Uno dei più influenti giochi di ruolo giapponesi, Dragon Quest III HD-2D Remake, torna nella sua incarnazione definitiva grazie a una scintillante veste grafica. Basterà per farlo apprezzare alle nuove generazioni?
Sviluppatore / Publisher: ARTDING / Square Enix Prezzo: € 59,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 11 Disponibile su: PS5 / Xbox Series X/S / Steam
È tutta questione di contestualizzare, di mettere le cose in prospettiva. Quasi quarant’anni fa, Dragon Quest III consacrava la serie di Yuji Hori a imperituro oggetto di culto, indelebilmente impresso nel cuore del Giappone. Un vero e proprio evento, la nascita del più importante gioco di ruolo della sua generazione, destinato a sublimare le mortali spoglie a otto bit per reincarnarsi su una serie di macchine che spaziano dal Super Famicom (sfruttando per l’occasione il motore dell’allora recente DQVI) ai moderni cellulari, fino a giungere sui nostri schermi.
Se non ne avete mai sentito parlare, Dragon Quest III potrebbe sembrarvi sulle prime un’anacronistica reliquia: c’è un giovanotto che viene svegliato dalla madre il giorno del suo sedicesimo compleanno solo per essere spedito senza eccessive cerimonie sulle tracce di un demone colpevole di tutto il male che affligge il mondo.
un incipit apparentemente generico, con il giovane eroe motivato dal desiderio di vendicare suo padre, il leggendario guerriero Ortega
LA SPLENDIDA LEZIONE DI STORIA DI DRAGON QUEST III HD-2D REMAKE
Prospettiva, dicevamo all’inizio. Dragon Quest III introduceva un ciclo giorno-notte che avrebbe offerto incontri e avvenimenti disponibili solo durante particolari momenti, affinava la pionieristica formula dei due capitoli precedenti ascoltando i suggerimenti dei fan che inondavano le caselle postali di Enix e Famitsu e, soprattutto, offriva una trama solo apparentemente dozzinale, che avrebbe svelato la sua vera mano dopo diverse ore, bluffando con l’arguzia di un baro navigato per rivelare una scala reale micidiale. Quel colpo da maestro lì, verso la fine, fa impallidire le statue con cui Kefka gioca a fare il dio, colpendo il popolo del Sol Levante con una potenza narrativa pari a un uragano.
C’è un motivo per il quale un remake di DQIII arriva oggi, un anno prima di quello dei suo due predecessori: nel loro caso si tratta “solo” dell’inizio di una leggenda, mentre il gioco che stiamo trattando tra queste righe è un’icona, un campione, qualcosa di fondamentale se intendete studiare la storia dei videogiochi giapponesi anche solo superficialmente.
C’è un motivo per il quale un remake di DQIII arriva oggi, un anno prima di quello dei suo due predecessori
UN’ESPERIENZA FORMATIVA
Parlando di compagni, Dragon Quest III aggiunge alle classi introdotte nel corso degli anni (il ladro, ad esempio, si è reso disponibile solo su Super Famicom) il Domamostri, un guerriero che impara tecniche dalle belve sconfitte in maniera non dissimile dai maghi blu di Final Fantasy. I compagni possono abbracciare professioni alternative strada facendo, tornando al primo livello ma guadagnando un bagaglio di tecniche variegato, oppure essere eletti Saggi (la classe più forte) leggendo un particolare tomo al termine di una missione secondaria.
Un traguardo ideale ma faticoso, ottenibile in alternativa evolvendo il giullare, un mestiere che difficilmente seguirà gli ordini in battaglia e vi costringerà a vedervela per buona parte della sua permanenza con un party limitato. Il protagonista, invece, è un Eroe, versatile e dotato di incantesimi e abilità adatti a ogni situazione, incapace tuttavia di spiccare. La crescita degli attributi è inizialmente determinata da una specie di test attitudinale con tanto di domande e scenari onirici (in uno si veste i panni di un mostro pronto a seminare distruzione tra gli inermi umani!) in stile Ogre Battle, probabilmente ispirato ai tarocchi di Ultima, gioco estremamente popolare negli ultimi anni dell’era Shōwa.
Dragon Quest III offriva una trama solo apparentemente dozzinale, che avrebbe svelato la sua vera mano dopo diverse ore, bluffando con l’arguzia di un baro navigato
In Breve: C’è una shakesperiana storia d’amore che ha maledetto un villaggio, un re capriccioso che aspetta l’occasione giusta per sbarazzarsi della corona, un mondo fantasy modellato sul nostro e una storia che ha influito in modo deciso sulla narrativa giapponese: Dragon Quest III è un pezzo di storia inestimabile, e questo remake è il modo migliore per giocarlo. A patto che siate in grado di sopportare una dose di meccaniche antiquate.
Piattaforma di Prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32Gb 3600Mhz, SSD / Steam Deck
Com’è, Come Gira: Dragon Quest III HD-2D Remake gira senza problemi sulla configurazione di prova e su Steam Deck, dove però le dimensione minute dei caratteri e personaggi rendono il gioco un attimo più ostico da apprezzare. È presente una funzione con cui scambiarsi i membri del party per ricevere e fornire aiuto, potenzialmente simile alle pedine di Dragon’s Dogma, ma durante il periodo di prova il gioco non ci ha permesso di sperimentarla.