Del matrimonio di Milla Jovovich e Paul W.S. Anderson ne hanno giovato in tanti: noi spettatori abbiamo avuto la possibilità di vedere la bella Milla riproposta in più e diverse salse, grazie al marito che l’ha messa al centro dei suoi diversi progetti, e ne ha beneficiato anche il conto in banca di Luc Besson, l’ex marito della Jovovich, che ha rischiato seriamente una bancarotta a seguito del divorzio. Ok, ma quanto beneficia il panorama cinematografico della premiata ditta Anderson-Jovovich?
Monster Hunter arriva da noi un po’ a sorpresa. Doveva essere l’ennesimo titolone fracassone per portare il pubblico in sala durante lo scorso inverno, ma come ben sappiamo, la pandemia ha reso tutto ciò impossibile. Con le nubi distributive che non avevano ancora un piano di attacco per il ritorno alla normalità, si erano perse un po’ le speranze di poter vedere questo e altri film al cinema: ora, però, che la situazione sanitaria si è diretta verso un netto miglioramento, Sony ha deciso di tentare la zampata e tornare al cinema.
al netto del risultato finale, è stato bellissimo poter godere di questo film direttamente sul grande schermo
Come ben sappiamo, il rocambolesco iter produttivo che porta un videogioco ad approdare in una trasposizione cinematografica brucia sempre le tappe essenziali, quelle che determinano l’equilibrio nel rielaborare trama e background e adattarli sul grande schermo. Pochi ci sono riusciti e personalmente mi sento di segnalare giusto il primo Silent Hill e, con i dovuti distinguo a livello di libertà narrative, il primo Resident Evil. Il lancio di quest’ultimo è stato effettuato proprio dal buon Paul W.S. Anderson, non nuovo alle trasposizioni videoludiche al cinema (suo il Mortal Kombat del 1995), a cui però faceva eco quella piccola perla “deep space horror” chiamata Punto di Non Ritorno.
Dopo quel film in molti si sono chiesti se il buon Paul avesse le carte giuste per sfondare e divenire un grande regista; alla fine della fiera, dopo decenni di attività, è proprio questo Monster Hunter a svelare l’arcano.
Con all’attivo un curriculum non indifferente di produzioni, Monster Hunter è il film che conferma ancora una volta le ottime doti tecniche del regista, a cui però si susseguono costanti inciampi in termini di ritmo, scaturiti la gran parte delle volte dalla necessità di inserire alcuni elementi nel racconto che difficilmente riescono a diventare un valore aggiunto. Anzi, quasi mai.
Nel caso di Monster Hunter i difetti non si evincono subito, anzi, la prima ora è galvanizzante: l’idea dei due mondi che collidono tramite un portale, una squadra di ranger dell’esercito in missione per cercare una squadra scomparsa e il teletrasporto in un mondo di temibili e grandissime creature, pronte a banchettare con i poveri malcapitati, cosa che costringe questi ultimi a improvvisarsi cacciatori e tentare di sopravvivere.
Come sopraccitato, l’incipit dei due mondi, per quanto abusato, è dei migliori: c’è il tempo per conoscere la squadra capitanata dalla bella Milla e poi vederla lottare per la sopravvivenza in un mondo ostile. Il ritmo è incalzante, la presenza dei mostri anche – il loro numero, tuttavia, si conta su una sola mano – e il feeling si aggancia bene alla cultura action anni ’90, con il pop corn movie che rivive nella coppia di protagonisti e nel susseguirsi dell’avventura. Alla Jovovich dunque si aggiunge Tony Jaa, cacciatore disperso che cerca di portare a termine la sua missione.
se il primo atto è molto convincente, nel secondo escono fuori tutti i problemi, compresa la necessità di canonizzare il film con il franchise videoludico
Purtroppo il rapporto tra i due dà inizio ad un’improbabile linea comica fatta di incomprensioni (i due parlano lingue diverse) e lo spettacolo è racchiuso nel mero combattimento contro grandi o piccoli mostri, cercando di scavare anche nel passato del cacciatore. Se non fosse per gli accordi di produzione con Capcom, Tencent e Toho, sarebbe persino difficile capire la scelta di ingaggiare un attore esperto nelle arti marziali per poi lasciargli brandire per tutto il film solo un arco. Certo, calci e pugni sarebbero niente contro un Diablos gigante, ma usare Tony Jaa in questo modo si rivela un totale spreco, anche in virtù della mancata alchimia attoriale con la Jovovich.
Paradossalmente, pur avendo meno minutaggio, si comporta molto meglio Ron Perlman, risultando l’unico personaggio convincente nella pasticciata seconda parte del film.
Qui è dove Anderson deve canonizzare il film, rendere giustizia a quel Monster Hunter nel titolo e, dunque, arrivano le armi elementali, improbabili torri protette da rabbiosi Rathalos e tanti altri feticci estetici tratti dall’ultimo Monster Hunter World. Tutto bello e scintillante, ma assolutamente fuori contesto.
La stessa velocità con cui il personaggio della Jovovich entra in armonia con questo nuovo mondo è narrato in modo confusionario e il risultato, purtroppo, è qualitativamente tra i peggiori. Monster Hunter concretamente non è neanche un film girato e realizzato male, ma finisce per scontentare sia chi cerca un film con mostri giganti, sia chi è un fan del brand videoludico e aspetta di divertirsi.
L’unico modo per salvarsi parzialmente dalla totale delusione è guardare il film con la stessa “distrazione” con cui è stato realizzato, osservare le parti concretamente riuscite, dimenticare le altre e passare alla prossima sarabanda di mostri cinematografici, speriamo migliori.
VOTO 5
Genere: fantastico, azione
Publisher: Warner Bros/Sony Pictures
Regia: Paul W.S. Anderson
Colonna Sonora: Paul Haslinger
Interpreti: Milla Jovovich, Tony Jaa, Ron Perlman, T.I., Diego Boneta, Megan Good
Durata: 99 minuti