Brothers: A Tale of Two Sons Remake – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox One Xbox Series X

La favola di Josef Fares, l’imperdibile Brothers: A Tale of Two Sons, torna in una versione completamente rivista da AvantGarden Games, ex Ovosonico, in un remake appassionante e struggente, proprio come nel lontanissimo e mai dimenticato 2013.

Sviluppatore/Publisher: AvantGarden Games / 505 Games Prezzo: ND Localizzazione: Presente Multiplayer: Locale PEGI: + 12 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S Data d’uscita: 28 febbraio 2024

La prima volta che giocai a Brothers: A Tale of Two Sons fu con mio fratello, quando ancora vivevo da mia madre. Io avevo diciannove anni, lui ne aveva dieci; io lavoravo al ristorante, mentre lui stava per affacciarsi alle medie. E giocavamo insieme tanto, tantissimo. Non avevo idea di cosa mi sarei trovato davanti, all’epoca, né quanto mi avrebbe migliorato, appassionando ancora di più alle fiabe del nord Europa, alle credenze popolare tedesche, svedesi e norvegesi, a un modo di raccontarsi che, a distanza di così tanto tempo, ancora oggi riesce ad appassionarmi.

Anche se il videogioco ideato da Josef Fares, ora conosciuto e amato per il suo It Takes Two e A Way Out (oltre che per il suo dito medio in mondovisione), era possibile goderselo da solo, scelsi comunque di viverlo a mio fratello. E fu magico, anche se complesso; per lui erano tasti difficili, poi era un modo nuovo di giocare e interagire con quanto si aveva attorno. Eppure, quella fiaba gli piacque tanto, tantissimo, finendo per amarla.

AvantGarden Games, al tempo conosciuti come Ovosonico, scelgono di portare in auge la storia dei due fratelli in un remake visivamente di grande impatto

Così accadde, inoltre, anche a me: che colpo al cuore vivere quel racconto che, sotto moltissimi punti di vista, parlava anche di noi, nonostante il suo epilogo triste e il suo racconto truculento e brutale, a tratti. A distanza ormai da tredici anni dalla pubblicazione dell’avventura prima di Joses Fares nel panorama videoludico, AvantGarden Games, al tempo conosciuto come Ovosonico, sceglie di portare in auge la storia dei due fratelli in un remake visivamente di grande impatto, rimanendo fedele alla narrazione del passato ed esaltando, ancora una volta, quell’impalcatura ludica che non è invecchiata affatto.

LA STORIA DI NOI

Tanto tempo fa, in un mondo magico dominato dalla fantasia, c’erano due fratelli che vivono con un padre malato. Il fratello maggiore e il fratello minore, però, erano rimasti orfani della loro mamma, persa qualche tempo prima che il padre si ammalasse, ora provato ancora più e devastato da una corruzione orrenda, che lo sta piano piano portando alla morte. Spinti da una volontà incrollabile, nonché dalla leggenda di un antico albero che può salvare la vita e impedire che qualcuno muoia, i fratelli partono alla volta di quest’ultimo, con l’obiettivo di raccogliere l’essenza magica dell’albero per salvare la vita al padre, ora sotto le cure del saggio del villaggio, un uomo che conosce le antiche leggende.

In un viaggio che parte dalla sofferenza, l’unica speranza è far rivivere un ricordo dal grande valore…

Non facendo spoiler gravosi, che potrebbero così rovinare l’esperienza di gioco a chiunque intenda vivere Brothers: A Tale of Two Sons Remake, il racconto s’ispira alle tipiche fiabe e favole nordiche provenienti dall’immaginario dei Fratelli Grimm e di Hans Christian Andersen. I piccoli, in tal senso, viaggiano in un mondo abitato da amichevoli troll, da creature orribili e da oscure presenze che, dimostrandosi candide e buone, invece rappresentano il male del mondo in tutto e per tutto, sotto ogni sfumatura. A essere ancora più impattante, esattamente com’era con il titolo originale all’epoca, è l’approccio narrativo usato: se le prime due ore raccontano dei piccoli in un mondo all’apparenza buono e magico, nella terza e quarta ora tutto diventa oscuro e brutale.

Josef Fares è sempre un grande maestro

Le tematiche al suo interno, trattate con maturità al tempo da Josef Fares, ancora oggi riecheggiano familiari: il vincolo che lega un fratello a un altro, le apparenze, la solitudine e sì, anche la cupidigia e l’orrore sotto ogni forma, con quest’ultimo che può palesarsi all’improvviso, magari da una fonte di luce in cui si nascondono le tenebre. È un racconto toccante e brutale, ma dolce, appassionante e coinvolgente, quello messo in mostra, al tempo, da Josef Fares. Il team italiano, in tal senso, non ha cambiato alcunché della trama principale dell’esperienza, mantenendola sui binari tipici che la rese celebre e apprezzata all’epoca. Forse qualche aggiunta sarebbe stata utile, ma in questo caso si sarebbe dovuto chiedere una comparsata di Josef Fares, che avrebbe magari aggiunto qualche cosa in più alla produzione, sebbene sia già davvero ottima così com’è, anche a distanza di anni, trattata in maniera efficace e appassionante, con la maturità giusta.

