Un anno vissuto giocosamente

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Il 2017 sta ormai per finire, ed è come sempre tempo di bilanci. Non mi perderò a stilare un’altra lista del meglio o del peggio, state tranquilli. A questo giro mi limiterò a leggere quelle altrui, annuendo quando sono d’accordo, o inarcando il sopracciglio se non lo sono. Non mi va neanche di catalogare una per una le esperienze ludiche di questi ultimi dodici mesi, come invece il mio OCD mi imporrebbe. Cerco invece di raccogliere – in ordine rigorosamente sparso – sensazioni, pensieri, momenti di un anno che, in un modo o nell’altro, sarà comunque difficile dimenticare.

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Fiere come l’E3 e gamescom sono linfa vitale, per chi ama i videogiochi, e il 2017 ne è la conferma

Il 2017 è stato l’anno del riscoprirsi nuovamente innamorato, più degli anni precedenti, delle fiere di settore. Mi sono sempre piaciute, è vero, ma continuano a piacermi sempre di più. Per il loro modo festoso (finto quanto volete, fracassone certamente, pieno di cartongesso e sagome di plastica, ma comunque festoso) di raccontare un mondo che, prima di ogni altra cosa, punta a divertire e coinvolgere, a creare esperienze per tutte le tasche e tutte le taglie. E non è solo il fatto di poter giocare prima di tutti gli altri al nuovo blockbuster, o scoprire una piccola gemma indipendente che altrimenti non avresti mai notato. È il fatto di poter far quattro chiacchiere con chi ci sta sputando l’anima dentro, di potersi immergere per qualche giorno in un mare di creatività ed entusiasmo di cui, per tutto il resto dell’anno, puoi solo godere i frutti. “Vivere” Los Angeles e Colonia consumandosi le suole delle scarpe, macinando chilometri lungo i padiglioni delle fiere, correndo da un appuntamento all’altro, non è mai stancante. È linfa vitale. È un’esperienza coinvolgente come poche altre al mondo.

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Quanto sono cambiate le cose da Gorf e Pitfall, ma ancora non me ne capacito

Il 2017 è stato l’anno delle emozioni vissute giocando. Non è il primo, e non sarà di certo l’ultimo. C’è però sempre questa forte sensazione di straniamento, ogni volta che mi ritrovo a ridere come un pazzo, o a piangere a dirotto davanti al monitor. Non succede spesso, ma succede. E ti stranisce, perché in fondo in fondo, dentro di te, non te lo aspetti. Non te lo aspetti, perché hai conosciuto e cominciato ad amare questo mondo giocando a Gorf e Pitfall che insomma, belli e tutto, ma erano esperienze un po’ diverse. E così, ritrovarti emozionato e coinvolto ti colpisce ogni volta, anche se non vorresti.

Poi certo, come tutti quelli che l’hanno preceduto, il 2017 è stato l’anno dei “videogame che avrei voluto un sacco giocare” ma che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscito manco a toccare, e andranno ad allungare l’ormai eterno backlog. Di molti giochi ho potuto solo leggere quel che hanno scritto altri, e mi è sinceramente dispiaciuto.

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La dignità che sognamo per i videogiochi è rimasta, anche per questo 2017, per l’appunto, un sogno

Il 2017 avrebbe dovuto essere, nelle mie pie illusioni di fine 2016, l’anno in cui non si sarebbe più dovuto parlare di collegamenti tra violenza e videogiochi; avrebbe dovuto essere l’anno in cui la stampa generalista (ma non solo) avrebbe finalmente cominciato a trattare l’argomento con la dignità che gli compete; avrebbe dovuto, ma così non è stato.

È stato invece l’anno in cui mi sono reso conto che spesso, senza forse neanche rendercene conto, ci chiudiamo in una “bolla” videogioco–centrica, dove ci piace raccontarci di quanto sono belli e fighi i videogame, di come sono mezzi d’espressione della creatività tanto quanto qualunque altro, di quanto sono importanti ecc. ecc., ma in fondo in fondo per la stragrande maggioranza delle persone continuano a rimanere “giochini”, roba da ragazzini, per cui l’universo videoludico inizia con FIFA e finisce con Candy Crush, e in fondo tocca farsene una ragione. Allo stesso modo, però, tocca elucubrare su come parlare anche a loro, se ci crediamo veramente. Annoto tra i buoni propositi per il 2018 alle porte.

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Tornare a giocare online con gli amici è stata una delle scoperte più belle di questo 2017

Da ultimo, il 2017 è stato l’anno della (ri)scoperta del gioco online. Quello bello, fatto con gli amici veri, i pazzi del #teamcrimine, quelli che la sera tardi, congedate mogli/compagne/figli, oppure appena finita la riunione redazionale su Google Hangout, si ritrovano dieci minuti più tardi sui server di Destiny, di Destiny 2, ma anche di Ghost Recon: Wildlands, di Overwatch o di PlayerUnknown’s Battlegrounds, e di altri titoli oscuri di cui è meglio tacere. Momenti in cui il videogioco è solo un pretesto come un altro per continuare a chiacchierare, a ridere e sparare cazzate senza costrutto. Per il semplice piacere di stare insieme, senza competizione o complicazioni, in quello cheper una redazione/famiglia come la nostra, sparsa per tutto lo Stivale – è di fatto l’equivalente del trovarsi a bere una birra al pub. Le ore di sonno perse non si recuperano più, dicono, ma non hanno prezzo.

E il vostro 2017 com’è stato, videoludicamente parlando?

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GOTY 2017? Davvero troppa roba...

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