a un breve tutorial e siamo noi a dover intuire chi sa cosa, quando è il momento giusto per parlare, quali risposte potrebbero portare a nuovi dettagli, e quali rischiano di chiudere irrimediabilmente una conversazione.

Best Served Cold è un noir da bancone nel quale la verità si ottiene un bicchiere alla volta, mai tutta d’un fiato

Ciascuno dei ventidue personaggi ha la propria personalità con drammi, opinioni politiche, piccoli punti deboli e ottimi motivi per mentire. Sta a noi decifrarli per intuire chi è disposto a confidarsi, premendo sull’acceleratore. A fine serata, quando il locale si sarà svuotato, torneremo a casa a osservare sulla nostra lavagna tutte le informazioni raccolte, combinandole tra loro e sbloccando eventualmente nuove domande. La giocatrice hardcore di schacchi è davvero così fredda come sembra? Quel dandy è davvero un ricco ereditiero o solo un pezzente millantatore?

Best Served Cold

Conversazione dopo conversazione, il diario si arricchirà di dettagli e informazioni su ciascun personaggio.

Per provare a incastrare il presunto colpevole di ciascuno dei cinque casi occorre individuare un movente, una padronanza con l’arma del delitto e un alibi traballante; sappiamo tutti che un medico respinto sarebbe in grado di uccidere con un’iniezione letale, ma a che serve quando ci sono prove che la notte del delitto era in ospedale?

ATMOSFERA DA BRIVIDO, A UN PREZZO

Narrativamente, Best Served Cold eccelle nell’utilizzare un cast ampio e credibile per costruire un ecosistema narrativo nel quale ci viene data ampia libertà di scelta. Possiamo essere empatici e disponibili, indiscreti e ficcanaso o cinici e manipolatori.

I dialoghi sono ricchi di colpi di scena, ma è necessario leggerli con estrema attenzione

Lo stile grafico, che pare uscito da un romanzo illustrato invecchiato in botti di rovere, dipinge alla grande l’atmosfera da noir mitteleuropeo e ci aiuta a percepire l’odore di fumo stantio e Gin versato male. I personaggi sono rappresentati con un tratto caricaturale ma elegante, ciascuno riconoscibile al primo sguardo grazie a silhouette e dettagli visivi ben curati: baffi unti, cappelli troppo grandi o abbigliamento terribilmente kitsch. Per un momento, la mia mente ha viaggiato verso Cruise for a Corpse per Amiga. Le animazioni sono minime ma funzionali: il gioco non punta sulla spettacolarità, bensì su un’estetica coerente, che non vuole rubare la scena ai dialoghi. La scrittura è uno dei punti forti dell’esperienza: brillante, tagliente, a tratti un po’ prolissa ma sempre interessante.

Best Served Cold

Nessuno al momento ha ancora fornito un alibi, è il momento di fare qualche domanda scomoda.

E, ovviamente, skippabile a vostro rischio e pericolo. I testi vanno letti e riletti da cima a fondo, eventualmente anche richiamando i dialoghi passati dal nostro diario, e nonostante Best Served Cold si proponga come graphic novel, sappiate che è principalmente una written novel, con la componente “graphic” convincente ed evocativa ma completamente succube dei fiumi di parole che scorrono sul monitor. Almeno per questa volta, lasciate in pace il tasto ESC.

In Breve: Best Served Cold è una graphic novel ambientata in uno speakeasy dal fascino decadente, situato in una città di un Europa dell’Est alternativa. Con una forte componente narrativa e investigativa, il gioco ci pone dietro il bancone, mescolando cocktail e confidenze. Ventidue personaggi ciascuno con il proprio carattere, dialoghi ramificati, atmosfera noir e una direzione artistica ispirata rendono l’esperienza profonda e coinvolgente. L’approccio è lento, riflessivo e interamente basato sull’ascolto, sull’intuizione e sulla lettura attenta dei dettagli. Per chi ama storie complesse, scelte morali sottili e conversazioni che possono cambiare il corso degli eventi.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Nulla da segnalare sul piano tecnico, ma l’area cliccabile per far avanzare i dialoghi è la stessa che poi ospiterà le risposte. Un click di troppo, e potremmo far prendere alla discussione una piega non voluta.

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Pro

  • Ottima atmosfera / Personaggi ben caratterizzati / Molti dialoghi a scelta multipla

Contro

  • Il minigame dei cocktail è privo di ogni senso / Gameplay ripetitivo
7.8

Buono

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