The Last of Us: Part 2 non è di tutti i videogiocatori

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Una premessa prima di entrare nel vivo di questo editoriale: sebbene lo spunto parta dai recenti leak che hanno coinvolto The Last of Us: Part 2, in questo articolo non troverete alcuno spoiler legato al videogioco targato Naughty Dog.

Dopo questo necessario preambolo, c’è una questione che sta tenendo banco in ogni luogo della Rete, dai social a YouTube, passando dalle più disparate message board, internazionali e non. Il riferimento è ovviamente legato a una determinata frangia di videogiocatori talmente indignata per via della presunta trama dell’esclusiva PS4 in uscita tra poche settimane da minacciarne il boicottaggio, e arrivare – nei casi più estremi – alle offese dirette o addirittura alle minacce di morte nei confronti dei membri di Naughty Dog. Perché? Ci arrivo tra un attimo.

Prima di tutto bisogna dividere in due tipologie le persone che si indignano: la prima include tutti quegli individui omofobi e razzisti che purtroppo non perdono occasione per uscire dalle loro tane, e che comunque non avrebbero acquistato il gioco perché “oh mio Dio ci sono due ragazze che si baciano! E c’è pure una percentuale di personaggi non-bianchi superiore al 17,6745%!”. La seconda, l’unica a prima vista giustificabile, coincide con i fan del primo The Last of Us che si sentono traditi dalla direzione intrapresa da Neil Druckmann e compagni.
The Last of us part 2 editoriale

Neil Druckmann e compagni – e solamente loro – possono decidere cosa fare con Ellie e Joel

La loro reazione è quantomeno comprensibile ma si scontra con il concetto di paternità di un’opera di intelletto, sia esso un film, un romanzo, oppure – come in questo caso – un videogioco. Un videogioco non è di tutti. Non sta ai fan decidere quale direzione far prendere alla storia in un eventuale sequel. Ciò non toglie che sia normale avere delle determinate aspettative, e nel momento in cui quelle aspettative vengono tradite è altrettanto normale esprimere il proprio disappunto, ammesso che questo venga comunicato in toni civili e dunque senza sfociare in offese e minacce.

The Last of Us è di Naughty Dog. C’è poco da fare. La paternità dell’opera appartiene esclusivamente alla compagnia californiana: sta ai responsabili dello studio impostare la direzione del sequel. Possiamo sbattere i piedi per terra con tutta la forza di questo mondo, ma ciò non toglie che Neil Druckmann e compagni – e solamente loro – possono decidere cosa fare con Ellie e Joel. Chiedere a gran voce un cambio di direzione non è soltanto concettualmente sbagliato, ma rappresenta una vera e propria violenza nei confronti del team creativo. Il nostro essere fan di una determinata opera non ci dà alcun diritto di avanzare certe pretese. Un’opera, qualsiasi opera, appartiene solo e soltanto al suo creatore.
Mass effect 3 editoriale

si corre il rischio di fare la fine di Mass Effect 3

Altrimenti si corre il rischio di fare la fine di Mass Effect 3. Ricorderete senz’altro le polemiche sul finale che hanno coinvolto il gioco alla sua uscita, come ricorderete che BioWare ed Electronic Arts si piegarono al volere dei fan confezionando la famigerata Extended Cut del capitolo conclusivo della trilogia dedicata al comandante Shepard. Si trattò di un DLC gratuito pubblicato svariati mesi dopo il lancio del gioco che andò a modificare, in alcuni casi anche in maniera radicale, i diversi finali e ne aggiungeva uno inedito per andare incontro alle richieste degli appassionati. Un’assurdità, per quanto mi riguarda, che tradisce il concetto stesso di paternità dell’opera e che stravolge il senso di ciò che era stato scritto in sede di sviluppo.

Detto questo, una cosa è certa: quella che si sta abbattendo oggi su Naughty Dog è solo una leggera pioggerellina. La vera tempesta deve ancora arrivare e si paleserà soltanto a giugno, quando The Last of Us: Part 2 arriverà nelle mani dei giocatori. Solo allora capiremo la vera entità della polemica, e se – a prescindere dalla qualità dell’opera – gli sviluppatori getteranno alle ortiche la loro sacrosanta paternità per soddisfare le assurde pretese dei fan.

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