Captain Tsubasa: Rise of New Champions – Recensione

PC PS4 Switch

Gli avvenimenti della storia contribuiscono a creare una sana ed esaltante tensione da sfogare sul campo, con rovesciate all’ultimo minuto da contendere al difensore pestando forsennatamente sul pad

Il primo episodio è come tornare a casa dopo scuola: quei personaggi, quelle situazioni ed emozioni che sembra sempre di rivivere per la prima volta. L’esclusione di Hyuga/Lenders dalla Toho, relegato in panca per essere fuggito a Okinawa dal suo vecchio maestro, l’infortunio di Holly alla spalla per proteggere dalla caduta uno dei due Derrick, dopo una Catapulta Infernale finita male, l’ansia per quella chiamata che potrebbe portarlo verso il Brasile, verso il professionismo, passo che Benji/Genzo ha già fatto andando in Germania. E questi avvenimenti, sottolineati da frasi ad effetto e pose plastiche che neanche su un set fotografico d’alta moda, contribuiscono a creare una sana ed esaltante tensione da sfogare sul campo, con rovesciate all’ultimo minuto da contendere al difensore pestando forsennatamente sul pad, o interventi alla disperata per mettere la faccia (letteralmente) tra pallone e rete.

I tiri combinati sono tra quei momenti in cui si vorrebbe solo alzarsi in piedi e urlare preda dell’esaltazione.

E in quel momento ci si rende conto di esserci finiti dentro, di giocare per la gloria, per i sogni di quei personaggi. Il cuore gonfio di orgoglio

Tutto cuore ed entusiasmo, come se quelle partite fossero realmente la cosa più importante che sta succedendo al mondo. E in quel momento ci si rende conto di esserci finiti dentro, di giocare per la gloria, per i sogni di quei personaggi. Il cuore gonfio di orgoglio. Come quello di cristallo di Jun Misugi/Julian Ross della Musashi, team che ho scelto tra i tre disponibili (per altrettante storie e triplo replay value) per iniziare la mia storia personale, quella della promessa del primo anno, Calzati, origini italiane e 23 sulle spalle come Materazzi, muto ma col dono della risposta multipla. Misugi tratteggiato in tutto il suo tormento, capitano fragile eppure stoico, eroico, limitato dal fisico a non più di 30 minuti di gioco, esempio per tutti. Ho visto crescere il rapporto con lui e tutta la squadra ma anche le abilità del mio alter ego (migliorando le statistiche spendendo i punti guadagnati di vittoria in vittoria, imparando nuove mosse e portando avanti amicizie con compagni e avversari, un po’ sulla falsariga dei Persona), dando tutto in campo e in allenamento. Sono emozioni che vanno oltre il valore del gameplay crudo, che lo trascinano, lo esaltano, lo riempiono di significati, mescolandosi al divertimento.

captain tsubasa rise of new champions recensione

Il contrasto in corsa, dopo aver piazzato una bella spallata all’avversario, è il metodo più efficace per ripartire in velocità.

È qui che Tamsoft dimostra di aver colto lo spirito che muove il pallone e le sue stelle, mettendo in piazza le loro motivazioni, gli obiettivi, animati da un senso dello sport assolutamente positivo e ammirevole, in cui la spacconaggine di alcuni è solo una maschera, un tentativo di apparire più forte. Nella loro teatralità sono personaggi di una purezza commovente, così lontani dai professionisti delle frasi fatte, che vediamo in mixed zone ogni weekend. Quell’entusiasmo adolescenziale dal futuro limpido che viene proprio voglia di aiutare a compiere. E personalmente questa era una delle cose che temevo di più mentre scrivevo l’ultima anteprima, che mancasse quella garra, perché non è mai scontato riuscire a dare una motivazione forte alle azioni ludiche, anche se hai a disposizione uno dei soggetti più famosi e apprezzati al mondo da 40 anni a oggi.

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Lo spirito dello spogliatoio è fondamentale, fa sentire coccolati, mai soli, sempre pronti a fare affidamento sui compagni.

E occhio, Captain Tsubasa: Rise of New Champions non lo fa tediando e sbrodolando con infinite linee di dialogo in stile visual novel; sceglie quelle giuste e il modo corretto per esprimerle, con un doppiaggio giapponese d’eccezione, aumentando i giri e i toni all’avvicinarsi del campo, con quel profumo d’erba bagnata, gli spalti gremiti, le gambe che non riescono a stare ferme dalla tensione; quando la parola passa al telecronista, che accompagna ogni azione, tiro, parata e colpo di genio con urla ben poco eleganti ma assolutamente efficaci, come un cantante metal nipponico su una colonna sonora tensiva, epica, da grandi occasioni: altro che inno della Champions.

IL RICHIAMO DEL VAR

Il problema è forse il contrario, che quello che viene detto fuori dal campo è sparato talmente alto da non ritrovare sempre, una volta sul manto erboso, la stessa cattiveria agonistica. Vuoi perché la modalità Viaggio adotta un sistema di difficoltà crescente, lasciando per buona parte campo aperto anche al giocatore meno sgamato, vuoi perché l’IA non tende a creare troppe situazioni complesse e strutturate (certo, ogni tanto capita di finire in svantaggio per dovere di trama ed essere costretti a rimontare), forse per paura di rendere le partite fin troppo guidate, scritte.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Un travolgente action game travestito da calcistico, reso spettacolare dall’enfasi e dal ritmo delle partite / Narrazione emozionante, tesa, epica / Il multiplayer online è un valore aggiunto clamoroso.

Contro

  • IA non sempre temibile come vorrebbe far credere / Un po’ di ripetitività nell’azione si sente, alla lunga.
8.5

Più che buono

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