Per la prima volta in vita mia non mi sono ritrovato a fare le ore piccole per lavorare su uno dei giochi di From Software, visto che Dark Souls 3 se lo è letteralmente bevuto il buon Mario Baccigalupi (di cui potete leggere la recensione cliccando qui, nel caso ve la siate persa) e a me sta restando in bocca – finalmente – il piacere di una run “tranquilla”, in cui esplorare con la dovuta calma e grindare agevolmente senza un embargo a ronzarmi nella testa e senza arrivare alla mattina con gli occhi che piangono sangue dalla fatica. Certo, la calma è sempre una cosa relativa in un titolo come Dark Souls 3, visto che la settimana di vuoto forzata (a causa dell’imminente stampa del numero di giugno di TGM e del “lavoro” su Uncharted 4) mi ha creato qualche scompenso di troppo prima che riprendessi pieno possesso del gioco e della situazione nel quale avevo lasciato il mio personaggio.
Più un videogioco è lungo e più mi viene voglia di goderne a piccole dosi
Al contrario, conosco amici e colleghi che il gioco “grosso” lo assumono alla goccia come si fa con gli shottini, un po’ per una sorta di inspiegabile necessità di partecipare alla corsa celoduristica di chi lo finisce prima, e un po’ perché preferiscono dedicare lo spazio del cervello deputato alla fantasia a un unico, singolo mondo, convinti che il mescolare più esperienze renda meno empatico il rapporto coi personaggi protagonisti. È un punto di vista di cui capisco le ragioni, ma che non riesco a fare mio. E voi da che parte state? Siete come me e tenete il piede in più scarpe, saltellando gioiosi da un fiore all’altro come l’apina industriosa, oppure pigiate l’acceleratore a tavoletta anche di fronte a videogiochi pantagruelici, e “chi s’è visto s’è visto” fino a quando non siete arrivati stremati alla fine?