Salvate quel titan...

Titanfall

…o lasciatelo morire, se proprio non v’interessa più il genere. Inizialmente avevo pensato questo articolo come un convinto sostegno a Titanfall 2, dopo essere riuscito a giocare qualche ora alla campagna (se volete c’è la recensione completa di Roberto Vicario a disposizione) e sul multiplayer: in effetti il titolo di Respawn è un oggetto ludicamente prelibato, qualcosa che molti altri sparatutto AAA non riescono più a essere da qualche tempo a questa parte. A quel punto, però, mi è passato per la testa un pensiero più maligno: se persino il publisher si è dimostrato incurante del destino del gioco, perché dovrei farlo io che, non più di qualche settimana fa, ho espresso crucci sui pantani qualitativi in cui il genere è rimasto bloccato?

VITA E MORTE DEGLI SPARATUTTO STORY DRIVEN

La questione ha senz’altro una risposta in termini freddamente commerciali: gli action sportivi calcistici sono solo due, almeno su PC e console, e questo non significa che il genere (o sotto-genere, fate voi) non debba essere considerato tale; allo stesso modo, gli incassi dei puntuali FPS di fine anno – o anche solo del Call of Duty di turno – reggono da soli l’esistenza stessa di un certo modo di fare giochi d’azione in soggettiva, almeno nell’investimento sui giganteschi team che li realizzano.

Titanfall

Gli incassi degli FPS di fine anno reggono da soli l’esistenza stessa di un certo modo di fare giochi d’azione in soggettiva

È altrettanto sensato, però, ricordare come il panorama si sia progressivamente svuotato di alternative, dai grandi publisher all’interesse calante degli sviluppatori indipendenti: credo di poter dire, ad esempio, che gioiellini come SUPERHOT giocano in un altro campionato, mentre teste di serie come Call of Duty e Battlefield non sono più d’ispirazione per altri studi e, soprattutto, i loro emuli non sarebbero una sicurezza d’investimento per nessuno. I veri pezzi forti degli ultimi anni – con una veste commerciale, certo, ma anche con un’anima fresca come una rosa – si chiamano DOOM e Shadow Warrior 2, e solo per sommi capi possono essere considerati parenti di Call of Duty: la storia deve essere a dir poco minimale, ed è il gameplay (e dunque il senso di sfida) l’unica cosa su cui gli sviluppatori possono lavorare per acchiappare il giocatore.

A parte la scarsa durata, dicevamo, lo storymode di Titanfall 2 corrisponde al meglio che il genere è in grado di dare: ha una trama capace di bucare l’immaginario collettivo – nel suo caso su fumetti, anime o film dedicati ai mech – e caratterizza ogni suo passaggio con qualche trovata intrigante e ben progettata, magari una porzione del gioco costruita su una caratteristica che, in altri casi, ha dato forma a intere avventure (e non mi sembra il caso di spoilerare oltre). Un’esperienza breve e tuttavia intensa, vicina per spirito ma non per omologazione a quanto veniva fatto negli sparatutto di Monolith o Valve a inizio millennio, scandita da eccellenti script in prima persona e, nel suo caso, da un appropriato ricorso alle soluzioni platform. Davvero ci si chiede che senso abbia avuto la scelta di Electronic Arts sulla data di pubblicazione, nel bel mezzo di Battlefield 1 e Call of Duty: Infinite Warfare, se non quello di identificare un intero genere con una partita commerciale da giocare in tre, con una valida pedina preventivamente giudicata come sacrificabile.

L’ULTIMO APPELLO DI TITANFALL

La faccenda può essere messa in una maniera ancora più semplice, quasi triste per chi ha seguito i fasti degli sparatutto fondati sulla trama: chi ha ancora a cuore il destino commerciale del genere – o la sua forma “tradizionale”, se vogliamo metterla in termini diversi e comunque veritieri – dovrebbe moralmente far suo un oggetto ben eseguito e creativo come Titanfall 2, anche solo per mostrare nel suo piccolo, e con quelli che la pensano alla stessa maniera, che è questo il modo di tenere in vita lo spirito classico degli sparatutto lineari, suddivisi con pari dignità fra opzione Storia e comparto multiplayer.

Titanfall

Chi ha ancora a cuore il destino commerciale del genere dovrebbe far suo un oggetto ben eseguito e creativo come Titanfall 2

Potrei anche invitarvi a puntare sul seguito appena annunciato (dal sito del libro; Deep Silver, tuttavia, ha precisato che non uscirà nel 2017) di Metro 2033 e Metro: Last Light, non si sa ancora se aperto o meno al multigiocatore ma, a giudicare dai precedenti, dotato di enorme potenziale narrativo; non saprei davvero, però, come il gioco degli eccellenti 4A Games potrebbe propiziare da solo la rinascita del genere, se non in sogni poco convinti e già distratti da altri lidi. Nemmeno Titanfall 2 ha questo potere, probabilmente, ma la sferzata si sarebbe comunque sentita e, almeno, avrebbe pungolato i publisher sul fatto che la creatività (anche solo una scheggia) qualche volta paga. Ora come ora per risvegliare il genere ci vorrebbe un nuovo Half-Life, e non so nemmeno se è nei pensieri di Gabe Newell quando si pareggia la barba la mattina.

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