Già molto apprezzato dai giocatori console, i quali hanno potuto metterci le mani sopra ben tre anni fa, Dragon’s Dogma: Dark Arisen arriva finalmente anche su PC, e lo fa con un comparto tecnico capace di rendere finalmente giustizia a un titolo senza dubbio affascinante, ma che nelle sue incarnazioni per PlayStation 3 e Xbox 360 soffriva di evidenti problemi che impattavano a più livelli sull’esperienza complessiva, a volte anche pesantemente. Qui, per fortuna, le cose sono andate un pelino diversamente, come vado testé a narrarvi.
LA VIA DELL’ARISEN
La vita del protagonista procede tranquilla nel pacifico villaggio di Cassardis, almeno finché un enorme drago non decide di attaccare i pescatori dell’insediamento. Il nostro coraggioso alter-ego tenta di salvare quante più persone possibili dall’offensiva della creatura, cercando di attirare la sua attenzione ma ben conscio di non avere alcuna speranza contro un simile mostro. Chiaramente, al lucertolone basta poco per sopraffare l’eroe, per poi strappargli il cuore dal petto rendendolo il personaggio centrale di un’antica profezia, ovvero l’Arisen, l’unico in grado di scongiurare la minaccia del drago e l’imminente fine del mondo. La trama che ne scaturisce è purtroppo decisamente piatta e priva di mordente, un difetto non da poco considerando che ci troviamo di fronte a un gioco di ruolo, per quanto dalla forte connotazione action. È più che altro la narrazione a non convincere appieno: certo, l’intreccio fa leva su tutta una serie di cliché del genere fantasy, ma questo sarebbe comunque bastato per imbastire un racconto almeno degno di nota; invece dobbiamo accontentarci di quest principali poco, se non per nulla ispirate, e dialoghi banali, immersi in una buona atmosfera da mondo costantemente assediato da forze fuori dal controllo dell’umanità.
Non a caso Gransys, il continente in cui si svolgono le vicende di Dragon’s Dogma, è pieno di rovine, a testimonianza del passaggio del drago o delle innumerevoli creature che popolano quelle lande. Gli insediamenti invece sono solamente due, il già citato villaggio natale dell’Arisen e Gran Soren, la capitale del regno difesa dalle forze del duca Edmun l’Ammazzadraghi. Dove l’esercito del duca non riesce a spingersi ecco che troviamo bande di briganti che scorrazzano libere e attaccano gli incauti viaggiatori, oltre a esseri mostruosi di ogni tipo.
BANCA DEL TEMPO
È proprio durante gli incontri con i nemici che Dragon’s Dogma dà il meglio di sé. Il sistema di combattimento lascia piena libertà all’utente, permettendogli di scegliere l’approccio che preferisce in base alla classe di appartenenza e alle abilità del personaggio, nonché degli oggetti nel suo inventario. Nelle numerose battaglie sembra quasi di trovarsi di fronte a un titolo della serie Monster Hunter: gli scontri sono adrenalinici e soddisfacenti, soprattutto nel caso in cui ci si ritrovi ad affrontare mostri di grandi dimensioni. Contro questi ultimi bisogna prestare particolare attenzione, poiché sono ben più coriacei di un semplice goblin o zombie, oltre che dotati di attacchi devastanti in grado di eliminare con più facilità il nostro Arisen.
Per fortuna al nostro fianco abbiamo l’esercito delle pedine, un corpo formato da uomini d’armi provenienti da una dimensione parallela conosciuta con il nome di Faglia, che ha giurato fedeltà all’eroe della profezia e lo accompagna nella sua avventura. Grazie a questi soldati d’appoggio possiamo formare un party di quattro elementi formato dall’Arisen, manovrato direttamente dal giocatore, e da altri tre personaggi sotto il controllo dell’intelligenza artificiale. La gestione delle pedine è uno degli aspetti più intriganti di Dragon’s Dogma: all’inizio del gioco, infatti, ne dovremo creare una personale che sarà sempre al nostro fianco e che crescerà di livello, proprio come il protagonista. Le altre due, invece, dovranno essere arruolate all’interno della Faglia: qui potremo scegliere di ingaggiare le pedine generate automaticamente dal gioco stesso, oppure assoldare quelle di altri giocatori in carne e ossa.
