Nel 2016 PS4 Pro e Xbox One X sembravano un’ottima idea – a parte l’ossessione muskiana per le X a Redmond. E in effetti quasi una PS4 su cinque vendute era una Pro, e il 40% delle unità vendute dipendeva dalla voglia di aggiornare il proprio hardware. Ma adesso che siamo nel 2023 la mossa ha ancora senso?
La nona generazione è una generazione strana. Non poteva che essere altrimenti, visto che è iniziata durante una pandemia con tutto quello che ne è conseguito dal punto di vista sociale e industriale. Negli anni di lockdown si è consumato tanto intrattenimento digitale, ma si è anche faticato a produrlo. E si è faticato soprattutto a distribuire le piattaforme su cui farlo girare. Questo si è tradotto in una serie di rinvii quasi sistematica e nella necessità di “allungare” l’ottava generazione insistendo sul supporto cross-gen a PS4 e One, in barba a tutti i proclama per cui si credeva nelle generazioni. Viste queste premesse è inevitabile parlare di una generazione che, ormai quasi arrivata a metà del suo corso, deve ancora mostrare qualcosa di davvero soprendente. Praticamente tutti i videogiochi-evento degli ultimi 3 anni erano fruibili anche su PS4 e Xbox One: Elden Ring, Hogwarts Legacy (per quanto arrivato in differita sulle vecchie macchine), buona parte dei First Party Sony. C’è sicuramente qualche eccezione – Returnal è stato ingiustamente sottovalutato da questo punto di vista – ma il sentimento di scetticismo attorno a PS5 e Xbox Series X è comprensibile. E con queste premesse va da sé che chiedersi se c’è davvero bisogno del modello Pro di hardware che devono ancora mantenere le loro promesse sia uno step naturale.
NON CI SONO PIÙ LE MEZZE GENERAZIONI PLAYSTATION
È chiaro che dal punto di vista commerciale una ratio ci sia. Se il 40% delle unità di PS4 Pro vendute sono state acquistate da chi possedeva già una PS4 e voleva un upgrade, è plausibile che un certo mercato per una eventuale PS5 Pro ci sia comunque. Banalmente l’upgrade sarebbe appetibile con qualche offerta di permuta del vecchio modello per poter avere a disposizione altri due anni di garanzia ormai esauriti per il modello base – sempre non si sia pagata un’estensione al momento dell’acquisto. In quest’ottica, considerando che chi al momento prende le decisioni in PlayStation ha a più riprese dimostrato di portare avanti una strategia rivolta all’uovo oggi (e alla monetizzazione subito) più che alla gallina domani, la sensazione che una PS5 Pro possa in effetti uscire sul mercato c’è. E a quel punto è difficile ipotizzare che Microsoft non si allinei all’offerta, anche perché dopotutto la strategia di Phil Spencer e i suoi è abbastanza chiaramente quella di occupare un po’ tutte le fasce di mercato, dall’entry level di Series S fino alla Master Race più spinta. Quello che manca, però, è l’altro 60%.
La Next Big Thing era quell’8K che sembrava comunque lontanissimo, per mettere sul mercato delle console dove il massimo della risoluzione possibile era 1080p non sembrava un’idea sbagliata
IL COSTO DEI VIDEOGIOCHI
Esistono videogiochi bloccati sui trenta fotogrammi al secondo che proprio per questo hanno creato scandalo. Ultimo e probabilmente più rumoroso Starfield, dove per quanto ci si sia premurati di specificare che si tratta di una “scelta artistica” il sospetto rimane. Verrebbe da pensare che un’altra mezza generazione potrebbe essere una panacea, da questo punto di vista. Solo che nel mondo reale la panacea è e rimane un mito, e ogni farmaco ha le sue controindicazioni. Nello scenario attuale gli sviluppatori, guardando esclusivamente alle console domestiche, devono garantire che le loro creazioni girino su tre configurazioni diverse: PS5 (che non ha differenze di hardware tra standard e digital edition), Xbox Series X e Xbox Series S. In particolare Series X e Series S hanno delle differenze marcate a livello di memoria. Series S ha solo 10 GB di RAM contro i 16 del modello superiore, ripartiti in 8GB capaci di viaggiare a 224 GB/s e 2 a 56 GB/s. Di contro su Series X ci sono 6 GB con una larghezza di banda di 336 GB/s mentre i rimanenti 10 leggono e scrivono dati a 560 GB/s – nel caso di PS5 tutti e 16 i giga di RAM hanno la stessa velocità, 448 GB/s. Tutto questo per dire che la parte di memoria più veloce di Series S è comunque decisamente più lenta di quella più lenta (e grande uguale) di Series X. Si tratta quindi di tre configurazioni hardware diverse che vanno supportate allo stesso modo. E in particolare tutto quello che viene prodotto, a meno che non si opti per un’uscita in esclusiva su PlayStation, deve poter girare tanto su Series S quanto su X e PS5.
Nello scenario attuale gli sviluppatori, guardando esclusivamente alle console domestiche, devono garantire che le loro creazioni girino su tre configurazioni diverse
In tutto questo, comunque, rimane il fatto che al momento questa generazione non ha ancora partorito quel miracolo tecnologico o anche solo esperienziale tale per cui ci si possa congedare in pace. DualSense prometteva meraviglie, ma non è mai davvero andato oltre quanto faceva vedere Astro’s Playroom al lancio di PS5 – gioco peraltro preinstallato sulla console.
Per quanto ci sia una grossa giustificazione per tutto questo, io non sento il richiamo dell’upgrade