Martha is Dead, un'altra volta

Il titolo potrebbe fuorviare. Ciò che è successo a Martha is Dead non ci spinge a riflettere sul fatto che la censura possa sussistere o meno, la sua esistenza fa sempre male ma è talvolta necessaria. Qui ci si addentra nella difficilissima misura in cui un intervento censorio è d’obbligo, tenendo presente ciò che nel bene e nel male è stato già sdoganato al cinema, in TV e nei videogiochi, che in un sol colpo hanno il dono e fardello dell’interattività. NB: non ho citato i fumetti perché hanno già superato questa sorta di adolescenza espressiva, più tardi ma in modo simile alla letteratura, lungo i decenni e con naturalezza.

martha is dead censura

Dalle parti di TGM abbiamo un’idea abbastanza precisa della sequenza di Martha is Dead che Sony ha deciso di modificare. O meglio, sulla quale ha imposto di eliminare l’interazione lasciando una sorta di spezzone filmico, una cutscene che non è stata progettata come tale. ‘Ah, bene, se la scena esiste ancora dove sta il problema?’. Quest’ultima è una domanda retorica che ho già sentito, e che tuttavia svilisce lo stesso concetto di retorica: per i videogiochi, le meccaniche d’interazione sono importanti come qualsiasi altro elemento, per cui la loro eliminazione equivale a censura.

NON SI TRATTA DI QUALCOSA DI INEVITABILE: ALTRI GIOCHI TUTT’ALTRO CHE SCONOSCIUTI NON RIFUGGONO CERTO DAL MOSTRARE ATTI BRUTALI

E no, non si tratta di qualcosa di inevitabile. Giochi come i due Last of Us o Red Dead Redemption 2, che pure ho apprezzato molto, contengono momenti di violenza di tale portata da non poter essere nemmeno lontanamente paragonati ai parenti filmici; soggetto e sceneggiatura di Martha is Dead, al confronto, rappresentano quasi un inattaccabile trattato di interattività ai fini della storia. Un approccio magari semplice, ma che sa affiancare il racconto con un’introspezione umana al pari dei migliori videogiochi del genere, nel suo caso verso la fine della Seconda Guerra Mondiale per indagare sulla morte violentissima di una dolce creatura.

Non c’è molto altro d’aggiungere, se non ricordarvi che il gioco è disponibile nella sua forma intonsa su PC e console Xbox. E badate bene: nessuno a TGM vuole stigmatizzare Sony in modo perentorio o eccessivo. Da giornalisti e critici del videoludo di lunghissima esperienza li invitiamo semplicemente a riflettere. Il recinto ora è pericolosamente stretto, e ci avete infilato il cavallo sbagliato.

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