Se l’aiutante di un altro giocatore ha già affrontato una determinata missione che il nostro Arisen non ha ancora portato a termine, la pedina stessa gli fornirà suggerimenti su come completare tale incarico
Le pedine prese in prestito mantengono una loro coscienza, seppur limitata, e portano con sé tutte le informazioni apprese nei loro viaggi dimensionali. Questo significa che se l’aiutante di un altro giocatore ha già affrontato una determinata missione che il nostro Arisen non ha ancora portato a termine, la pedina stessa gli fornirà suggerimenti su come completare tale incarico, avvisandolo di eventuali insidie presenti sul cammino e consigliando le tattiche più efficaci per abbattere i nemici che si andranno a incontrare.
STABILITÀ DRACONICA
Se Dragon’s Dogma non ha subito cambiamenti nel passaggio da PC a console a livello di gameplay e contenuti, fatta eccezione per l’inclusione di tutti i DLC minori pubblicati su PS3 e Xbox 360, sul fronte tecnico le differenze si fanno sentire. E per fortuna, aggiungerei! Il lavoro svolto dagli sviluppatori è encomiabile: la scalabilità del motore di gioco permette a chiunque abbia un hardware simile o superiore ai requisiti minimi – peraltro decisamente bassi rispetto agli standard odierni – di avere un’esperienza fluida e senza inciampi.
Possiamo dimenticare bande nere e frame rate altalenante: l’instabilità delle versioni console sono solamente un lontano ricordo! L’esperienza su PC è tale da rendere questa edizione di Dragon’s Dogma un gioco completamente nuovo grazie alla fluidità dei combattimenti garantita dai sessanta (o più) fotogrammi al secondo. Niente più rallentamenti o morti causate dall’improvvisa comparsa di enormi mostri proprio sotto il naso dell’Arisen: anche la distanza visiva, difatti, è stata aumentata considerevolmente, scongiurando il pop-up improvviso di nemici a un palmo di distanza dal gruppetto capitanato dall’avatar del giocatore. Il comparto prettamente grafico, inteso come qualità dell’immagine a schermo, non ha subito grossi cambiamenti, al di là di una maggiore pulizia generale consentita dall’uso di filtri (anti-aliasing e anisotropico su tutti), e da un sistema di illuminazione dinamica rimaneggiato, che restituisce con maggiore fedeltà le ombre degli oggetti in base alla direzione di provenienza delle fonti di luce. Nulla è stato fatto per aggiornare le texture, che rimangono sì accettabili ma poco definite, tradendo l’età del prodotto, che vi ricordo provenire direttamente dalla scorsa generazione di console e avere ben tre anni e mezzo sulle spalle.
È chiaramente possibile rimappare i tasti, ma l’utilizzo di un joypad resta comunque caldamente consigliato
Questa versione di Dragon’s Dogma: Dark Arisen dovrebbe essere presa come metro di paragone da chiunque abbia intenzione di convertire un titolo nato originariamente per il mercato console e aspiri a essere perfettamente fruibile dai giocatori PC. Il lavoro svolto da Capcom è tale da garantire nuova vita a un action RPG che nelle sue incarnazioni per PlayStation 3 e Xbox 360 è stato ingiustamente azzoppato dai limiti tecnici dell’hardware delle due piattaforme. Quello che ci troviamo tra le mani non sarà ricordato come un gioco visivamente memorabile, ma la profondità del gameplay e la presenza di alcune trovate innovative, tra cui la gestione delle pedine, permettono a Dragon’s Dogma di spiccare sugli altri esponenti del genere, assicurandogli un posto di rilievo tra i giochi di ruolo contemporanei.