Prossima fermata: futuro

prossima fermata futuro

Giusto qualche settimana parlavamo di costruirsi da sé il proprio PC, di come ci si “divertiva” in quei tempi là a smanettare con IRQ, AUTOEXEC.BAT e jumper degli hard disk. Domani, invece, come ci divertiremo? La riflessione prende spunto da un articolo pubblicato su Business Insider, che parla dell’imminente e inevitabile morte dello smartphone, e di quello che potrebbe riservarci il futuro.

I telefoni così come li conosciamo e usiamo oggi, in fin dei conti, rappresentano di fatto l’evoluzione ultima di un comune PC, laddove gli ingombri si sono fatti infinitamente più piccoli, mouse e tastiera sono stati sostituiti da un’interfaccia touch virtuale e il monitor è lo stesso schermo su cui premiamo le dita. Una rivoluzione per l’impatto che ha avuto sulla società e sulla sua evoluzione, indubbiamente, ma dal punto di vista freddamente tecnologico si tratta solo di un passo avanti, per quanto impressionante.

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La tecnologia rende sempre meno netta la linea che separa il reale dal virtuale, l’uomo dalla macchina

Si andrà avanti per sempre in questa direzione? Probabilmente no, e di segnali in questo senso ce ne sono parecchi: il maggior coinvolgimento di tutti i grandi player del mercato (da Apple a Google, passando per Amazon, Facebook e Samsung) nella realizzazione di intelligenze artificiali sempre meno passacarte virtuali e sempre più capaci di interagire con l’utente, che si tratti di attivare il timer per la cottura della pasta o di controllare e gestire il flusso di informazioni che proviene dall’esterno. Aggiungiamoci anche la scommessa della realtà aumentata cui – anche qui – stanno puntando in tanti, da Intel a Google, passando per Facebook e Microsoft: non manca moltissimo al debutto di visori che sovrappongono un overlay virtuale al mondo che ci sta attorno. Entrambe queste tecnologie, di cui cominciamo oggi a vedere qualcosa di concreto, si muovono in un’unica direzione, quella di rendere sempre meno netta la linea che separa il reale dal virtuale, di fondere in un unico universo quello che fino a oggi (o almeno fino all’altro ieri) vivevano in due spazi netti e distinti.

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Rimane un ultimo passo da compiere, la fusione tra uomo e macchina, e Musk ci sta già lavorando

L’ultimo passo da compiere, a questo punto, è eliminare l’ultima barriera, ossia il fatto che computer ed essere umano sono entità distinte: che si tratti di digitare su una tastiera, di parlare con il telefono che abbiamo in tasca o di guardare il mondo da un visore, parliamo sempre di oggetti fisici separati dal nostro corpo. Notizia di settimana scorsa: Elon Musk, il papà di Paypal, SpaceX e Tesla Motors, annuncia la nascita di Neuralink, il cui obiettivo primario è realizzare interfacce da impiantare nel cervello umano, che permettano di interagire con i computer direttamente con la mente. Gli ostacoli per la realizzazione di una simile tecnologia sono enormi, ma già il fatto che se ne stia parlando in articoli di riviste scientifiche e non sulle pagine di un romanzo di fantascienza è probabilmente più di quanto ogni appassionato di cyberpunk potesse sperare. La fusione tra uomo e macchina non sembra più relegata alla fantasia di scrittori e sceneggiatori, ma comincia a diventare uno scenario possibile, per quanto ancora abbastanza lontano; la chiusura del cerchio aperta nel momento in cui l’uomo ha cominciato a digitare comandi davanti a uno schermo con un cursore lampeggiante.

Musk ha dichiarato che l’ascesa dell’intelligenza artificiale implica per forza di cose che gli esseri umani dovranno “augmentarsi” (per dirla alla Deus Ex, e non so se le implicazioni di tutto questo vi sono chiare) per rimanere al passo. In generale, gli scenari dipinti dalle opere che si sono occupate dell’argomento non sono dei più idilliaci, ma questo non gli impedisce di mantenere intatto il suo enorme, terrificante e pazzesco fascino.

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