Steam mi avvisa che il download è terminato. Prendo in mano il pad. Indosso le cuffie. Controllo il volume: è a palla. Clicco sul pulsante “Gioca”. Sul monitor un braccio bionico: le dita iniziano a muoversi, della corrente scorre tra le giunture metalliche mentre un brivido mi attraversa la schiena. La telecamera si sposta verso l’alto svelando il volto di un ragazzo con i capelli bianchi, Nero. Poi un’apertura di campo su una città in rovina, mentre tutto d’un tratto sullo schermo campeggia una scritta: Devil May Cry 5.
Difficile descrivere le sensazioni provate al primo avvio, a quasi undici anni dal lancio del quarto episodio della saga. Un misto di impazienza, entusiasmo e terrore. Quando si segue una serie storica si teme sempre un passo falso, soprattutto se nel caso di DMC un errore è stato già commesso, nel 2013, con il tanto discutibile quanto dimenticabile tentativo di reboot a opera di Ninja Theory, addirittura considerato offensivo da parte della frangia più intransigente dei fan. Tuttavia, con la serie tornata finalmente in quel di Osaka, e dopo le ottime impressioni delle varie demo che si sono avvicendate nei mesi scorsi, il timore di un altro scivolone era già stato in parte smorzato. Adesso, dopo aver portato a termine l’ultima avventura di Dante e Nero – senza tralasciare l’enigmatico V – posso però affermare con certezza che sì, “DMC is back”, per usare le stesse parole che il director Hideaki Itsuno pronunciò alla presentazione del progetto sul palco della conferenza Xbox, lo scorso E3. E diamine, è tornato dritto in cattedra per impartire un po’ di lezioni a chiunque vorrà cimentarsi nel genere degli action da qui in avanti.
FOLLOW THE SUN OUT OF THE NIGHT
Tutto ha inizio in una notte di primavera, nella città di Red Grave, con il trio di eroi impegnato a far fronte all’ennesima invasione demoniaca. Nel bel mezzo di quella che assomiglia alla nostra Londra è spuntato un colossale albero infernale da cui le malvagie creature dell’aldilà hanno lanciato l’offensiva ai danni dell’umanità. La narrazione comincia in medias res, con un Nero desideroso di vendetta dopo aver perso il braccio destro, un Dante più spaccone che mai impegnato a tenere a bada una creatura gigantesca, e la misteriosa new entry – V – già perfettamente a suo agio nella mischia. Da qui l’intreccio si sviluppa in maniera tutt’altro che lineare, in un balletto di flashback e ritorni al presente volti a spiegare al meglio una vicenda già di per sé piuttosto complessa.
Devil May Cry 5 è tutto ciò che si potrebbe desiderare da un nuovo capitolo della serie
YOU WANNA BE SURE, I’LL GIVE YOU SIGHT
Non sarebbe però un Devil May Cry senza l’eccellente sistema di combattimento che da quasi venti anni caratterizza tutte le incarnazioni del franchise. Il concetto è sempre lo stesso: easy to learn, hard to master. A prescindere dal personaggio protagonista dell’azione, l’importante non è solo eliminare i nemici, ma farlo con stile. Concatenare combo su combo variando spesso le mosse utilizzate per dar vita a delle spettacolari coreografie di morte, il tutto cercando di non essere colpiti per non azzerare l’indicatore sulla destra dello schermo: è questa l’essenza della serie, e in Devil May Cry 5 ciò è elevato all’ennesima potenza grazie alla presenza di tre protagonisti, ognuno dotato di uno stile di combattimento univoco e del tutto differente da quello degli altri.
l’importante non è solo eliminare i nemici, ma farlo con stile
THE ROAD TO THE KINGDOM’S BURNIN’ BRIGHT
Eppure la vera star di Devil May Cry 5 – non me ne vogliano i fan di Dante e Nero – non può che essere V. Il terzo incomodo non si limita a rivoluzionare completamente la saga, ma riesce addirittura a scardinare alcuni degli assiomi inscritti nel DNA degli action di stampo hack and slash. Il giovane tatuato dai capelli corvini non è in grado di sostenere direttamente il combattimento, piuttosto si avvale di un trittico di evocazioni demoniache che si lanciano nella mischia al suo posto. Abbiamo Griffon, un’agile volatile capace di colpire i nemici dalla distanza e di causare scompiglio con attacchi ad area per tenere a bada gli avversari meno resistenti; vi è poi Shadow, una pantera dedita al combattimento corpo a corpo che può fare affidamento su un gran numero di trucchetti per balzare da un lato all’altro dell’arena; infine, scatenando il Devil Trigger viene evocato Nightmare, un golem colossale che, previo sblocco della relativa abilità, può addirittura essere cavalcato da V per causare una devastazione ancora maggiore sul campo di battaglia.
V scardina alcuni degli assiomi inscritti nel DNA degli action di stampo hack and slash
BROTHER, JUST LEAN INTO THE LIGHT
Tutti gli elementi di Devil May Cry 5 sono dosati con accortezza per dar vita a un emozionante giro sulle montagne russe, un concentrato di adrenalina dal ritmo straordinario. Merito del carisma dei tre protagonisti, dell’eccezionale varietà negli stili di combattimento, di una direzione artistica particolarmente ispirata, di una colonna sonora che riesce a fondere alla perfezione influenze punk, metal, ed electro-rock. Per non parlare di un level design che spinge all’esplorazione per scovare le varie missioni segrete nascoste negli anfratti più impensabili, o per raccogliere quante più gemme rosse possibili al fine di sbloccare nuove mosse e a potenziare quelle già disponibili. Un’operazione, quella dell’acquisto di nuovi trucchetti, essenziale se si ha intenzione di ottenere il rango SSS in ogni arena. In questo senso va detto che il gioco si può completare con relativa semplicità, data anche la curva di difficoltà sì crescente, ma mai insensatamente ripida; tuttavia, ottenere punteggi stile elevati richiede una dose di abilità non indifferente, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, da sbloccare come da tradizione dopo aver portato a termine il gioco almeno una volta.
un concentrato di adrenalina dal ritmo straordinario
Devil May Cry 5 certifica e suggella il periodo d’oro che sta vivendo Capcom. La compagnia giapponese è riuscita a ritornare sulla cresta dell’onda togliendo dalla naftalina i suoi franchise più amati, come Resident Evil, Monster Hunter e lo stesso DMC. L’ultima avventura di Dante e Nero (e V) si presenta quindi in grande spolvero, riprendendo la formula vincente che ha fatto la fortuna della saga, senza però dimenticarsi di innovare e introdurre un gran numero di novità, arrivando addirittura a rivoluzionare un combat system che probabilmente non avrebbe avuto bisogno di alcuna modifica. Nonostante il riciclo di alcuni boss nella prima parte dell’avventura, ci troviamo comunque di fronte al miglior Devil May Cry mai pubblicato. Chapeau e SSS per Capcom. Ora però date carta bianca a Hideaki Itsuno per lo sviluppo di un nuovo Dragon’s Dogma, grazie.