È il 2012, il mondo non è destinato a finire come avevano previsto i Maya, eppure i Club Dogo scrivono e lanciano il loro nuovo singolo dedicato all’erba e a PES. Quindi, tutto sommato, ci è andata peggio del previsto.
Sul mercato arriva anche Nintendo Wii U, la nuova console di Nintendo che ha generato tanta confusione. In effetti il trailer di lancio non è di certo stato un esempio da imitare: ambiguo, disordinato e per niente esaltante. A un primo sguardo il Wii U pareva l’ennesima periferica stramba per Nintendo Wii, e di certo il nome non aiutava a regalargli una identità forte. D’altro canto l’idea in sé non sembrava nemmeno da buttare: creare un ibrido che permettesse di continuare a giocare anche quando lo schermo del televisore era occupato. Potevi portarti il paddone al bagno e farti addormentare le gambe, giocare sul terrazzino quando cominciava a fare davvero caldo, o mettere un freno alle liti domestiche quando tua moglie voleva vedere Il Segreto, ma tu stavi giocando a Zelda.
Nintendo Wii U ha fatto il suo corso, ha sedotto chi doveva sedurre e poi, in qualche modo, l’ha fregato. Io ho acquistato la console a pochi mesi dal lancio, in un bundle insieme al bellissimo Mario Kart. I primi tempi sono stati idilliaci e ho vissuto quel bel momento di quando hai un mucchio di giochi da recuperare a due soldi. Ho giocato tanto e bene. Certo, le promesse di portare la console al bagno erano una fantasia, perché l’aggeggio impazziva con un muro di mezzo e non c’era modo di dar seguito a quel sogno (a meno di installare dei sanitari in camera, s’intende). Però il problema di Wii U si è rivelato un altro, ovvero il supporto fallace di Nintendo e delle terze parti. Dopo il boom iniziale di titoli disponibili, l’afflusso si è andato spegnendo sempre più. Il ritmo di uscita si è assestato su due, tre titoli davvero meritevoli all’anno che, per quanto mi riguarda, equivale a mangiare una volta al mese. E per il fisico non è tollerabile.
La caduta di Wii U quindi è stata inevitabile. Rinnegata da Nintendo stessa che, un po’ come ha fatto Sony con PS Vita, ha cercato di nascondere sotto il tappeto l’insuccesso della console. Il colpo di grazia è arrivato con l’annuncio che la versione Wii U del nuovo Zelda sarà quella più “tonta” e che soltanto sulla nuova piattaforma il titolo esprimerà il suo pieno potenziale. Parliamo di un gioco che abbiamo visto nascere tre anni fa, annunciato in pompa magna come il capitolo di Zelda nativo per Wii U. Non dimentico che, in questo caso, sulla console con il paddone abbiamo giocato solo ai vecchi Zelda. Bellissimi, per carità, ma guardiamoci in faccia: una presa in giro colossale.
Il primo, inevitabile, pensiero è stato: “State cercando di rivendermi il Wii U?”
In questo momento mi sento come una di quelle anime disperate all’angolino durante la festa del secolo. Sono lì che sorseggio il mio drink analcolico mentre gli altri hanno mollato i freni inibitori: le coppie si giurano amore eterno, i timidoni prendono coraggio e protendono le labbra alla ricerca di un bacio che, come per magia, gli arriva. E io sono lì che guardo, e mi chiedo perché non mi sto divertendo come gli altri. Forse perché so che questo è soltanto l’ennesimo biglietto d’oro per il Paese dei Balocchi, e io ho un armadio pieno di orecchie d’asino.