L’algoritmo di generazione procedurale fa il suo lavoro, ma i livelli appaiono tutti fin troppo simili tra loro
VICOLI AL NEON
Ciascuna missione di Conglomerate 451 si svolge all’interno di un mappa generata in maniera procedurale con obiettivi che vanno dal semplice recupero di un oggetto dal covo di una gang, all’eliminazione di tutti i nemici nell’area, passando per l’assassinio di un determinato bersaglio. Portare a termine questi incarichi migliora la reputazione dell’agenzia e fa sì che la morsa delle quattro compagnie corrotte sul settore 451 si riduca gradualmente. Continuare a infastidire le corporazioni è essenziale per far uscire allo scoperto i boss delle multinazionali e affrontare così le difficilissime missioni speciali che servono a debellare una volta per tutte una determinata corporazione dal distretto.
Va detto che a lungo andare le missioni tendono a ripetersi piuttosto frequentemente. L’algoritmo di generazione procedurale fa indubbiamente il suo lavoro, ma i livelli appaiono tutti fin troppo simili tra loro, perlomeno nella struttura. A cambiare sono gli obiettivi e i nemici al loro interno, ma è innegabile che un assortimento di situazioni più elevata avrebbe certamente giovato alla qualità dell’esperienza nel suo complesso. Ciò detto, la quantità e qualità di avversari differenti controbilancia almeno in parte questa costante sensazione di déjà-vu, riuscendo a garantire un livello più che accettabile di varietà in grado di far scattare quella dinamica assuefacente da “ancora un’altra missione e poi basta”. Anche perché di solito le stesse missioni non durano più di una quindici o venti minuti, contribuendo a snellire una formula ludica che a una prima occhiata potrebbe apparire ingiustamente complicata. Si tratta di un’impressione data dal fatto che il tutorial si presenta in maniera estremamente didascalica, inondando l’utente di nozioni e informazioni avrebbero potuto essere divulgate con più calma lungo la prima fase della campagna. In ogni caso, nonostante alcuni evidenti limiti produttivi, Conglomerate 451 risulta essere un dungeon crawler di qualità capace di intrattenere per tantissimo tempo chiunque sia alla ricerca di un’esperienza che possa coadiuvare la tradizione più classica del genere con una struttura ludica ben più moderna e accattivante.
In breve: Conglomerate 451 riesce a fondere la più alta tradizione dei dungeon crawler del passato con le meccaniche ludiche che ci si aspetterebbe da qualsiasi videogioco moderno. Gli inciampi nella generazione procedurale delle missioni vengono controbilanciati da un’elevata varietà sia sul versante dei nemici che su quello della personalizzazione degli agenti, restituendo un titolo di qualità nonostante i chiari limiti produttivi.
Configurazione utilizzata: Intel i5 3,5GHz, 8 GB RAM, Nvidia GeForce GTX 970
Com’è, come gira: Il gioco non è particolarmente pesante, riuscendo quindi a girare senza incertezza alcuna al massimo livello di dettaglio in Full HD. Al di là di un singolo crash al primo avvio non si registrano problemi degni di nota.
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