Quando si pensa al classico amante di videogiochi la mente subito sembra polarizzarsi verso due esempi lampanti: il primo è il giovane magrolino, privo di muscoli e alto quanto un comodino, borse sotto gli occhi e tanti energy drink in corpo da poter reinterpretare dal vivo la famosa pubblicità della Red Bull (aiutato forse da una repentina raffica di vento); l’altra è il quarantenne con la pelata e fin troppa panza, seduto scomposto alla scrivania intento a mangiare patatine tra una pausa e l’altra del suo multiplayer di fiducia, neanche fosse appena fuggito dall’episodio di South Park a tema WoW.
Si tratta di grosse generalizzazioni, ovvio, ma che alla fin fine da sempre aiutano a catalogare in maniera concisa tutti quei file mentali che inondano la nostra testa. A essere onesti, questo tipo di classificazione la si fa davvero per tutto e, il più delle volte, funziona alla grande. Già, il più delle volte. Perché vivere di generalizzazioni non è davvero possibile. Questo l’ho scoperto, o almeno ricordato, una volta deciso di andare a frequentare una palestra.
NUOVE ESPERIENZE
Dopo anni e anni di vita sedentaria sentivo fosse arrivato finalmente il momento di muovermi un po’ e provare qualcosa di nuovo. Da giovane ero un vero e proprio tornado di energia, andata a poco a poco scemando fino a diventare lo spiffero sotto la porta. Quando mi sono accorto che anche fare le scale iniziava a diventare un’impresa titanica ho capito quanto urgente fosse il bisogno di muovermi. E quale migliore occasione che avere un vecchio amico che apre la propria palestra non troppo distante da casa?
Fatica, sofferenza e morte erano scontate. Quello che tuttavia non mi sarei mai aspettato è il numero di giocatori appassionati che si annidano in un posto così, da sempre associato più al “BRO” che al “nerd”.
Videogiochi e fumetti sono in realtà parte integrante della vita di tantissime persone
Andrea tuttavia non è un’eccezione. Gli esempi di quanto sia difficile in realtà giudicare il libro dalla copertina sono tanti e vanno da Giuseppe, l’assiduo frequentatore della palestra che conosce i videogiochi attraverso il figlio, a Giovanni, l’insegnante di Karate con la passione per manga e anime. Videogiochi e fumetti sono in realtà parte integrante della vita di tantissime persone, molte più di quanto si pensi, e non si tratta più di un hobby per pochi prediletti. Forse, a pensarci meglio, non lo è davvero mai stato.
C’è quindi una piccola lezione che posso tirar fuori da questa nuova esperienza, oltre il “non essere bigotto”, ed è quella di non rinchiudersi dentro i propri confini, veri o fittizi. Se una volta o l’altra vi viene in mente la pazza idea di fare qualcosa di diverso e temete di non trovarvi bene in mezzo a nuovi gruppi di persone, non ascoltate quella vocina interiore, buttatevi!