Buone le ultime due puntate, ma non abbastanza per risollevare un grado di attenzione che avevo perso episodio dopo episodio.
Quindi un certo timore attorno alla quinta stagione era ampiamente giustificato, ma arrivato alla fine della dodicesima puntata sono felice di essermi ricreduto, per incoronare questo ultimo ciclo di episodi forse come il migliore tra tutti.
Un nuovo show televisivo vede coinvolto il cinico BoJack, tra una sceneggiatura che oscilla a favore dei diversi momenti sociali che viviamo quotidianamente – la puntata BoJack il femminista è perfetta nel raccontare l’ipocrisia delle persone nel rapportarsi e schierarsi dietro movimenti talvolta senza saperne il motivo – e un imprevisto funerale che vede nella sesta puntata, Churro Gratis, uno dei momenti più alti di questa stagione, paragonabile solo al delizioso Un pesce fuor d’acqua, della terza stagione, puntata quasi totalmente muta che grazie solo alla resa visiva, analizzava a fondo un momento non proprio brillante dell’attore cavallo protagonista.
il sesto episodio, churro gratis, rasenta alla perfezione lo spirito dello show
Totalmente all’opposto, Churro Gratis vede BoJack ben vestito a decretare un importante discorso di commiato, venti minuti che passano velocemente, una sola location e un fiume di pensieri che viene giù. D’altronde show come BoJack Horseman vivono dei loro momenti migliori quanto tutto sembra fermarsi, per mettere ogni personaggio davanti uno specchio e spogliarlo delle vesti con cui lo abbiamo conosciuto, e assieme a lui ci saranno altre due puntate importantissime dedicate una a Diane, che necessita di un viaggio fuori dagli Stati Uniti per ritrovare il proprio equilibrio, e un’altra interamente dedicata a Princess Carolyn, che vede nel lancio della serie Philbert il suo punto di svolta, che le servirà per ricordarsi il percorso che gli ha regalato tante soddisfazioni, pur sacrificando tantissimo.
Nonostante stiamo parlando della crisi di un cavallo di mezza età, BoJack parla a tutti noi, senza freni inibitori o filtri. Nelle sue crisi si rispecchiano facilmente i disagi esistenziali di una persona che ha palesi problemi comportamentali, talvolta scaturiti da traumi infantili, altri invece dai soliti eccessi di droga o super alcolici, ma nel profondo, BoJack è solo la rappresentazione di una generazione allo sbando, che è nata e cresciuta tra i detriti della caduta del muro di Berlino o la polvere dell’11 settembre. Potrebbe dunque essere una contraddizione dire che dei trentenni possono rispecchiarsi nella crisi di un cinquantenne, ma lo show tende ad accogliere tutto questo pubblico sotto un unico abbraccio.
Con BoJack Horseman si ride di gusto, ancor di più quando si gioca con le contraddizioni di Hollywoo(d), ma ci sono quei momenti fissi dello show dove poche battute o animazione sono capaci di lasciarci il cuore a pezzi, perché davanti tanta mediocrità e falsità, BoJack ogni tanto sembra essere lì a ricordarci che possiamo riempirci di donne, di una bella famiglia, di cibo sano o junk food, eppure ogni tanto il sipario si chiude e davanti quella tenda rossa ci chiediamo se stiamo davvero usando al meglio il tempo che abbiamo a disposizione.
VOTO 8.5
Genere: animazione
Publisher: Netflix
Regia: Vari
Colonna Sonora: Patrick Carney
Intepreti (doppiatori nella versione originale): Will Arnett, Amy Sedaris, Alison Brie, Paul F. Tompkins, Aaron Paul
Durata: 12 episodi
