Fermi tutti. Giustamente vi starete chiedendo quale altro compleanno rilevante possa esserci dopo quello di settembre-ottobre del 2018 che ha segnato i trenta anni della vostra rivista preferita. Ed ecco qui: nel febbraio 2016 andava online il sito di TheGamesMachine, proprio questo che state navigando ora e che avete imparato a conoscere in questi cinque anni – e magari amare – un luogo digitale di febbrile confronto da affiancare al lavoro mensile che facciamo sulla rivista.
Il lancio del sito coincise anche con il mio tacito arrivo su TGM, esattamente a fine febbraio, in punta di piedi, vestito di bianco con la paura di sporcarmi o di fare una figuraccia. Sarò sincero, nel mio piccolo, essere arrivato su questi lidi ha coinciso con un incremento graduale del mio ego, già spropositato di natura, ma sono bastati un paio di mesi per rimettere la testa a posto e scoprire che nonostante avessi un piccolo bagaglio di esperienza e collaborando con altre riviste di settore cinematografico, scrivere per TGM era qualcosa di totalmente diverso.
Poco sopra vedete qualche nostalgica immagine dall’ultima Milan Games Week, giusto perché amiamo alla follia incontrarvi di persona!

Personalmente, sono riuscito a vedere e “toccare” i frutti del lavoro di questi cinque anni proprio alla Milan Games Week del 2019. Nonostante avessi già incontrato Oscar, il nostro editore in un’occasione separata a Roma, per la prima volta potevo incontrare dal vivo Mario, fargli una foto e mostrarlo alla mia signora, così che potesse anche lei dare forma e volto a quella persona che, anche negli orari più bizzarri, non manca di contattarci singolarmente o in gruppo, per comunicazioni o altro. Non ci si ferma mai, come già vi ho detto. Scrivere per TGM e far parte attivamente della rivista è sorprendentemente simile a una relazione extraconiugale: trovare il tempo di giocare quel titolo, elaborare un testo e giudizio correlato e correre – si spera di tornare presto a farlo, fisicamente – nella sala designata per assistere a quella proiezione stampa o un evento in particolare.
La stanchezza talvolta ti attanaglia, ma quando hai proposte che vengono ascoltate, accolte e messe in pratica, non c’è soddisfazione più grande, anche quando sei di fretta, con il tempo sempre più tiranno che, nemmeno troppo di rado, ti spinge nel cuore della notte a chiudere un articolo. Ma torniamo al nostro padiglione della Milan Games Week: vedo Mario, lo saluto, mi dice che non chiude occhio da giorni per tutti i preparativi e si ciba solo di aria e bevande energetiche. Ne ha uno stock sotto il tavolo. Io rilancio offrendogli una birra. Si comincia una lunga discussione che tocca tutto, cinema, videogiochi e libri, mi parla di Dark, poi si passa a Blade Runner e infine a Metro Exodus sul quale si prodiga in un flusso di coscienza mentre mi parla nel dettaglio di tutto il finale, chiedendomi solo alla fine se lo avevo giocato e finito. No, ancora non l’ho giocato, ma va bene lo stesso, grazie. Se avevo dubbi sulla natura umana di Mario, quei tre giorni mi hanno dato la conferma: è una macchina che non si ferma mai, un vero cyborg. E io sono fatto così, se mi trovo a mio agio con le persone, dispenso abbracci, sentimenti di pancia e birra per tutti. Infatti quando Erica e Gian Filippo mi hanno visto una mattina fin troppo tranquillo, appollaiato da un lato dello stand di TGM, prontamente hanno chiesto se stavo bene: è che il cappuccino ancora non aveva fatto effetto, Oscar mi aveva pure offerto un cornetto che non gli avevo chiesto, ché il mio stomaco deve svegliarsi quanto il cervello, più leggero possibile . Ma anche qui, va bene lo stesso, grazie. E poi in ordine sparso: tantissime chiacchiere su innumerevoli videogiochi e film, alcuni lettori che sono venuti a trovarci, qualcuno, magari giovanissimo, che ci ha scoperto per la prima volta, altri che… “ma come, esistete ancora?”.
Scrivere per TGM e far parte attivamente della rivista è al pari di una relazione extraconiugale

Si fa per scherzare, ma questa pagina di thegamesmachine.it in cinese mandarino è venuta proprio bene.
Tornando a me, proprio in quel febbraio 2016 ho cominciato a piccoli passi a firmare i miei articoli, sono stato corretto, bacchettato e indirizzato sul lavoro di gruppo. Ancora oggi tendo spesso a fermarmi, riposare testa e muscoli, capire se la direzione intrapresa è quella giusta, guardarmi dietro, vedere i passi intrapresi così da avere chiari gli obiettivi del domani. A oggi sito e rivista vivono in simbiosi perfetta. Il meccanismo quotidiano che mette in moto la macchina è quasi un’abitudine: diverse chat redazionali, coordinarsi per le consegne degli articoli, poi i contenuti della rivista, incastrare i più importanti videoarticoli e dividerci adeguatamente il lavoro. In particolare lo scorso 2020, anno funesto per tutto il globo, schiacciati dalla crisi sanitaria che ha complicato la vita a tantissimi settori produttivi, tra cui il nostro, ci siamo trovati davanti tante e nuove sfide, sempre per portare tra le vostre mani e sul web il miglior prodotto possibile, tanto che l’infame periodo ci ha reso addirittura più forti e vicini. L’obiettivo finale che ho fatto mio e scoperto giorno dopo giorno siete voi lettori, sempre lì a supportarci continuamente, che condividete le vostre storie di crescita e di amore con TGM come io ho qui condiviso una parte della mia, passata e attuale. Non credo di aver esagerato quando ho paragonato la collaborazione con TGM come una relazione extraconiugale, perché come ogni altra attività, ideale, missione o impegno che ci si prende, lo si deve portare fino in fondo, andando anche contro una quotidianità che ci opprime in lavori che non ci piacciono o i soliti problemi a cui andiamo necessariamente incontro. Lavorare su The Games Machine è quella finestra di evasione, dove al tedio si fa spazio la creatività e la passione. Se siamo ancora qui, dopo trentadue anni di rivista e cinque di web è solo grazie a voi. Questo è un compleanno di caratura minore, forse, rispetto alla decennale storia della rivista (32 anni, per la precisione, ndMario), ma ho comunque sentito di festeggiarlo con un editoriale fiume. Perdonateci, perdonatemi e amateci, quello sempre, tanto, tantissimo.
C’è ancora molto da fare, la fucina è sempre accesa, le idee si susseguono e non vediamo l’ora di mostrarvele. La storia ci è testimone quanto lo siete voi.