Il cartone magico

Nintendo Labo schemi

Il Nintendo Direct di ieri sera non l’ho neanche visto in diretta, me ne ero completamente dimenticato. Ho preparato la cena, ho aspettato la mia ragazza che tornava da lavoro recuperando un podcast che avevo in backlog, poi ci siamo seduti sul divano mangiando e guardando Designated Survivor (oh Mancio… ma lo sai che mi sta prendendo un sacco ‘sto serial? ndKikko). A un certo punto il cellulare è impazzito fra notifiche, link, commenti e mi sono chiesto cosa diavolo stesse succedendo. Poi l’ho vistoNintendo Labo. Fogli di cartone riciclabile che diventano pianoforte, robot, motocicletta, macchinina RC (sbav!), canna da pesca e trasformano Nintendo Switch sostanzialmente in una versione mass market di Arduino. Non è una novità nel mondo dei giocattoli avere cardboard intelligenti, però, seriamente, avete visto il video? No? Ok, guardiamolo di nuovo.

https://www.youtube.com/watch?v=FFMJyqipLtY

Il Davide che utilizzava un vecchio sgabello come motocicletta non avrebbe desiderato altro che Labo

Non sono un fan accanito di Nintendo, molte delle sue IP storiche le seguo più per curiosità professionale che per piacere, e sto usando Switch il giusto, fermamente convinto che sia una grandissima console, ma non la mia prima opzione. Labo, però, è qualcosa di diverso, che per carità, magari userò tre volte e poi finirà a prendere polvere, ma che il Davide che alternava LEGO, Amiga e quel vecchio sgabello di legno capovolto in maniera che fosse basculante e ricordasse una moto per salirci in groppa e raccontarsi storie fantastiche avrebbe voluto più di ogni altra cosa al mondo. Labo è esattamente quella roba lì, soltanto ancora più bella, ancora più desiderabile, splendidamente basata su una sospensione di incredulità genuina, quasi naïf, che ci ribadisce in maniera disarmante che quando sosteniamo che non ci sian più idee (o che tutto è sempre brutto, in declino, angosciante) in realtà stiamo ammettendo semplicemente di esserci induriti e disincantati, probabilmente a ragione, magari a causa di circostanze non particolarmente felici. E invece abbiamo bisogno di sognare, di sorridere, di emozionarci, e credo che un’idea come Labo, anche semplicemente per il fatto che esiste e tra poco sarà tra noi, ci regali un attimo di leggerezza, meraviglia e amore, perché è di quello che si tratta sempre, alla fine.

La nuova diavoleria di Nintendo è certamente frutto di un’oculata scelta di marketing, ma è messa in scena e proposta con un’amore per l’intrattenimento che non ha eguali. Poi possiamo star qui a discutere di tutto e il contrario di tutto, ma perché? A che pro? Davvero vogliamo dare spazio al cinismo e all’ironia sui pezzi di cartone e gli elastici griffati Nintendo? Secondo me vale molta più la pena immaginare le cose che speriamo di poter fare, che potranno immaginare i ragazzini che ci giocheranno, e se anche riteniamo di essere fuori target, perché troppo kid-oriented, pensiamo a tutti i momenti di condivisione bellissima che magari potrà regalare a tantissime famiglie, rendendo comprensibile e condivisibile qualcosa che, spesso, non lo è completamente, come purtroppo ancora sono i videogiochi. Guarda mamma, sono un pilota! Dicevo io alla mia, mentre allargavo il ginocchio come vedevo fare nelle gare e mi raccontavo le fasi salienti della gara in salotto; e mi bastava quello sguardo per sentirmi davvero in posta, per completare la visione. Labo è una promessa per un’ulteriore concretizzazione di quel momento, una chance di vedere la propria immaginazione prendere vita in maniera concreta, tangibile, attraverso la soddisfazione del fare, magari insieme, e attraverso una proiezione istantanea quasi magica. Magari si rivelerà un fiasco, oppure invece riunirà tutti intorno a Switch come accadeva con Wii, ma fino al 27 aprile Labo non ci chiede altro di sognare qualcosa di bellissimo, emozionante, letteralmente meraviglioso. E a volte basta quello per sorridere e affrontare meglio la realtà, poi, come sostiene anche il sempre arguto Kaz Hirai, si può tornare a pensare ai problemi seri.

P.S: Il 25 aprile è il mio compleanno. Grazie. Ciao.
P.P.S: Se non siete emozionati per il fatto che si colora con i pennarelli siete delle persone orrende.

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