IL GAME DESIGN DI BROTHERS: A TALE OF TWO SONS REMAKE

Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un videogioco particolareggiato e appassionante, che segue in modo esclusivo e attento i dettami che hanno reso grandi le cinamatic adventure sotto moltissimi punti di vista com’è stato fatto recentemente da Planet of Lana e A Highland Song, entrambe opere fantastiche. È un platform che segue con la visuale i due personaggi, che si possono muovere con le ruotine del pad. L’interazione, in tal senso, è basata sulla pressione di pochissimi comandi, ed è la parte fondante del game design della produzione, che si mischia con il racconto, dando sfoggio di un messaggio di fondo ancora oggi intenso e commovente. Nel viaggio dei due fratelli all’interno di Brothers: A Tale of Two Sons Remake, è ciò che si compie a essere fondamentale: la pressione semplice di un tasto diventa, mai come oggi, pesante e reale. Pesante e reale, distruttivo, intenso e diverso, tanto da mettere in dubbio sovente se stia facendo del bene e del male, pur non essendoci conseguenze e scelte come in tante altre opere del genere.

Spiccare il volo non è mai stato così bello.

Muovere i due fratelli, se si sceglie di affrontare l’avventura in singolo, diventa un incontro bellissimo: da una parte il maggiore è alto e forte, dall’altra il piccino può insinuarsi ovunque, in ogni luogo complesso e impraticabile per chi è massiccio. In certe occasioni, è fondamentale sapere riuscire a coordinarli, così da rendere memorabili i movimenti e le semplici interazioni. Possono saltare, affrontare nemici e, al contempo, correre assieme. Il maggiore, inoltre, può aiutare il piccino a superare inerme fiumi e laghi sulla sua schiena, così da agevolarlo e non spaventarlo.

Tutto questo, unito a un game design semplice quanto efficace, diventa magico e intenso, poiché i due protagonisti arrivano a completarsi e a divenire un unico polmone che respira la vita in ogni modo possibile

Tutto questo, unito a un game design semplice quanto efficace, diventa magico e intenso, poiché i due protagonisti arrivano a completarsi e a divenire un unico polmone che respira la vita in ogni modo possibile. È un game design che s’incontra in maniera efficace con la narrazione, e che non si limita soltanto a portare i personaggi ad avanzare nella storia, esaurendo così il loro scopo all’interno dell’opera. L’obiettivo è ancora più alto, in realtà: il viaggio è fatto di incontri molteplici, di chiacchiere e persone che, in questo modo tanto bello quanto devastato, vivono alla giornata e si completano. Sono incontri che avvengono casualmente e che, per conoscerli, basta solo un tasto. Anche per un dispetto qualsiasi, come una sculacciata sul sedere, o il furto di una palla da gettare in un pozzo.

Un letto davvero… gigante?

Oppure, e qui si sposano egregiamente i segreti che sbloccano obiettivi, trofei ed achievement vari, colorare un coniglietto di nero per non escluderlo dai suoi altri fratellini. Anche se, lo ammetto, sarebbe stato bellissimo includerlo anche con il suo pelo bianco, al tempo, nella cucciolata, affinché gli altri coniglietti lo accettassero per chi era davvero. Resta comunque affascinante questo modo narrativo, che si sposa a sua volta con il game design della produzione, brillante e vivace.

UN REMAKE NECESSARIO

In occasione della recensione di Brothers: A Tale of Two Sons Remake, ho voluto fare un viaggio indietro nel tempo al 2013 per riscoprire i dettagli più rilevanti della produzione. Graficamente, Starbreeze Studios utilizzò uno stile cartoonesco che mi fece innamorare sia dei modelli dei protagonisti che del mondo attorno a loro.

Oh, un troll. Cosa vorrà mai chiederci, fratello mio?

AvantGarden Games, però, ha ammodernato totalmente l’impatto visivo della produzione, adoperando in maniera unica l’Unreal Engine 5, il motore grafico di questo remake che, paragonato al titolo originale, era necessario eccome per permettere ai giocatori di (ri)vivere la storia in un modo del tutto nuovo, in grande stile e spolvero, per dare delle espressioni ai protagonisti principali ancora più marcate. Dai loro sguardi si legge la sofferenza, l’amore, la tristezza e la volontà di poter migliorare un futuro che ha tolto loro una madre, e che ora minaccia di privare entrambi di un padre.

È un viaggio che vede un team italiano riscoprire completamente un’opera d’arte ora resa al suo meglio

È un viaggio agrodolce, quello di Brothers: A Tale of Two Sons Remake. È un viaggio che vede un team italiano riscoprire completamente un’opera d’arte ora resa al suo meglio, con le dovute accortezze migliorie estetiche. La dolcezza di un viaggio che, a distanza di tredici anni dalla prima volta, è ancora oggi immortale e toccante. Il viaggio di due fratelli. Per l’occasione, inoltre, ho chiesto a mio fratello di giocarlo assieme subito dopo averlo concluso in singolo. Ora ne ho ventotto, di anni, mentre lui ne ha quasi venti. Con lui è stato ancora più magico.

In Breve: AvantGarden Games ha svolto un lavoro semplice ed efficace per riportare in auge un videogioco intenso. Forte di un racconto bellissimo, nato dalla penna di Joses Fares, Brothers: A Tale of Two Sons Remake è un’opera d’arte che esplora i lati umani più intimi, esaltando il vincolo che lega un fratello a un altro. La sua grandezza sta proprio nella sua semplicità. Un ottimo remake di un videogioco incredibile.

Piattaforma di Gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira: In maniera ottima, davvero in maniera ottima. A parte un momento di doppiaggio non sincronizzato, comunque sistemabile con una patch, l’opera è ancora oggi fantastica.

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Pro

  • Storia ricca e intensa / Remake dal grande impatto visivo e scenografico / Josef Fares ha realizzato una meraviglia al tempo ancora oggi immortale / Potrebbe commuovervi tanto, alla fine

Contro

  • Alla fine, potreste commuovervi tanto, ma tanto / Qualche aggiunta o soluzione in più nel gameplay poteva offrire scelte diverse - ma va bene comunque
9

Ottimo

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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