Oculus Rift, PlayStation 4.5 e gaming a prezzo d'oro

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Oggi avrei voluto parlare di Oculus Rift, e di come la commercializzazione del Development Kit 2 avrebbe potuto coprire una fascia VR meno facoltosa, ma la questione della Playstation 4.5 – o PS4 4K, che dir si voglia – mi ha convinto ad allargare il discorso. Chiaramente, da buon PCista, il mio ragionamento non ha nulla a che fare con l’opportunità di innovazione e upgrade, sempre sostenuta in quel di TGM, ma è chiaro che le proposte appena citate, pur se assolutamente legittime in termini commerciali, sembrano puntare senza tentennamenti e con notevole aggressività ad alzare la posta in gioco, intesa come prezzo del gaming (quello tradizionale, telefoni e tablet rispondono a leggi proprie) sulle tasche dei giocatori.

Chissà, magari tutti questi anni di crisi economica ci hanno fatto desiderare un atteggiamento più violento ed evolutivo, e dunque ce lo fanno accettare/accogliere più facilmente, ma il pensiero che si stia lentamente costruendo una sorta di elite videogiocante, capace di investire ogni due per tre diverse centinaia di euro sul suo hobby, non mi lascia affatto tranquillo. In questo stesso spazio abbiamo già scritto di impegni e tempo che complicano la vita del giocatore adulto, ma non abbiamo ancora parlato dell’assalto al portafoglio di padri di famiglia, precari e nuovi sfigati del secondo millennio.

MI AVRETE SEMPRE

Ovvero, il contrario dell’impavido “non mi avrete mai”. Paradossalmente, sono d’accordo con tanti colleghi, quando individuano nella PlayStation 4.5 un’opportunità tutto sommato gustosa, e anche con altri (meno numerosi, ovviamente) che apprezzano l’offerta esclusivamente “High Quality” scelta da Oculus Rift e HTC Vive per l’ingresso in scena. Queste cose rientrano nella sfera del legittimo; quel che manca è una prospettiva di evoluzione meno costosa e comunque innovativa, un po’ com’è stata per gli affezionati Nintendo – e una buona fetta di umanità – l’introduzione di Wii nel lontano 2006.

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L’obiettivo di Sony e Oculus non è di fare felici i poverelli come me

Nessuno ha ordinato a Palmer Luckey di privilegiare un oggetto con risoluzione un pochino superiore e tante piccole finezze, al doppio del prezzo del DK2, invece di immettere nei suoi store una doppia proposta e due prezzi differenti, uno dei quali aderente alle più morigerate promesse della campagna Kickstarter. La prova su ADR1FT della scorsa settimana mi ha ricordato proprio questo, che il secondo prototipo di Oculus Rift aveva già le carte in regole per soddisfare una fascia meno (economicamente) enthusiast, e che di fatto le sue specifiche erano già molto vicine a quelle di PlayStation VR, che pure sta smuovendo mezzo mondo per avere un frame rate decente a 1920*1080.

E, badate bene, qui non si sta parlando di numeri, ovviamente imparagonabili tra Oculus e Sony, ma di atteggiamento. Il colosso giapponese è stato protagonista di una politica vincente fin dal lancio di PS4, affrancandosi dalla generazione precedente e stando bene attento, tra le altre cose, a non innervosire i giocatori con pericolosi discorsi sul mercato dell’usato, e a partire con un prezzo meno alto della concorrenza. Anche l’offerta nella VR sembra seguire questa linea: un prezzo nudo del visore che si assesterà sullo stesso costo del DK2, e un bundle intorno ai 500 dollari con un set di PS Move, PS Camera, cuffie e cosette varie (roba che, aggiungo con un minimo di malignità, difficilmente potrebbe essere piazzata sul mercato in modo più proficuo). Pure in questo caso, però, nessuno ha imposto a Sony gli ultimi sviluppi: chiunque, nel 2013, avrebbe potuto prevedere che l’hardware di PS4 (e ancor più quello di Xbox One) sarebbe diventato obsoleto nel giro di pochi anni; in questo senso, sarebbe bastato uno slot di espansione GPU per rivoluzionare il mercato e trovarsi oggi in una diversa situazione, pur senza uscire dai sistemi chiusi tipici delle console. Anche perché il suono della parola non riesce a convincermi: se è una console a sé stante, “retrocompatibile” (termine improprio, lo so, usato per paradosso) con i titoli PS4 e pronta a ospitare giochi più potenti, perché non potrebbe chiamarsi semplicemente PlayStation 5?

Tutte queste considerazioni non cambiano il fatto che, appunto, “continueranno ad avermi”. Se non fosse il mio lavoro a convincermi (prima o poi, magari non subito) interverrebbero fattori di felice dipendenza, quelli descritti qui dal Kikko qualche giorno fa, ed è pur vero che l’obiettivo di Sony e Oculus non è di fare felici i poverelli come me, ma di individuare e perseguire le fasce di mercato più proficue. Solo, ecco, mi piacerebbe continuare a scrivere per persone di ogni tipo, e non solo per chi può permettersi console di metà generazione e costosissimi accessori. Mi chiedo se un giusto mezzo non sia possibile.

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  1. 1.
    più che voler creare una elite di giocatori, forse sparano alto sul prezzo sapendo che è destinato a rimanere un pezzo di nicchia. a parte il fatto che i prezzi caleranno con la diffusione. più che altro mi chiedo se questa sia veramente l'ultima frontiera del gaming. il vr aggiunge qualcosa di irrinunciabile? voglio dire, un volante e una pedaliera fanno la differenza se voglio un sim racing, ma il vr?
    tanto per dire, al lancio i controller di nintendo wii sembravano essere destinati a segnare un nuovo standard, a me pare che la moda dei motion control sia già finita.
    si potrebbe aprire un contest sulle periferiche e i device più fallimentari della storia. io voterei il power glove di nintendo.

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