Dune – Parte Uno – Recensione

Portare Dune al cinema è stata un’impresa titanica, che ha visto tanti e diversi nomi coinvolti nella realizzazione dell’irrealizzabile romanzo culto di Frank Herbert.




Dal mastodontico lavoro di bozzetti e concept di Jodorowsky in collaborazione con H.R. Giger e Moebius , fino al pazzesco e per certi versi disperato tentativo di Lynch di condensare tutto il ciclo di Dune in appena 130 minuti di contenuti, visioni, messaggi sociopolitici con il risultato di un prodotto a metà, quasi abbozzato, riuscito in alcuni momenti, meno in altri. Un’impresa alla stregua di un cult per i cinefili di tutto il mondo e l’avventura di Denis Villeneuve nel riesumare il progetto cinematografico per riprovarci oggi, aveva ed ha del coraggioso.

D’altronde, l’autore veniva da un’altra operazione rischiosa come quella di Blade Runner 2049 e nello stesso incontro che abbiamo avuto con il regista, lo stesso Villeneuve si è sempre detto elettrizzato dalle sfide; quale banco di prova supremo se non cercare di realizzare l’irrealizzabile?

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Di Dune ne conoscono la trama anche i sassi di Arrakis, ma l’impostazione narrativa di questa revisione sembra abbracciare anche quel pubblico che non si è mai approcciato all’opera. La prima scelta di Villeneuve è dunque quella di dividere – in teoria – il lungo materiale a disposizione in due film. Il numero esatto è un’opinione, lo stesso regista non si è sbilanciato e la sorte del sequel verrà segnata solo a dicembre, con dati boxoffice e HBO Max in mano, ma il modo con cui si è deciso di avvicinarsi al progetto è dei meglio riusciti.

Villeneuve decide di dividere l’impressionante mole di contenuti di Dune in più film, probabilmente due

La sceneggiatura è asciutta, toglie il superfluo ma non lo elimina, lo lascia lì in disparte, in un angoletto, non lo contestualizza adeguatamente ma lo spettatore è consapevole che dietro quella pelle bianca e quegli abiti bislacchi c’è un background coeso. Sono proprio i costumi che in qualche modo diventano dirette esposizioni caratteriali delle diverse casate sotto l’imperatore, che pubblicamente si vogliono bene ma nel privato si odiano, in particolare quella degli Harkonnen che, privati del pianeta Arrakis, dato in custodia agli Atreides, decidono di riprenderlo con la forza. Il tutto mentre il giovane Paul, erede della dinastia ora regnante sul pianeta, si trova al centro di una profezia messianica che darà vita a una guerra santa intergalattica.

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Esteticamente, il Dune di Villeneuve è un lavoro mastodontico. Mai come in questa occasione l’invito è quasi un obbligo: Dune deve essere vissuto sul grande schermo, nelle migliori condizioni audiovisive possibili, perché la realizzazione proposta non è troppo rispettosa del materiale di partenza, non esalta mai uno stile futuristico, bensì raccoglie tecnologie e stilemi da un passato che ha lasciato cicatrici su tutti i personaggi coinvolti.

L’organizzazione sociale di questo impero dunque è appena puntellata, ma strettamente necessaria alla comprensione dello spettatore che nel messaggio messianico si ritrova sin da subito: la profezia parla di un eletto e – forse – Paul potrebbe incarnarlo.

non è un invito, bensì un obbligo morale: Dune è uno spettacolo estetico di rara bellezza e deve essere vissuto esclusivamente al cinema

La Spezia di Arrakis, fonte di potere e visioni, necessaria per i viaggi interstellari, si nasconde sotto le unghie dei protagonisti e affonda sotto le mani degli spettatori. Tutta la durata del film, ben 150 minuti, è un viaggio che stimola tutti i sensi, con una costruzione delle grandezze, dei colori e delle scene da parte di Villeneuve assolutamente da applausi, a cui si correda la necessaria colonna sonora di Hans Zimmer, vero valore aggiunto, al pari di un altro personaggio principale, potente ma invisibile: la solennità e la pesantezza – in termini di valori – di ogni scena è scandita dall’epicità di una colonna sonora che allarga tanto gli orizzonti quanto le aspettative intergalattiche del conflitto che stiamo vivendo.

A un comparto estetico di rara bellezza, si alterna un problema non indifferente: narrativamente siamo dinanzi a una porzione della trama, troppo poco per uscirne pienamente soddisfatti, lasciando il gusto contrario tra i denti, giacché ne vogliamo subito di più, vogliamo subito la seconda parte e godere delle vicende successive.

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Sulla scrittura si palesano anche ben più note venature di presunzione: la costruzione è tutta rivolta alla figura messianica del futuro eletto, si martella più e più volte sempre e solo su questo concetto, lasciando tutto il resto sullo sfondo e lo spettatore non può non notare questa discrepanza, perché Dune è un piatto gustoso, profumato, caldo, e assaggiato il primo boccone ne vogliamo subito un altro e poi un altro ancora, ma alla fine ci accorgiamo che siamo solo all’antipasto e per la primo portata bisognerà aspettare chissà quanto tempo.

Peter Jackson girò in contemporanea i tre capitoli de Il Signore degli Anelli perché disse che da piccolo, alla fine de L’Impero Colpisce Ancora, dovette attendere tre anni per vedere il capitolo successivo di Star Wars. La speranza è che lo stesso non capiti anche a Dune, e che questa trasposizione su grande schermo riesca a trovare la sua fine.

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Ultima nota positiva al cast: grande, corale, che richiama le grandi produzioni del passato, con Villeneuve che in parte cerca di riesumare quel cinema di fantascienza classico, solenne, senza battute o momenti leggeri, ma che riesce a immergere pienamente lo spettatore nella solennità della storia narrata. Cosa che farà piacere ai tanti fan, e che forse aiuterà a tirare fuori dalla comfort zone anche chi non conosce il materiale di partenza.

Dune è dunque un film ottimo, una goduria per i sensi (vista e udito in primis), ma è troppo poco – paradossalmente visto il minutaggio – quello che viene raccontato per uscire dalla sala pienamente soddisfatti. Un antipasto prelibato, ma quanto dovremmo aspettare per la portata principale?

VOTO 7.5

dune recensioneGenere: fantascienza, avventura
Publisher: Warner Bros
Regia: Denis Villeneuve
Colonna Sonora: Hans Zimmer
Interpreti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Jason Momoa, Stellan Skarsgard, Zendaya, Dave Bautista, Javier Bardem
Durata: 155 miniuti

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