Da questa parte! Oppure no...

orientamento editoriale

Ore 20:00 circa di una domenica qualsiasi. La stazione di polizia di Raccoon City è ormai stracolma di ogni sorta di creatura ripugnante e, con Mister X costantemente alle calcagna, sto cercando di recuperare gli ultimi oggetti chiave prima di raggiungere la zona successiva. “Sei sicura di voler passare da lì?” chiede d’improvviso il mio fidanzato con tono scettico e un po’ saccente, buttando un occhio allo schermo mentre svolto l’angolo. Giusto il tempo di guardarlo negli occhi con orrore che l’ennesimo zombie, spuntato da chissà dove, affonda quel che resta della sua dentatura sul collo del povero Leon, costringendomi a ficcargli l’ultima granata rimasta nelle fauci. Freno l’impeto di rabbia a malapena: per quanto mi secchi ammetterlo, ha ragione. Nonostante abbia passato i precedenti minuti a studiare mentalmente il percorso e abbia aperto la mappa già due volte lungo il tragitto, ho sbagliato strada. Confusa e infastidita, decido di fare una pausa tattica, perché tanto è pure ora di cena. Mentre tolgo le bistecche dal frigo, lui si dilunga in una spiegazione dettagliata del percorso ottimale da fare, con tanto di disegnino su un foglio di carta. “…proprio come avevi fatto con Claire. Ti ricordi?”. Assolutamente no.

IT’S DANGEROUS TO GO ALONE

La mia mancanza di senso dell’orientamento è (tristemente) nota nella mia cerchia di parenti e conoscenti più o meno stretti. Non importa quanto piccolo sia il luogo in cui mi trovi o che il GPS sia aperto e funzionante sullo schermo del mio cellulare, c’è sempre qualcosa che mi porta, inesorabilmente, lontana dalla strada maestra. Nonostante sia quasi sulla soglia dei trent’anni e sia abituata a viaggiare sin da piccola, anche da sola, ancora oggi cose come vagare in una fiera senza compagnia sono per me un azzardo non indifferente e, a costo di fingere qualche accento straniero, ormai evito come la peste i turisti in cerca di indicazioni nella mia città durante i mesi estivi.

Ho usato i videogiochi come una sorta di palestra in cui allenarmi senza correre il rischio di finire chissà dove

Questa mia carenza, ovviamente, influisce parecchio non solo sulla mia vita quotidiana ma anche su quella da giocatrice. Ricordo bene il giorno in cui uno dei miei migliori amici arrivò a casa con il suo regalo di Natale anticipato, ovvero una copia nuova di zecca di Bloodborne. Quel giorno ordinammo la pizza e lui rimase a guardarmi muovere i primi passi dentro Yharnam, ma dopo qualche minuto le risate si trasformarono in vera e propria confusione. “Eri… lì ci sei già passata”, “Guarda che stai sbagliando strada”, “No, no! A destra!”. Praticamente come perdere il senno senza nemmeno arrivare al primo boss. Eppure, detto tra noi, penso che nel loro piccolo i videogiochi mi abbiano in qualche modo aiutata. Essere consapevole di non avere senso dell’orientamento mi ha permessa di usarli come una sorta di palestra in cui allenarmi senza correre il rischio di finire chissà dove.

Ho capito che anche quando ci si perde l’importante è mantenere la calma, ché la strada, in un modo o nell’altro, la si ritrova

Con gli MMO, per esempio, mi sono esercitata a costruire mappe mentali, utili per ricordare le strutture dei dungeon e le location dei vari boss. Il tracker di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, dal canto suo, è stato uno strumento utilissimo per ritornare sui miei passi date le numerose deviazioni causate da piantine da raccogliere, animali da fotografare, da Lynel inferociti e così via. Persino Pokémon GO, grazie alle sue palestre e ai vari pokestop, mi è stato utile per capire l’importanza di avere sempre dei punti di riferimento quando si cammina per la strada (alla faccia di chi, invece, lo demonizzava a prescindere). Con gli anni, anche grazie a tutte queste passeggiate, corse e cavalcate virtuali ho in qualche modo esorcizzato quella vaga ansia che si annidava nei meandri della mia testa ogniqualvolta mi ritrovavo da sola in luoghi non familiari. Ma soprattutto ho capito che, anche quando ci si perde (può sempre capitare eh, specialmente se a Milano si è costretti a cambiare metro) l’importante è mantenere la calma, ché la strada, in un modo o nell’altro, la si ritrova sempre. Il percorso verso la completa “guarigione”, comunque, è ancora lungo. A ricordarmelo, qua sulla scrivania, c’è il foglio spiegazzato con la mappa del secondo piano dell’RPD di Resident Evil 2, che fa capolino da sotto l’agenda mentre finisco di scrivere. Quanto mi ci vorrà per riuscire a disegnarne una di mio pugno?

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