Kingsman: il Cerchio d’Oro - Recensione

Kingsman: Secret Service è stato come uno di quegli amori che crescono d’intensità nel tempo: nascono come un blando interesse, continuano con un focoso corteggiamento e, infine, sbocciano grazie a uno o due momenti chiave che cambiano faccia al rapporto. Le due scene che mi hanno conquistato sono il massacro all’interno di una chiesa americana in cui dei bigottoni vengono trucidati a ritmo di “Free Bird” e un finale di fuochi artificiali come raramente se ne sono visti. D’altronde come puoi resistere a una roba del genere?

Forte di questa scorrettezza adorabile, della mano felice di Matthew Vaughn e di una sceneggiatura questa volta originale e non più legata al fumetto di Mark Millar, Kingsman: il Cerchio d’Oro riprende le avventure di Eggsy a due anni dagli avvenimenti del primo film. Il giovane agente segreto ha preso il posto di Harry come Galahad dei Kingsman, l’agenzia britannica al servizio della regina che scimmiotta i classici di James Bond e combatte gli avversari con l’eleganza e la compostezza tipici degli inglesi. Un avvenimento inatteso, però, porterà Eggsy e Merlino a cooperare con gli Statesman, la controparte americana dei Kingsman, per affrontare Poppy, una temibile narcotrafficante in fissa con gli anni ‘50 che sta organizzando un piano per ricattare il mondo.

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Ottime come da tradizione le scene d’azione e godibilissime quelle montate a ritmo di musica

Cosa funziona bene in Kingsman: il Cerchio d’Oro? Presto detto: la scrittura è divertente e divertita, ereditata dal primo capitolo. Il ritmo del film è brillante, sapientemente mixato per non rendere pesante una durata sulla carta eccessiva (2 ore e 20) e inserire lo spettatore in un mondo folle, sopra le righe, che gioca con gli stereotipi bondiani e li estremizza con gadget e oggetti che sono dei veri deus ex machina. Suddetti ammenicoli sono in grado di mescolare le carte in tavola, annullando perfino i colpi di scena del primo capitolo. Non è una sorpresa, visto che si trova nel poster del film, ma nel mondo di Kingsman capita di veder tornare personaggi come Harry, che ricopre ancora una volta il ruolo del mentore di Eggsy. Bisogna avere un certo senso dell’assurdo per godersi appieno il film, le sue trovate, i personaggi sopra le righe. Ottime come da tradizione le scene d’azione e godibilissime quelle montate a ritmo di musica (arricchite dalla presenza nel cast di un Elton John molto autoironico) che però soffrono l’inglorioso confronto con il peso massimo contemporaneo di Edgar Wright, Baby Driver, che è proprio su un altro livello.

D’altro canto, però, la “libertà” dalla sceneggiatura fumettistica di Millar ha stemperato quell’adorabile cinismo del primo capitolo. Kingsman: Secret Service era davvero un “free bird” dei film d’azione, grazie ai suoi momenti inaspettati e ai continui cambi di paradigma che vedevano l’eroe salvare il mondo non solo per la sua etica ma anche per il promesso sesso anale con la principessina di Svezia. Un titolo che era in grado di eliminare i protagonisti più amati in modo impietoso, spappolare le teste di migliaia di persone in una scena esteticamente magistrale e concedersi sempre e comunque l’irriverenza di essere al di là delle regole cinematografiche. Ecco, questo Kingsman: il Cerchio d’Oro manca totalmente di questa componente. Si tratta di un film piacevole, godibile, ma certamente meno incarognito del predecessore. Come se, nel passaggio narrativo dagli impeccabili inglesi ai cugini americani degli Statesman, fosse rimasta bruciata anche la parte più riuscita della sceneggiatura.

VOTO 7

kingsman-il-cerchio-d-oro-recensioneGenere: action
Publisher: 20th Century Fox
Regia: Matthew Vaughn
Colonna Sonora: Henry Jackman
Intepreti: Colin Firth, Julianne Moore, Taron Egerton, Mark Strong, Halle Berry, Channing Tatum, Jeff Bridges, Elton John
Durata: 141 minuti

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