È in giorni come questi, di tricolore tinti, che mi fermo a riflettere su quanta fatica facciano gli sviluppatori italiani. È noto come fare impresa in questo Paese sia particolarmente complicato, e come lo sia ancora di più se si “fanno cose” in un settore come quello dei videogiochi, un medium ancora lontano dalle corde culturali dell’italiano medio e dal supporto delle istituzioni, almeno se si azzarda un paragone con l’estero. Eppure, dal mio punto di vista, sotto la cenere arde una brace di un bel rosso acceso, e non solo recentemente.
Nell’analizzare il settore ci piangiamo spesso addosso, il che è un atteggiamento tipico del nostro modo di essere italiani: tuttavia, se guardiamo con un po’ di distacco allo stato delle cose e a come stanno emergendo i nostri dev, abbiamo più di un motivo per sorridere. Al di là dei prodotti motoristici di Milestone e del caso clamoroso di Kunos Simulazioni e Assetto Corsa (ormai da tempo portabandiera tricolore in quel di Steam e perennemente in cima alle preferenze di chi ama le simulazioni su quattro ruote), l’Italia sta – poco alla volta – prendendosi uno spazio importante anche in altri settori del mercato.
Guardiamo a Ovosonico, per esempio, e all’appena annunciato Last Day of June, figlio di una sensibilità che già aveva dato i suoi frutti ai tempi di Murasaki Baby, un titolo che forse non è stato bagnato da vendite fortunate (ma il fatto che sia apparso solo su PS Vita è sottolineare, da questo punto di vista), ma che aveva comunque creato un’eco importante tra i videogiocatori. Guardiamo a Gamera Interactive, che ha debuttato con un platform a nostro modo di vedere solo discreto come Unit 4, ma che ha in canna un progetto ben più ambizioso e su cui nutriamo grandi speranze come Alaloth, che – tra le altre cose – prevede il coinvolgimento di gente come Chris Avellone e Kevin Jordan, giusto per fare un paio di nomi. Guardiamo a Invader Studios, un team di ragazzi che si sono fatti apprezzare per il progetto (poi abortito) di un remake di Resident Evil 2 e che aspettiamo tutti al varco con Daymare: 1998, un survival davvero promettente e su cui il nostro Mario Baccigalupi ha già messo la spunta delle cose da tenere sotto osservazione. Guardiamo anche al publishing, con Digital Bros che sta trasformando 505 Games in un soggetto importante e che sta puntando molto anche alla formazione di giovani talenti (magari da tenersi in casa) attraverso la Digital Bros Game Academy.
Non è difficile immaginare, nel medio/lungo periodo, un ruolo sempre più importante degli sviluppatori italiani
Ecco perché, nelle occasioni in cui il Paese si ferma per festeggiare la sua identità, mi sento di prendere un po’ di fiato, uscire sul balcone e gridare “Viva l’Italia! Viva gli sviluppatori italiani!”, senza il rischio di essere additato come campanilista a prescindere. Si tratta di ragazzi che magari, proprio oggi che molti di noi sono a rilassarsi da qualche parte all’ombra di un tiglio e con un barbecue nelle vicinanze, passeranno le ore davanti a un monitor, coltivando un sogno chiamato videogioco. A loro alzo il calice e dico prosit.