Beata ignoranza

Beata ignoranza editoriale black city dragon age

Figli del codex, avete studiato? Bene, perché oggi interrogo! Elencatemi, per incominciare e in ordine rigorosamente alfabetico, i nove divini della saga The Elder Scrolls. Riportatemi quindi l’appellativo con cui è meglio noto nella lingua degli antichi Emhyr var Emreis, imperatore di Nilfgaard (The Witcher). Narratemi indi l’evento principale che ha portato all’annerimento della Città d’Oro che si vede sospesa nei cieli dell’Oblio (Dragon Age: Origins). Infine, sapete dirmi cosa accade all’elemento zero – altresì conosciuto come eezo – se esposto ad una corrente elettrica (Mass Effect)? Il tutto, ovviamente, senza consultare internet o fonti di altro tipo.

Scherzi a parte, se similmente interrogato credo otterrei una netta insufficienza, dacché (quasi) nulla mi ricordo dei bei dettagli e del lore di cui sono infarciti i miei videogiochi preferiti. Cattiva memoria o disattenzione durante la run? Nessuna delle due, credo: sovente i developer esagerano e tendono a sovraccaricare il giocatore di informazioni con quello che, se non è fatto bene, può diventare vero e proprio infodump, oppure con dettagli, personaggi ed eventi che magari hanno poca attinenza con l’avventura in corso, presentando i dati sotto forma di interminabili flashback, ridondanti linee di codex, brevi passaggi in dimensioni oniriche, o dotte esposizioni veicolate tramite lunghi e tediosi dialoghi tra i personaggi.
beata ignoranza

sovente i developer esagerano e tendono a sovraccaricare il giocatore di informazioni

Indiscutibilmente, è coi dettagli che si crea un “tessuto” narrativo pregiatissimo, ma tutto il pregresso o il contorno a quella che è la storia attualmente in corso, in genere, tende a interessarmi marginalmente o addirittura a infastidirmi. Spesso non si tratta di pezzi fondamentali per la composizione del puzzle che stiamo componendo, intendiamoci, ma quella battaglia di Brenna che di tanto in tanto viene tirata in ballo durante le avventure dello Strigo, insieme ad altri fatti inestricabilmente legati alla storia di Geralt, tende a lasciarmi confuso, né ho voglia di approfondire in separata sede, in schermate statiche che poco posto hanno nel contesto di un gioco serratissimo ed action. È anche il caso della già citata dimensione dell’Oblio del primo Dragon Age, così didascalica, così fine a se stessa, così blurry… come una pagina di storia che non abbiamo voglia di studiare e che continuiamo a rileggere sperando di assorbire informazioni.
assassin's creed Roma

la saga del Credo tende a spiazzarmi, in quanto mi scopro giocatore occasionale e disattento

Arriviamo così ad Assassin’s Creed che fa del lore e dell’Animus due componenti fondamentali della sua essenza. Per via della natura crossmediale, la saga del Credo – con i suoi riferimenti storici, il tedioso technobabble e le oscure motivazioni dei leader coinvolti nelle macchinazioni – tende a spiazzarmi, in quanto mi scopro giocatore occasionale e disattento. In pratica, preferisco dimenticare tutto quanto sia di “intralcio” a quello che è, almeno per quel che mi riguarda, il nocciuolo del gioco: ovvero, assassinare personaggi virtuali, scalare torri, scostare paesani durante le corse a perdifiato per le vie e le calli e ammirare paesaggi sopraffini. In sostanza, se posso impersonare Altaïr, a quale scopo devo farmi carico delle intricatissime vicende dell’avatar di Desmond Miles? E voi? Siete giocatori “ignoranti” come me, oppure avete studiato?

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