Il giovane regista uruguaiano, Fede Alvarez, dopo l’ottima prova nel remake de La Casa (Evil Dead in originale), con tanto di supporto morale ed economico di Sam Raimi, leggendario regista dell’originale trilogia, si ritrova con questo script interessante tra le mani e con la consapevolezza di dover confermare che il successo del suo precedente film non è stato un colpo di fortuna.
Don’t Breathe, titolo originale, meglio indica il punto di forza del film
Dicevo dell’importanza del titolo originale, Don’t Breathe: “non respirare” meglio indica il punto di forza del film. Il padrone di casa, non vedente, ha affinato gli altri sensi: tatto, olfatto e su tutti l’udito. I vari momenti di silenzio assoluto, che negli horror annunciano sempre l’arrivo di uno jumpscare, qui sono usati sapientemente per immergere lo spettatore all’interno della casa: se ogni singolo respiro rivela la posizione dei tre ragazzi, immaginate aprire una porta cigolante. Ogni singolo rumore diventa quindi una condanna a morte grazie l’addestramento militare del veterano e dei segreti oscuri che nasconde nella casa.
Escludendo il finale non proprio all’altezza (Alvarez sembra abbia problemi nel chiudere narrativamente i suoi film) e alcune punte di trash consapevole, e quindi divertente, Man in the Dark regala allo spettatore momenti di puro terrore e angoscia. Immenso come sempre Stephen Lang nella parte del veterano, un attore che, anche nel progetto più piccolo, si impegna e dona il 200% per rendere tutto più affascinante e cupo.
VOTO 7
Genere: horror, thriller
Publisher: Warner Bros.
Regia: Fede Alvarez
Colonna Sonora: Roque Baños
Intepreti: Stephen Lang, Jane Levy, Dylan Minnette, Daniel Zovatto
Durata: 90 minuti