Dead Island è la prova provata di come, a volte, una riuscita strategia di comunicazione possa smuovere le acque con ben più efficacia della qualità intrinseca di un prodotto. Il titolo originale, e il suo seguito Riptide, hanno certo una loro dignità e si sono rivelati, ai tempi della loro uscita a scaffale, due videogiochi tutto sommato piacevoli, pur con alcuni evidenti limiti tecnici e trame non all’altezza di altri blockbuster a tema zombesco; è tuttavia innegabile come i riflettori su Techland si siano accesi dopo la pubblicazione del celebre trailer (lo potete vedere qui) che a oggi è uno dei migliori esempi di cattura empatica dello spettatore. Senza quel filmato in CG, che non mostrava nulla – ma proprio nulla – del gameplay, oggi forse non sarei qui a parlarvi della qui presente Dead Island Definitive Edition Collection, riproposizione su Xbox One e PS4 dei due titoli che compongono la serie; e, con buona probabilità, non avremmo avuto tra le mani nemmeno l’eccellente Dying Light, che a conti fatti rappresenta, quasi paradossalmente, il vero e proprio concorrente diretto dell’oggetto di questa recensione.
VACANZE MORTALI
Taglio la testa al toro e vi informo subito che a livello contenutistico Dead Island e Dead Island: Riptide non sono cambiati di una virgola, il che fa di questa Definitive Edition Collection pane solo per chi se li era persi all’epoca e ha voglia di farsi un giro in un parco giochi a tema zombesco. Chi fosse ignaro dell’argomento sappia che la struttura è quella tipica del survival open world, con un personaggio da scegliere tra un pacchetto iniziale e far crescere poi a suon di punti esperienza, da spendere in rami di talenti ben specifici. Il mondo di gioco pullula di armi di fortuna che devono essere utilizzate con parsimonia, vista la tendenza a consumarsi e/o a rompersi facilmente. Non manca nemmeno l’elemento crafting: grazie alla raccolta di numerosi oggetti e alla scoperta dei relativi progetti, ci è concesso di costruire armi più potenti e resistenti presso i numerosi tavoli da lavoro presenti in giro.
a livello contenutistico Dead Island e Dead Island: Riptide non sono cambiati di una virgola
CHE FACCIO? LO COMPRO?
La domanda è tutt’altro che banale, e credetemi che una risposta vera non ce l’ho. Come detto a inizio articolo, Techland ha la “sfortuna” di avere in casa un concorrente diretto del calibro di Dying Light: se non l’avete giocato, allora vale la pena puntare direttamente su di esso e lasciare questa Dead Island Definitive Edition Collection nel novero dei videogiochi che “forse un giorno”. In caso contrario, e qualora non lo abbiate già fatto ai tempi dell’uscita su old-gen, il giro può valere il prezzo del biglietto (39,99 euro), magari coinvolgendo qualche amico per goderne in multiplayer, fermo restando che entrambi i titoli non sono invecchiati benissimo a livello di mere dinamiche di gameplay. Anche le migliorie apportate in fase di remastering non riescono da sole a dare a Dead Island e a Dead Island: Riptide quella freschezza sufficiente a farli almeno “sembrare” due prodotti al passo coi tempi. Certo, se di zombie e di splatter non ne avete mai abbastanza, allora qui di pane per i vostri denti ce n’è parecchio.
entrambi i titoli non sono invecchiati benissimo
In attesa di capire che ne sarà di Dead Island 2 (sul quale non sono molto fiducioso, lo ammetto), di ciccia sul piatto ne mette assai questa Dead Island Definitive Edition Collection. Il problema è che il sapore è lo stesso di qualche anno fa, e non basta il vestito nuovo per stimolare all’acquisto chi aveva già provveduto all’epoca. Fatela vostra solo se per voi è la prima esperienza e avete già spolpato alla morte Dying Light: in caso contrario, i vostri soldi sono meglio spesi nell’acquisto di quest’ultimo, magari nella versione Enhanced Edition.