Da qualche tempo, purtroppo solo da fruitore, mi sto dedicando a una specie di archeologia in realtà virtuale. Non mi riferisco solo alle qualità del software VorpX, di cui più volte ho parlato, e che consente di provare molti titoloni senza alcun supporto ufficiale alla VR, talvolta con discreti risultati (ed è da lodare sempre l’impegno di tale Ralph, suo nick nel forum ufficiale, patron e artefice tecnico dell’azienda), ma proprio di mod in total convertion che riscrivono quasi interamente la base del gioco per poterlo vivere come un titolo pensato e scritto per “starci dentro”.
Nella prossima Virtual Reality Machine parleremo di un fenomeno potremmo definire “retro VR”
Quasi subito soverchiato dalla potenza del linguaggio, della genialità narrativa e pure della prestanza tecnica di Half-Life, e secondariamente per la febbre del multiplayer online, (all’epoca almeno a 42°, cioè vicina al collasso per eccesso di entusiasmo), Unreal di Epic e Digital Extremes era ed è un esempio insuperato di avventura FPS sublimata dal fascino della fantascienza d’esplorazione, che ci metteva nei panni di ex galeotti perduti in un misteriosissimo pianeta alieno. E io voglio avvicinarmi fisicamente a un buon Nali, sentire quel che ha da dire e – ancora meglio – scappare dal primo esemplare di Skaarj incontrato nel gioco (o forse era il secondo), nel buio interno dell’enorme carcassa della Vortex Rikers. La mod, peraltro, è composta di livelli demo ed è comunque basata sull’edizione Gold del titolo, ultima versione disponibile di quello che è, almeno per il sottoscritto, il capolavoro “relativamente” dimenticato di Epic Games.
In questi giorni non si parla d’altro che di Super Hot su PS VR, ma le prospettive sono anche magicamente rivolte all’indietro
Avete mai desiderato di correre per i prati di Na Pali, in mezzo alle rovine archeologiche di Unreal e all’oscura presenza di una razza aliena, così immersi da sentirvi davvero lì? Ecco, improponibilità delle texture a parte, io lo sto davvero facendo.