Coco - Recensione

C’è un ponte che divide il regno dei vivi da quello dell’aldilà e che si manifesta durante il Giorno dei Morti, nota festività Messicana. C’è altresì un ponte generazionale che lega Miguel, il protagonista del film, a Coco, la bisnonna vecchissima, ma ancora in vita. Infine, c’è un ponte crollato per via dell’incomunicabilità tra Miguel e la sua famiglia che ha bandito da decenni la musica, mentre il giovane vuole essere un cantante di successo, come il suo idolo, Ernesto de la Cruz, morto negli anni ’40 e che sembra avere un legame di sangue con il protagonista.

Se di ponti parliamo, ponti costruiamo con il nuovo film Pixar, che trova la sua risolutezza morale ed estetica proprio nel collegare due stili differenti, quello classico Disney e l’avanguardistica tecnica ed emotiva della società di Emeryville.Coco immagine Cinema 02Coco è un film diviso in due grandissime parti. La prima serve a costruire le basi del racconto, che però sono anche le più classiche e deboli, data la necessità di farci avvicinare al protagonista per capire le sue esigenze e la volontà di mettere in risalto il capriccio musicale che lo rende la pecora nera della famiglia. C’è un motivo, infatti, se genitori e nonni hanno bandito la musica, causa che risiede in un dramma: un cuore ferito dal suono di una chitarra. Miguel, dunque, dovrà essere un calzolaio di successo come tutti, mestiere per cui la famiglia è rinomata nel paese.

Coco collega due stili differenti, quello classico Disney e l’avanguardistica tecnica ed emotiva di Pixar

Poi avviene l’incidente, il passaggio dalla terra dei vivi a quella dell’aldilà, con la conseguente ricerca dell’anima del defunto Ernesto de la Cruz assieme a strambi compagni di viaggio e antenati (morti), in cui viene finalmente narrato ciò a cui il film mirava sin dall’inizio. Nel secondo tempo – palesemente più ispirato, in quanto decisamente nelle corde Pixar – la pellicola ha dunque veramente inizio. Coco immagine Cinema 03

Coco pone l’attenzione sul passato così come sul futuro, e sui ricordi dei nostri cari dopo la morte

Contenutisticamente molto vicino ad un altro grande successo della casa d’animazione, Inside Out (che grazie alle emozioni parlava retroattivamente della crescita e degli avvenimenti che segnano il nostro passato, portandoci ad evolvere, cambiare e crescere), Coco pone l’attenzione sul passato così come sul futuro, e sui ricordi dei nostri cari dopo la morte. Dopo le prime battute fiacche e plasmate attorno a un racconto sicuramente privo di interesse, il viaggio nell’aldilà diventa iter alla scoperta di noi stessi grazie alla storia degli antenati di Miguel. Scoprire il passato costruisce il ponte di cui parlavo in apertura, un cavalcavia che consente al giovane protagonista di proiettarsi verso un futuro concreto e non più nebuloso.

Esattamente come successo con Blade Runner 2049, la memoria gioca un ruolo fondamentale per la riuscita contenutistica del film. La dura e terribile possibilità di venire dimenticati già vista in Inside Out si ripropone in Coco con la medesima forza: il rischio di essere obliati dopo la morte porta oggetti privi di un alto valore materiale – ma che ci rammentano i nostri cari defunti, quindi video, foto, e altri ricordi personali – ad acquisire una cifra emotiva impressionante.

Peccato soltanto per quel primo atto, considerati anche un paio di plot twist nelle battute finali costruiti assai intelligentemente, e che ancor di più mostrano l’evidente e fastidiosissimo stacco qualitativo tra i due tempi.

VOTO 8

Coco immagine Cinema locandinaGenere: animazione, avventura
Publisher: Disney
Regia: Lee Unkrich, Adrian Molina
Colonna Sonora: Michael Giacchino
Interpreti (doppiatori nella versione originale): Anthony Gonzalez, Gael García Bernal, Benjamin Bratt, Alanna Ubach, Renee Victor
Durata: 109 minuti

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