Il franchise di successo portato al cinema da James Wan (qui solo produttore) arriva al terzo capitolo, con i protagonisti Vera Farmiga e Patrick Wilson a indossare ancora i panni di Lorraine e Ed Warren e indagare su un altro caso di possessione – ispirato sempre a fatti su cui i veri coniugi Warren hanno indagato.
Questa volta, dopo due casi efferati di presenza demoniaca, il tono si smorza leggermente e la mancanza di Wan alla regia è un fattore non indifferente, con un notevole peso sulla riuscita del film e, in particolar modo, sul ritmo e la gestione di ogni singolo elemento a schermo. Tolto questo appunto, il terzo capitolo di The Conjuring cerca come può di svilupparsi su un terreno che soggettisti e sceneggiatori ben conoscono, incasellandosi su binari già testati e di sicuro successo per raccontare una storia di possessione, sviluppandola però su un lato totalmente inedito.
Il caso è quello del processo ad Arne Johnson del 1981. Il giovane, posseduto da un demone, uccide un uomo. Almeno, questa è proprio la linea di difesa tentata dai coniugi Warren, sostenendo che il ragazzo era sotto il controllo di un essere malvagio in un procedimento giudiziario che, va ricordato, è davvero il primo in cui è stata richiesta l’innocenza causa possessione demoniaca… L’aspetto inedito del film è la stessa venatura di investigazione, già presente nei precedenti capitoli ma che qui stabilisce un punto di contatto ben preciso fra la dimensione ultraterrena e quella reale; da una parte i Warren, dall’altra un’oscura figura che, tramite talismani intrisi di una maledizione, metterà sotto il controllo del demone tanti altri giovani ragazzi, oltre il già citato Arne. Con la pena di morte come sentenza definitiva, i coniugi Warren dovranno correre contro il tempo per risolvere il mistero e costruire una linea di difesa adeguata.
anche questo terzo capitolo si basa su fatti realmente accaduti i quali i veri coniugi warren hanno indagato in prima persona
Cercando di recuperare le carte migliori dalla saga, che ha sempre ottenuto successi straordinari al boxoffice, questo terzo capitolo cerca di replicare il successo conscio di non avere Wan alla regia, battendo un’altra strada, quella dell’investigazione più terrena, con un’idea di trama convincente ma mai fino in fondo. A fronte di una costruzione di scena sempre eccellente, come già detto, a perderci è soprattutto il ritmo.
Nulla da recriminare al giovane Michael Chaves che già si era addentrato nell’universo di The Conjuring con La Llorona, ma lo stacco qualitativo è ben visibile. La direzione intrapresa è sempre di ottima fattura, ma i raccordi tra una sequenza e l’altra lo sono meno. Il difetto maggiore è forse quello di aver presentato un caso così assurdo nelle dinamiche – un avvocato che si presenta con una difesa di natura demoniaca davanti a giudice e giuria – che nella risoluzione presenta non più di qualche falla, sbattendo contro una logica degli eventi un po’ troppo fantasiosa, persino per un prodotto horror.
C’è da dire che, se si sorvola su questo e altri problemi, meno gravi e più insiti nel genere horror, quella di The Conjuring – Per ordine del Diavolo, si è rivelata una visione più che piacevole, un film che riesce a farsi riconoscere nella moltitudine di titoli che ogni anno il genere partorisce, magari visti dagli appassionati ma subito cancellati dalla memoria.
Ancora una volta, parte del successo di The Conjuring viene da una mitologia forte e affascinante, costruita tra film ufficiali e diretti spin-off. Potrebbe sembrare banale, ma la certezza di narrare una storia in un universo così ben dettagliato rende piacevole la visione di ogni capitolo, compreso questo, dove il duo Vera Farmiga e Patrick Wilson si rivela sempre più affiatato e convincente.
Per finire, un appunto personale: mancavo da una proiezione stampa da quasi un anno. L’ultima è stata per Tenet, per motivi che tutti sappiamo. Con le sale cinematografiche chiuse a causa della pandemia globale, tornare alla regolare attività stampa è stato come respirare di nuovo. Magari non sarà il vostro genere preferito e, come primo film di ritorno al cinema, potreste voler cercare una commedia o qualcosa di più leggero, ma l’emozione di essere nuovamente in sala, mista al sano terrore scaturito dal film, è stato incredibilmente galvanizzante. Potrebbe capitare anche a voi, specie se l’horror rientra nei vostri gusti.
VOTO 7
Genere: horror
Publisher: Warner Bros
Regia: Michael Chaves
Colonna Sonora: Joseph Bishara
Interpreti: Vera Farmiga, Patrick Wilson, Ruairi O’Connor, John Noble, Julian Hilliard
Durata: 112 minuti