Big Mouth - Seconda stagione - Recensione

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Per capire cosa sia esattamente Big Mouth come prodotto e avallare alcune teorie qui proposte, vi rimando alla recensione della prima stagione di questa serie d’animazione Netflix, pubblicata proprio un anno fa. In quelle righe evocavo un timore che mi è dispiaciuto vedere realizzato in questo secondo ciclo di episodi, ovvero la totale mercificazione del tema trattato, con adolescenti e sesso impacchettati in una serie tv per adulti, senza più una finalità qualitativa atta a giustificare l’eccessivo cambio di direzione.
Se nella prima stagione l’arrivo della pubertà e relativa scoperta del sesso per i giovani protagonisti erano influenzati da una diretta e incontrollata esplosione di ormoni, con tutte le finalità ‘didattiche’ del caso, la nuova stagione di Big Mouth perde la bussola e, con essa, anche un po’ di mordente.

big mouth 2 recensione

Dopo il ripudio del cambiamento del proprio corpo – sia maschile che femminile – adesso entra in gioco il senso di mortificazione verso il mondo esterno, veicolato dal Fantasma della Vergogna che, assieme al già noto Mostro degli Ormoni, renderà i ragazzi protagonisti di scomode e, appunto, vergognose situazioni.

dopo la scoperta, questo nuovo ciclo di episodi si concentra sul confronto della propria sessualità

Se il tema di sesso e adolescenti aveva comunque prodotto una prima stagione interessante anche senza troppe qualità narrative, la seconda stenta a trovare una propria dimensione, alternando momenti in cui si fatica a procedere, con puntate praticamente vuote di contenuti, ad altri davvero brillanti su cui ci si concentra allegramente più di un episodio, mostrando come ciò che si è visto precedentemente abbia avuto l’unica funzione di arrivare in quel punto preciso, al secondo step che gli autori vogliono evidenziare nella scoperta della sessualità, ovvero il confronto.
Quindi dopo la scoperta, i primi palleggiamenti molesti, le chiacchiere social, adesso è il momento di un confronto diretto in un mega pigiama party nella palestra della scuola, dove ogni tipo di inibizione e vergogna si annullerà per capire qualcosa di più del proprio corpo e delle possibili relazioni con l’altro sesso.

big mouth 2 recensione

Un passo indietro rispetto alla prima stagione? Beh, in parte. Se l’aspetto della morale acquisisce un grande valore solo verso gli ultimi episodi, complice il divorzio dei genitori di una giovane protagonista e relativo Mostro della Depressione che si materializza, sconfitto solo dall’unione e dalla vicinanza degli amici, il resto della storia perde pesantemente d’efficacia, lasciando alcuni personaggi per strada o peggio, non valorizzandone altri – Coach Steve è un personaggio fantastico, di fatto dimezzato nelle possibili presenze.
I Margini di miglioramento ci sono e devono essere perseguitiBig Mouth non avrà lo stesso peso di un BoJack Horseman, ma potrebbe essere capace di ritagliarsi un’interessante fetta di pubblico se saprà valorizzare al meglio il tema che porta avanti.

VOTO 7

big mouth 2 recensioneGenere: animazione, commedia
Publisher: Netflix
Regia: Vari
Colonna Sonora: Mark Rivers
Intepreti (doppiatori nella versione originale): Nick Kroll, John Mulaney, Jordan Peele, Jessi Klein, Jenny Slate
Durata: 10 episodi

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