Conan Unconquered - Recensione

PC

Conan Unconquered è un “survival RTS”, vale a dire un gioco di strategia in tempo reale dove l’obiettivo non è conquistare le roccaforti nemiche, ma difendere la propria da tutti gli attacchi avversari. Un po’ come se fossimo uno di quei robottoni giapponesi degli anni Ottanta, pronti a difendere la Terra dagli alieni ma incapaci di spostare il campo di battaglia altrove. O come se, durante una partita di calcio, ci venisse richiesto soltanto di chiuderci nella nostra metà campo e di impedire all’avversario di fare gol, pena la sconfitta.

L’ARTE DELL’ARROCCO

Il gioco è essenzialmente pensato per il single player. C’è una modesta campagna suddivisa in cinque territori, ma il vero fulcro è costituito dalle sfide individuali, scenari skirmish creati dagli utenti e messi a disposizione sui server, a cui è sempre possibile accedere inserendo un codice. C’è anche una pregevole concessione al multiplayer costituita da una modalità cooperativa piuttosto innovativa per il genere, poiché invece di mettere due giocatori on-line l’uno contro l’altro, li costringe a condividere risorse e obiettivi per vincere la partita.
Conan Unconquered Recensione

la versione standard di Conan Unconquered ci permette di scegliere soltanto tra Conan e Valeria

Un po’ come il recente They Are Billions, Conan Unconquered ci chiede essenzialmente di “fortificare, esplorare e resistere”, avendo la meglio su un certo numero di tentativi di invasione, per poi passare all’arena successiva. All’inizio la nostra roccaforte è l’unica struttura visibile sul territorio, mentre tutto il resto è celato da un’impenetrabile – e graficamente povera – nebbia di guerra. Il nostro primo obiettivo sarà fortificarla opportunamente: possiamo costruire mura e diversi edifici per raccogliere cibo, legna, pietra e metallo, materie prime che servono al sostentamento della debole economia del gioco e, soprattutto, alla costruzione di strutture sempre più sofisticate, con cui migliorare le prestazioni delle milizie. Ogni giocatore può essere rappresentato sul campo da un eroe, una unità molto più forte delle altre (ma non invincibile) che può esplorare i territori circostanti e acquisire poteri magici. Ma qui arriva il primo aspetto controverso: la versione standard di Conan Unconquered ci permette di scegliere soltanto tra Conan e Valeria, mentre la versione deluxe, che costa ben 10 euro in più, allarga la scelta al terzo personaggio (Kalanthes, che normalmente appare bloccato) e a Conan in versione monarchica. La versione deluxe offre anche la colonna sonora in formato digitale e un e-book sul gioco di Scott Oden ma, a parte questo, il gioco è esattamente lo stesso.

L’ALBERO TECNOLOGICO

All’inizio di ogni partita disponiamo soltanto dell’eroe, della nostra roccaforte da difendere a tutti i costi e (non sempre) di un manipolo di soldati semplici. Dobbiamo cercare attorno a noi le poche risorse naturali disponibili e costruire gli edifici necessari a lavorarle, come la bottega del boscaiolo e quella dei cacciatori, nonché le case per i civili che forniscono denaro (oro). Al di là del nostro naso, tutto il territorio è avvolto da un’impenetrabile nebbia di guerra, che possiamo diradare con l’esplorazione e piantando degli appositi stendardi, oppure costruendo delle torri di guardia.
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Dobbiamo cercare attorno a noi le poche risorse naturali disponibili e costruire gli edifici necessari a lavorarle

Torri e stendardi sono utili non solo per allargare l’area visibile, ma anche banalmente quella su cui possiamo operare e costruire. Al punto che, anche fortificando un territorio con delle mura, perdendo uno stendardo si perde anche tutta la sua area di influenza, e diventa impossibile accedere o manutenere gli edifici presenti. Ora, io non voglio mettere in discussione un game design realizzato da gente che, alle spalle, ha capolavori come Command & Conquer, Empire Earth e Star Wars: Empire At War, per carità. Ma trovo che sia davvero assurdo ritrovarsi con degli edifici inaccessibili all’interno delle proprie mura! Eppure, in Conan Unconquered succede piuttosto spesso. La progressione degli edifici, in ogni caso, è piuttosto complessa ma finalizzata unicamente al miglioramento delle milizie e delle strutture difensive. Nelle fasi avanzate del gioco possiamo ricorrere alla magia, perfezionare armi da fuoco, migliorare nettamente le performance dell’esercito e delle strutture. Il problema, semmai, è arrivare a farlo.

