La palla è a centrocampo e sta per scoccare la mezzanotte sul calcio in maschera Tamsoft, col fischio d’inizio che segna la metamorfosi tra sport e spettacolo puro. Captain Tsubasa: Rise of New Champions è arrivato.
Sviluppatore / Publisher: Tamsoft / Bandai Namco Entertainment Prezzo: 49,99€ (Steam), 59,99€ (Console) Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo Online e Locale PEGI: 7 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, Nintendo Switch
Questo è il racconto di un calcio romantico, sentimentale, vissuto a 100km/h con un batticuore irrefrenabile. Quello che da ragazzino ti accompagna per il tragitto casa-oratorio, di corsa, battendo i secondi come fossero quelli che precedono l’ingresso in campo in una finale di Champions League. Il borsone in spalla, l’immagine della propria esultanza liberatoria in testa, idolo per una manciata di minuti su un campo in terra battuta.
Captain Tsubasa: Rise of New Champions è il calcio del sogno, dei pomeriggi d’infanzia, e non è una questione di nostalgia, ma di colori, enfasi, voglia di spaccare il mondo, puntando l’area avversaria a testa bassa, che piano piano, crescendo, lascia il posto ai calcoli, alla lucidità, alla tattica. Il pallone che torna al centro della nostra galassia come nel cerchio di centrocampo, in un’opera che è parodia fanciullesca dello sport che rappresenta, prendendone gli elementi più scenici, iconici, e trasformandoli in esplosioni di potenza, gesti tecnici anti-fisici, impossibili ma troppo attraenti per non provare a emularli.
Ed è proprio questo che rende magnetico Captain Tsubasa, tra i ricordi della folgorante carriera di Holly & Benji, seguita episodio dopo episodio sul catodico in sala, e il gusto di trovarsi tra le mani qualcosa di moderno, diverso dal calcio virtuale tutto sponsor ed esport cui siamo assuefatti, auscultandone chiaramente il battito oltre l’operazione commerciale, la voglia di vincere per la gloria oltre lo stipendio, l’impresa quasi stregonesca di resuscitare un genere.
ANTI-SIMULATION SUPERSTAR
Captain Tsubasa: Rise of New Champions non è l’arcade all’acqua di rose inteso come negativo della simulazione, non è un Everybody’s Golf paragonato a un PGA Tour, è proprio un’opera che pad alla mano sembra uscita da un coin-op, arcade perfect e perfettamente arcade, per indole.
un’opera che pad alla mano sembra uscita da un coin-op, arcade perfect e perfettamente arcade, per indole
Anche perché, sia chiaro, provare a giocare in maniera tradizionale non è né efficace né tantomeno divertente, ma solo uno spreco di soldi. C’è infatti bisogno di qualche minuto per uscire da una forma mentis e da alcuni movimenti e combinazioni di tasti ormai dati per scontati da un sistema di controllo apparentemente in linea col quello che ha offerto il mercato negli ultimi anni. Ma questo è un calcio in cui l’allenatore torna a contare meno di chi ci mette la gamba e suda in campo, l’istinto che batte lo schema, pensando alla prossima azione in anticipo di una battuta sul ritmo partita, scandendo le distanze per ampie falcate, svuotando barre dello Spirito e caricando quelle del tiro, giocando d’astuzia per arrivare nel punto giusto al momento giusto, lontano dai piedi a martello; quello per rilasciare finalmente la pressione sul tasto e godersi, stupefatti e ringiovaniti di colpo, un tiro (della tigre, tra gli altri) dalla potenza devastante, guardando dritti negli occhi allucinati del portiere, come se stesse bloccando una palla di cannone a mani nude.
Continua nella prossima pagina…