Ieri sera, nel silenzio ovattato della notte incombente e dopo che tutto il resto della ciurma era già a dormire da un pezzo, mi sono soffermato a guardare con attenzione il “mobile delle meraviglie” che poggia lungo tutta una parete, nel salotto di casa. Il ripiano ospita un OLED 55” e una decina tra joypad e controller assortiti, mentre gli spazi sottostanti accolgono una PS4 Pro, una Xbox One S, un Nintendo Switch, il decoder di SKY, un NAS multimediale Qnap, un Nvidia Shield TV e un massiccio sintoamplificatore di Onkyo. Non mi ero mai fermato a considerare la somma delle parti: accorgermi di tutto quel ben d’iddio – raccolto in uno spazietto di pochi metri cubi – mi ha fatto pensare a quanto io sia fortunato nel potermi permettere tanta frivolezza, laddove le cose importanti come l’amicizia e i valori della famiglia hanno comunque già cappato il livello da tempo (sulla salute sorvolo, ché è meglio).
Il pensiero è corso subito alla giovinezza, quando mi pareva di vivere in paradiso solo per il fatto di avere a disposizione in cameretta un misero televisore a tubo catodico da quattordici pollici, con un Commodore 64 e un’Amiga alternativamente collegati all’ingresso dell’antenna. Non farei mai baratto di situazione (a meno che il Diavolo, o chi per lui, accetti di restituirmi indietro anche gli anni di vita, o almeno la prestanza fisica), ma è indubbio come, nonostante il tanto tempo passato, sia rimasta ugualmente luminosa la scintilla che accende in me il piacere della tecnologia. Messe da parte le cose davvero fondamentali della vita, in cima alla lista di quelle accessorie – per quanto mi riguarda – c’è il godimento del progresso tecnologico in ambito multimediale (ma non solo), scavalcato solo dalla gran voglia di visitare il mondo in lungo e in largo, cosa che mi auguro di fare almeno parzialmente prima di lasciarci le penne, se mai arriverò ad avere una pensione. L’emozione di quando ho acceso l’Amiga 500 nuovo di pacca e ho inserito dentro il dischetto di Defender of the Crown me la ricordo come fosse oggi, e questo proprio perché è lo stesso identico brivido che provo ogni volta che qualcosa di inedito entra nella famiglia tecnologica di casa Conte.
tra 30 anni avremo a disposizione cose che al momento non riusciamo neppure a sognare
Rivalutando meglio la questione, però, lo shock sarebbe insostenibile: se penso al ragazzino che ero, trasportato improvvisamente nel salotto dell’uomo che sono oggi, me lo immagino col cervello in overload, incapace di comprendere buona parte delle cose che si troverebbe di fronte, a cominciare da quel posto al contempo bellissimo e terribile che è internet. No… forse è meglio riempire il bicchiere goccia dopo goccia, assaporandone bene il contenuto a piccoli sorsi, con la certezza che l’esperienza accumulata aiuterà a cogliere al meglio tutte le sfumature del futuro tecnologico che ci aspetta. Come si fa con un buon vino, insomma, di fronte a un camino acceso.