POCHE INSIDIE, MA LETALI

I nemici da fronteggiare sono essenzialmente tre: le orde di avversari che si susseguono e che talvolta attaccano da due lati contemporaneamente; la scarsità iniziale di risorse, che limiterà in modo considerevole l’area che potremo oggettivamente fortificare; il fuoco, capace di mangiare in poco tempo le strutture in legno e soprattutto di diffondersi agli edifici limitrofi, vanificando rapidamente anche la più impenetrabile delle fortificazioni. Se all’inizio basta tirare su delle belle mura di legno per proteggersi dalle orde, queste ultime si fanno rapidamente più numerose, più efficaci e tecnologicamente più avanzate, quando non addirittura in grado di muovere attacchi pesantissimi con le arti magiche. Le risorse, però, sono sempre avare e ci chiedono di espandere velocemente il dominio, perché una volta esaurite quelle presenti diventerà impossibile costruire qualsiasi altro edificio o allargare le fila dell’esercito. Il tutto, naturalmente, mentre le ondate nemiche continuano imperterrite ad attaccarci, magari appiccando il fuoco alle nostre strutture. In pratica Conan Unconquered si riduce a un estenuante trial and error, che ci costringe a sbagliare e riprovare più volte fino a trovare la strategia utile ad avere la meglio. Un approccio a dir poco frustrante, per chi non ha molto tempo da investire nel gioco (le partite possono durare diverse ore), ma che probabilmente verrà apprezzato dai più affezionati fan della strategia.

VA GRATTATA VIA LA SUPERFICIE

Il meglio di Conan Unconquered arriva dopo diverse ore di gioco, dopo aver affrontato numerose battaglie, dopo aver sviluppato l’albero tecnologico e dopo aver affrontato qualche orda nemica con l’aiuto del dio Mitra, che si può evocare – in tutta la sua monumentale potenza – soltanto dopo aver sviluppato il tempio (e quindi, prima di esso, tutta la trafila di tecnologie necessarie).
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Ci sono degli evidenti limiti tecnici nella realizzazione

Arrivare a questo punto richiede però un notevole investimento di tempo, pazienza e volontà, caratteristiche che vanno ben al di là della banale “difficoltà elevata” del prodotto. Il tutto, considerando che lo scopo è puramente difensivo e che non avremo mai la soddisfazione di restituire al nemico pan per focaccia. Ci sono poi degli evidenti limiti tecnici nella realizzazione. Le unità in campo a volte scelgono percorsi bizzarri per muoversi e, nonostante non ‘vedano’ nulla, saprebbero raggiungere qualsiasi punto della mappa sconfinando nel territorio celato dalla nebbia (cosa del tutto illogica). Infine, la micragnosa avarizia di risorse unita alla scarsa iniziativa delle proprie truppe, eroi compresi (che se ne stanno beatamente a guardare mentre dall’altra parte della città i nemici impazzano), fanno venire immediatamente voglia di disinstallare il gioco. Ci sarebbe poi da criticare la grafica, piuttosto basilare e priva di mordente, ma in fondo fa il suo lavoro e non è che avrebbe migliorato le cose, se fosse stata più bella.

Non mi è ben chiaro come Petroglyph, azienda che annovera tra le sue fila anche gli autori di strategici che hanno fatto la storia, abbia potuto compiere questo mezzo passo falso. Per apprezzare Conan Unconquered è necessario chiudere entrambi gli occhi sui suoi limiti e sopportarne le scelte bizzarre di design, ma se è vero che la perseveranza paga, è anche vero che ci si possa stancare molto prima. Questo titolo è solo per chi ha tanta, tanta pazienza e ama follemente il genere. Per me, però, resterà ‘unconquered’ ancora a lungo.

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Pro

  • Conan il Barbaro è sempre Conan il Barbaro.
  • Gli sviluppatori supportano il gioco con patch a breve distanza.
  • Tradotto in italiano (tranne il fumetto incluso nel gioco).

Contro

  • Meccaniche di gioco talvolta oscure.
  • Aspetto complessivamente vecchio.
  • Si fa molto prima a stufarsi che a divertirsi.
6.4

Sufficiente

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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