Ragazzi miei, io sono un entusiasta delle nuove tecnologie. Sono curioso, disposto a sborsare cifre assurde per la pura gioia di provare qualcosa di nuovo, per quella eccitazione tutta particolare che ti regala solo l’esperienza di una “prima volta”. Sono uno che, spegnendo il cervello, uscirebbe ora di casa con 399 euro in mano, agitandoli al vento fino al primo GameStop per far suo un PlayStation VR. Lo farei davvero, nell’immediato, con la mia testaccia bacata e la coscienza che in situazioni simili è ormai scesa a patti troppe volte, e poi correrei felice a casa per annusare la plastica della confezione nuova e per tuffarmi nella gioia dello spacchettamento. Indosserei la periferica felice come una Pasqua e passerei una giornata col sorriso ebete sulle labbra, a mostrare a chiunque le potenzialità della tecnologia, vantandomene come se ne fossi l’artefice e sentendomi un privilegiato. Poi, la sera stessa, rimasto solo dopo l’eccitazione ormai stemperata, guarderei il caschetto vicino alla TV spenta e me ne uscirei con un “porco dinci” storico.
Facciamo un passo indietro, un flashback come quelli delle serie TV. Immaginatemi sei anni fa: ho un po’ meno barba (e meno di quanta ne abbia ora significa che io e la barba viviamo su due pianeti diversi), qualche chiletto in meno e lo stesso maledetto entusiasmo verso le nuove tecnologie.
VR di Sony vanta utilizzi che, in prospettiva, sembrano molto più interessanti rispetto a Kinect
Torniamo ad oggi. L’ingloriosa fine del Kinect la conosciamo tutti quanti, hanno perfino provato a “regalarlo” con la console, infilandolo “a tradimento” nel pacco base, ma nessuno lo voleva nemmeno in quel caso. Principalmente perché la gente non aveva intenzione di cambiare le abitudini di gioco, ma anche perché nessuno sembrava disposto a investire su una periferica che, data la sua natura opzionale, avrebbe ridotto la finestra dei possibili acquirenti ai soli possessori di Kinect e, quindi, solo a coloro davvero interessati al titolo. Tanto valeva virare su un progetto ibrido, come Child of Eden, almeno inizialmente. Il compromesso, tuttavia, è stato il primo passo verso l’oblio e ben presto il mio Kinect ha perso di valore e, soprattutto, ha perso utilità e freschezza. È diventato un fallimento da nascondere nell’armadio.
Se la VR dovesse rivelarsi una di quelle tecnologie che fatica a ingranare, che fine farebbero i 399 euro che abbiamo scommesso?
In questi giorni, quindi, vivo nel lacerante limbo di chi da una parte getterebbe al vento le proprie reticenze per aver accesso a una parte di futuro (e per uno cresciuto idolatrando la fantascienza questo significa molto), dall’altra nei panni scomodi di un ragazzo per cui seicento euro rappresentano quasi un mese di stipendio e quindi una cifra che, sulla soglia dei trenta, rappresenta più di quanto sia disposto ad sborsare.
Penso proprio che molti di voi si trovino nella mia stessa situazione, dilaniati tra curiosità e responsabilità verso un investimento economico ingente, spaventati dal dubbio che la VR possa rivelarsi una di quelle tecnologie che fatica a ingranare e poi muore. E se così fosse, che fine farebbero i 399 euro che abbiamo scommesso? Ancora più importante, che fine farebbe quella parte di noi così ingenua e meravigliosa disposta a investire sulle nuove tecnologie?
Solo che nel mio caso devo aggiungere alla cifra di cui parli nell'editoriale (quasi 600 euro), anche la spesa per una PS4 o meglio - visto che sta per uscire - una PS4 pro !!