La pirateria fa bene? Ni.

pirateria fa bene

E dopo tutti questi anni in cui ci hanno fatto una testa così che “non ruberesti mai una borsa o un televisore“, che scaricare qualsiasi cosa è un reato, e soprattutto che l’industria creativa – musica e film in testa – ha rischiato di morire per colpa della pirateria, salta fuori che *forse* la situazione non è così drammatica come ce l’hanno dipinta. Forse.

Nel 2015, l’Unione Europea ha commissionato uno studio (costato 428mila dollari, tra l’altro) per stabilire “quanto il consumo di materiale pirata intacchi gli acquisti legali di libri, film, musica e videogiochi. Questo rapporto è rimasto praticamente chiuso in un cassetto fino a un paio di giorni fa, quando l’europarlamentare Julia Reda del Partito Pirata Europeo ha diffuso lo studio realizzato da Ecorys (link al file in formato .pdf). Le motivazioni del perché lo studio sia saltato fuori solo adesso, e solo grazie agli sforzi di una giovane parlamentare, possono essere varie e lasciano spazio a qualsivoglia teoria, comunque esulano dal discorso principale, e per il momento le lasciamo da parte.

Lo studio dice che non ci sono sufficienti prove statistiche per dimostrare che la pirateria sia effettivamente dannosa

Nelle oltre trecento pagine del documento, gli studiosi giungono alla conclusione che «i risultati dello studio non mostrano solide prove statistiche secondo cui i download illegali hanno un impatto negativo sulle vendite». Al tempo stesso, però, «questo non vuol dire che la pirateria non abbia alcun effetto, ma solo che l’analisi statistica condotta non dimostra con sufficiente affidabilità che questo effetto esista davvero». Spulciando qua e là il rapporto, si legge che i download illegali non colpiscono molto le vendite dei big della musica (com’è abbastanza prevedibile, in fin dei conti), né quelle degli ebook, mentre ne risentono – almeno in parte – i film, nella fattispecie i blockbuster. Probabilmente, mi permetto di azzardare io, per via del loro consumo “usa e getta“, che una volta che l’hai scaricato e visto illegalmente, è piuttosto difficile decidere poi di andare al cinema a recuperarlo o acquistare il Blu-ray in un secondo momento.

pirateria fa bene

Curioso, invece, il risultato per quanto riguarda i videogiochi: stando al rapporto, i download illegali e la pirateria in realtà sortirebbero l’effetto di aiutare l’industria, senza impatti negativi sulle vendite. Nella fattispecie, «l’impatto delle transazioni illegali sulle vendite è positivo, a suggerire che il consumo illegale porta a un maggior consumo legale».

Incredibilmente, dallo studio sembra emergere la tesi secondi cui la pirateria aiuterebbe l’industria del videogioco

«L’effetto positivo dei download illegali sulle vendite può essere spiegato dal fatto che l’industria del videogioco ha saputo convertire i giocatori illegali in utenti paganti. Tra le tattiche usate, per esempio, l’offerta di gameplay con bonus extra o livelli extra per i consumatori paganti». Che, messa così, suona un po’ bizzarro e figlio di una certa qual ignoranza di fondo sull’argomento (sai che novità); più in concreto, credo che si possa interpretare la frase col fatto che i contenuti accessibili a chi è connesso online (e quindi controllato, e quindi per forza di cose legale legale) giustifichino la spesa per l’acquisto di un gioco, piuttosto che la sua fruizione da “forever alone” a cui sono costretti i pirati. E questo senza contare la presenza di “trovate” più o meno ingegnose volte a scoraggiare l’uso di copie illegali in alcuni giochi.

Ora, che la pirateria, in fin dei conti, in un certo qual modo, possa in ultima analisi aver aiutato il boom dell’industria (soprattutto negli anni Novanta, con l’avvento della prima PlayStation), non è cosa che scopriamo oggi o di cui ci si debba ancora sorprendere. Devo comunque ammettere che il dato dello studio – condotto su un pool di sei nazioni, di cui l’Italia non fa parte – comunque mi stupisce, anche se non mi fa cambiare idea sul fatto che sia profondamente sbagliato scaricare giochi senza pagarli, e che non vale neanche la scusa di considerare la warezza come una sorta di demo sotto steroidi, che lo provo, se poi mi piace lo compro. Troppo comodo.

pirateria fa bene

C’è giusto un dato, che nello studio non viene citato, ossia che di fatto, sulle nuove console, piratare è diventato davvero complicato, se non impossibile: ammetto di non frequentare troppo l’ambiente, ma una rapida visita su un paio di siti piuttosto noti mostra la pressoché totale assenza di titoli pirata per PlayStation 4, Xbox One e Switch, con il PC rimasto praticamente “solo” in questa antipatica corsa. Da questo punto di vista, i dati assumono forse più senso, almeno nel tempo: se la generazione di console precedente pagava la presenza di titoli pirata, la percentuale di giocatori illegali su queste piattaforme – leader di mercato – si è andata sensibilmente assottigliando con l’arrivo delle nuove generazioni. E questo, ahimé, non ci dice molto sulla propensione del giocatore all’approccio illegale: ci sono meno giochi pirata perché la gente si è davvero convinta che sia meglio il “pacchetto completo”, o perché è più complicato metterci le mani sopra?

Cominciamo a parlarne, che di cose da dire ce ne sono parecchie, e torneremo presto sull’argomento.

Articolo precedente
ultima online editoriale

La mia vita cominciò, come l'erba, come il fiore

Articolo successivo
survival

Quel benedetto gunplay

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata