Ammetto candidamente di non avere ricordi nitidissimi di The Black Mirror, titolo del 2003 da cui, perdendo l’articolo, trae spunto la nuova fatica di THQ Nordic. È anche vero che dell’originale questo reboot riprende semplicemente l’atmosfera da gothic novel e la vicenda familiare legata alla mitologia celtica, ma nella fattispecie la storia si dipana in maniera diversa e dunque può definirsi serenamente qualcosa di nuovo, come d’altronde THQ ha più volte ribadito, sottolineando la modernità e l’indipendenza formale di questo nuovo episodio, affidato a KING Art Games, studio tedesco che aveva già lavorato sui sequel del primo capitolo originale. Insomma, Black Mirror è un po’ una rimpatriata che nasce sotto i migliori auspici, eppure – sin dal principio – le sensazioni non sono esattamente positive.
HORROR… IN UN CERTO SENSO
Al netto della fascinosa bruma scozzese e del tema musicale suggestivo, con cornamuse sinistre che ci introducono nel clima misterioso e austero del nord della Gran Bretagna, Black Mirror si rivela subito tecnicamente zoppicante.Nonostante gli sforzi di restituire un’atmosfera gotica corposa, densa e inquietante, i buoni risultati raggiunti con la gestione dell’illuminazione si scontrano con una modellazione poligonale veramente basilare, un’art direction che vuole essere grottesca ma finisce per risultare stucchevole e banale, e soprattutto con delle animazioni davvero terribili, che ci riportano indietro di una manciata di anni. Se, dunque, negli interni del maniero dei Gordon le schermate statiche possono conservare un certo fascino, appena i personaggi si muovono sullo schermo la situazione collassa in termini di tenuta dello staging, e la regia non aiuta. Nel tentativo di rendere tutto più cinematografico, abbondano i close up sui personaggi e le inquadrature strettissime, che non fanno altro che esaltare un’orrorifica gestione delle ombre, texture non impeccabili e un gusto per la regia tutto sommato claudicante. Il problema della telecamera, infine, si ripercuote anche sul gameplay, visto e considerato che – come nel recente Syberia 3 – l’avventura si sviluppa in ambienti totalmente tridimensionali, ma pensati come schermate fisse o con telecamera posta su un perno.
Black Mirror è la festa del caricamento selvaggio
E.A. POE IS NOT AMUSED
Dal punto di vista della trama, Black Mirror ha tutte le carte in regola per solleticare gli appassionati delle gothic novel: c’è un giovane ereditiere che ritorna dall’India per scoprire la storia del padre, c’è un maniero misterioso, inquietante e desolato, e ci sono antiche leggende scozzesi sbocconcellate tra un piatto di haggis e cacciagione locale.Noi, ovviamente, interpretiamo lo sprovveduto giovane, e ben presto scopriamo che la cara e austera Lady Margaret non è esattamente una nonnina alla mano, che il cugino Eddie ha qualche problema relazionale e che pure i tre dipendenti della casa non sembrano vivere un’esistenza serenissima.
alla trama interessante non fa fede il suo intreccio, e la sensazione è che tutto sia stato scritto e realizzato in maniera troppo rapida
La voglia di sbrigare subito le pratiche con l’avvocato Andrew sarebbe assolutamente lecita per ogni persona con un po’ di sale in zucca, eppure il giovane David vuole conoscere la vera storia del padre, additato da tutti come un povero pazzo, spinto da visioni terribili che lo legano ancora di più a Sgathan Dubh e al genitore scomparso. Per quanto le premesse per una storia di mistero e delitti ci siano tutte, alla trama interessante non fa fede il suo intreccio, e la sensazione, unita al pessimo comparto tecnico, è che tutto sia stato scritto e realizzato in maniera troppo rapida, quasi raffazzonata e sbrigativa. Lo dimostrano le citazioni alla tradizione gotica spiattellate in faccia così alla buona, o anche il paio di momenti deus ex machina dove non c’è il benché minimo tentativo di mascherare lo stratagemma narrativo in maniera elegante, ma soprattutto una qualità degli enigmi che esaurisce le soluzioni migliori nella prima ora di gioco. Le altre quattro scorrono senza picchi, e a ogni buona idea (ce ne sono, per carità) fanno da contraltare esecuzioni goffe e momenti grotteschi.
Nel tentativo di rendere Black Mirror un’esperienza contemporanea e una via di mezzo tra un gioco Telltale e un’avventura grafica tradizionale, il titolo di THQ Nordic finisce per essere un ibrido spurio e ben poco interessante, impacciatissimo sotto il profilo della narrazione e poco stimolante secondo i canoni del “punta e clicca”. Le scelte di dialogo non portano a nessuna ramificazione o conseguenza, gli enigmi si risolvono quasi sempre in maniera contestuale alla location (meno male, con tutti quei caricamenti!) e vengono resi complicati più dal sistema di controllo che dalla bontà del design, e i rari momenti “d’azione” risolti tramite QTE sono gestiti non male… peggio.
Le scelte di dialogo non portano a nessuna ramificazione o conseguenza
Non basta la lugubre e affascinante atmosfera della Scozia a rendere il reboot di Black Mirror un’avventura appassionante. Nel tentativo di creare un gioco moderno con un appeal sul grande pubblico, THQ Nordic e KING Art Games falliscono su tutta la linea, sprecando un soggetto interessante con un’esecuzione goffa, raffazzonata, poco curata e tecnicamente oscena. Dal momento che la trilogia originale è disponibile su GOG.com, non c’è motivo alcuno di rovinarvi i buoni ricordi con un reboot senz’anima e con pochissimo da dire.