3 ottobre 2017, ore 21:27
Conclusasi la giornata di lavoro, con la lavastoviglie che fa da sottofondo al dolce russare dei tuoi figli, raccogli dallo scaffale il pad della PS4 con ancora attaccato l’headset redazionale – un paio di Sound Blaster Tactic360 Sigma della Creative che nemmeno fossi davvero sul campo di battaglia – e schiacci in maniera meccanica il tasto centrale per avviarla. Ti siedi, rifletti sul fucile da ricognizione trovato la sera prima che ti sta dando un feedback più che sfizioso, saluti tua moglie augurandole una buona notte e, tramite comando vocale, avvi Destiny 2. No way: è uscito l’aggiornamento 5.0 del firmware Sony e ti tocca aspettare. Il download parte in automatico, quindi posi il pad e vai a ritirare il bucato del giorno prima.
3 ottobre 2017, ore 21:45
375 MB dopo, con il bucato asciutto già in parte piegato, riprendi il pad e ti risiedi. Nelle cuffie suona il main theme del gioco Bungie, quando una notifica ti avvisa che è disponibile la patch 1.06 e che per connetterti al server è necessario aggiornare il software. Mormori “Cuphead lèvati”, pensando ai Santi del calendario snocciolati in quei 30 secondi necessari a realizzare che non puoi ancora fare pew-pew-pew con gli amici del #teamcrimine. Poco male, dai: 55 MB di amore e tra 5 minuti tutto sarà operativo. 3, 2, 1… No. Qualcosa non va tra la tua console e il server. Non fai in tempo a leggere cosa, perché chiudi e riavvii senza riflettere, come se la PS4 fosse un 386 della Olivetti M300 pagato 1,8 milioni di lire nel 1993, quando un mega di RAM costava 200 mila lire e tuo padre te ne regalò quattro per Natale. A livello di vocabolario vietato ai minori hai raggiunto il primo Dark Souls, ma là fuori c’è gente che si arrabbia se paragoni Cuphead al titolo di From Software, quindi la smetti e inizi a pensare al Kikko che fa la coda in Posta con i pensionati, e tutto torna nella normalità.
3 ottobre 2017, ore 22:34
Tuo figlio si è svegliato per il latte di riso. Hai riempito il biberon, lo hai scaldato, glielo hai dato, lo hai rimesso a letto e sei uscito dalla stanza in punta di piedi per tornare davanti alla TV. Si è alzato un’ora abbondante prima del solito, probabilmente disturbato dal rumore della poltrona che sbatteva contro il tavolino. Un gesto che certo non ha sistemato le cose, ma ha aiutato a scaricare la tensione. Destiny 2 non parte. L’errore si chiama Nightingale, anche se con tutta sincerità il suono che ti esce dalla gola a tutto assomiglia tranne che al gorgheggiare di un usignolo. Stacchi la spina della PS4, aspetti 5 minuti per pulire la cache, la riattacchi ma ancora nulla. Disinstalli l’applicativo che avvia il gioco, lo riscarichi – 440 MB e passa la paura – ma nulla. Ancora Nightingale, ancora bestemmie, ancora niente gameplay.
4 ottobre 2017, ore 00:17
Ti sei calmato. La PS4 è in modalità sospensione, perché tanto adesso non ti servirà. Ci hai provato con Invisible, Inc., uno strategico a turni che volevi provare da tempo. Per altro, gli strategici a turni sono la tua passione da sempre, quindi l’idea era che ti avrebbe rilassato mentre scaricavi in background tutti e 39 i GB di Destiny 2. La tua connessione è veloce, sei sui 32 MB/s in download stabili e non c’è da lamentarsi, ma 39 GB sono tanti, e tra poco più di cinque ore la sveglia suonerà. Nel mentre, hai scoperto di non essere l’unico Guardiano ad aver perso la testa, questa notte, ma il vecchio adagio “mal comune mezzo gaudio” a ‘sto giro non ha funzionato. Prima di ibernare la console, hai disinstallato Invisible, Inc. perché, sì, carino, ma c’è XCOM 2: War of the Chosen che ti aspetta, in coda a The Banner Saga 2 e Divinity: Original Sin, e di certo non avrai il tempo di dedicartici con lo stesso trasporto. Hai l’amaro in bocca; lavarti i denti non è bastato. Ti addormenti una mezz’ora più tardi convinto che il “sistema” ti abbia portato via qualcosa.
4 ottobre 2017, ore 10:15
Hai bevuto un paio di espressi uno via l’altro, ma il sonno arretrato ti morde la cervicale. La giornata che ti aspetta è lunga, e ancora non sai se stasera Destiny 2 funzionerà a dovere o ci saranno altri intoppi. Non sei abbastanza lucido per fare riflessioni sensate, ma quell’astio nei confronti delle nuove console che ti propinano aggiornamenti continui, impedendoti di giocare offline, è cresciuto a dismisura. Hai internet da quando Gabe Newell decise che Half-Life 2 dovesse essere l’apripista per ciò che sarebbe diventato l’always-on, ma già in quel day one avresti dovuto capire che le cose non sarebbero andate bene. Ti ci vollero due giorni per connetterti al server di Valve e farti riconoscere: troppi utenti, tutti insieme, con un’infrastruttura inadeguata per la mole di traffico. Da allora hai passato ore a guardare una barra che misura la progressione del download senza poter fare altro. Sei stanco. Vorresti buttare tutto, ma un’altra strada non c’è. Speriamo che stasera tutto funzioni, speriamo non ci siano patch da scaricare; speriamo di giocare, almeno stasera, lontano dai bug fix che alimentano la rete e disturbano il tuo sonno.