Slender Man, dal videogioco al film – Speciale

Che strano caso quello di Slender Man, creatura nata quasi per caso nel 2009 (per un concorso fotografico, da un’immagine di Erik Knudsen) e arrivata al centro di numerose creepypasta, con un successo tale da diventarne l’ambasciatore e travalicare le barriere del web per approdare in pochissimo tempo nella cultura pop degli ultimi anni.

Come ogni creepypasta che si rispetti, lo Slender Man è una creatura che ha un suo ben definito background e raggio di azione: alto più di due metri, nessun connotato umano sull’esile viso bianco e nell’elegante vestito nero con braccia lunghe fino alle ginocchia, l’essere vive per terrorizzare e rapire ragazzi. Il web, come sappiamo, è un pozzo senza fondo di informazioni e capita che questo concept mostruoso venga ripreso da altri utenti e trasformato in qualcosa di mitologico, dando il via, ufficialmente, alla realizzazione di migliaia e migliaia di storie attorno alla figura.

Lo Slender Man è diventato ambasciatore del più terrorizzante creepypasta, travalicando le barriere del web

Contando quello in corso, siamo al nono anno di attività virale e crossmediale di questa entità, tanto che, partendo dai fiumi di parole sparse nel web, nel 2012 la Parsec Productions pubblicò gratuitamente un gioco dal titolo Slender: The Eight Pages. Questo fu un capitolo importantissimo per la proliferazione del mito attraverso i diversi medium: sul lato videoludico, la gratuità del gioco permise un’espansione a macchia d’olio del titolo e dei video di centinaia di Youtuber che si dilettavano nella sfida di trovare le famose otto pagine, prima di essere rapiti e cadere nella vittime della pazzia dello Slender. Il resto è quasi storia, con l’uscita di tantissimi altri giochi simili, spudorati cloni e trasposizioni dei titoli ufficiali anche su varie console Playstation e Xbox (con Slender: The Arrival), mostrando anche quanto il pubblico cominciava ad appassionarsi per osmosi al genere survival horror, rilanciato con nuovi e terrorizzanti connotati da Amnesia: The Dark Descent, reso popolarissimo con Outlast per poi approdare anche in casa Capcom con il marchio Resident Evil.

Attraverso storie, cortometraggi, decine di videogiochi e romanzi, l’unica incarnazione a mancare era proprio il cinema, medium perfetto per sancire definitivamente l’importanza di questa creatura che, piaccia o meno, ha monopolizzato l’interesse mediatico nel miglior momento possibile, con la vera esplosione di internet, mostrandosi come mezzo perfetto per dar vita a nuove storie del terrore.Slender Man

Il film che arriverà in sala dal 6 settembre è filgio di ciò che il mito dello Slender Man è riuscito a creare

Il film che arriverà in sala dal 6 settembre è un prodotto figlio di quello che il mito è riuscito a creare e partorire in diverse forme: la paura dell’uomo (in) nero, che si aggira nei boschi e, con i suoi tentacoli, rapisce e uccide i ragazzi. Per quanto il film di Sylvain White rientri negli stilemi del classico teen-horror, riesce a mettere in scena perfettamente la sensazione disarmante della paura dell’ignoto, di aggirarsi disarmati nei boschi e non riuscire a distinguere, nel riflesso della poca luce che filtra dalle foglie, se ciò che viene intravisto in lontananza sia un ramo secco o le gelide braccia dello Slender Man. Stephen King scriveva che “l’oscurità è come una porta socchiusa”, e ad oggi il mito dello Slender Man rappresenta proprio quella sensazione di solitudine davanti a qualcosa di percepito come diverso dal normale, della paura che ci assale come un leone nascosto nell’erba alta.

Il film consacra lo Slender Man non più a fuoco di paglia o fenomeno solo del web, ma come vero e proprio incubo che ha rotto ogni barriera infestandosi ovunque, con tutto il suo carico di terrore e pazzia.

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