La paradossale rivoluzione di Gran Turismo Sport

gran turismo sport recensione ps4

Ieri finalmente i server di Gran Turismo Sport hanno aperto, e, finalmente, è scattato il semaforo verde delle gare online, che rappresentano il cuore della produzione e, al netto dei limiti del modello di guida, saranno determinanti in chiave di valutazione. Ecco, non so quanto il sistema riuscirà a farmi amare un gioco che resta ancorato in maniera fin troppo arcigna al passato, ma è evidente che è bastata una giornata di gioco per spazzare via qualsiasi altro online di corse automobilistiche sul mercato, dal punto di vista della gestione gara. Un po’ di tempo fa Ivan si lamentava della creanza online e citava i pazzi della prima curva: d’altronde, nelle discussioni redazionali sui giochi di guida di fascia “simcade” la difficoltà di godersi gare serene e appassionanti è sempre uno degli argomenti ricorrenti. Ecco, anche senza tornei in atto, con la playlist giornaliera Gran Turismo Sport rende immediatamente accessibile a tutti un universo di gare online appassionanti e piacevoli.

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Tutto questo è possibile grazie all’ossessione per la democrazia e la pulizia di guida di Yamauchi e del suo team che, pur condizionando in maniera a mio avviso penalizzante il modello di guida, è riuscito nell’impresa di tirar fuori, out of the box, qualcosa di estremamente funzionale all’online gaming. Mette davvero tutti sullo stesso piano trovarsi immediatamente in gare con 24 auto in pista, con un modello di guida sufficientemente accessibile da rendere abbastanza relativa la differenza tra periferica utilizzata e tipologia di aiuti alla guida, e con vetture tutte livellate in maniera anche “pesante” da un bilanciamento che ne appiattisce un po’ le diversità, con la certezza che qualsiasi manovra sporca verrà penalizzata in maniera severissima (e a volte fin troppo eccessiva). Insomma, è quasi un paradosso, ma Gran Turismo Sport, online, trasforma i limiti in punti di forza, il tutto al servizio di una visione che, pur impopolare dal punto di vista del purismo del motorsport, si trasforma in popolare nel vero senso della parola. Insomma, il multiplayer di Gran Turismo Sport è figlio di una ragion di stato che vuole dare a tutti la chance di giocarsi le proprie possibilità in pista per premiare i più bravi, perché di fatto l’unica cosa che conta è trovare la quadra in un sistema di guida strano, ma funzionale alla competizione.

Gran Turismo Sport è figlio di una ragion di stato che vuole dare a tutti la chance di giocarsi le proprie possibilità in pista per premiare i più bravi

Io non so tutto questo quanto possa compensare in senso assoluto i difetti del titolo, ma sono sicuro che siamo assistendo a un paradosso, ovvero a un gigante del passato che, con la sua serafica lentezza ma ferma convinzione, può essere in grado di cambiare il futuro, e trasformare l’esport in qualcosa di comune, diffuso e appassionante su larga scala. Poi magari Gran Turismo Sport non passerà alla storia come il miglior titolo di corse sul mercato, anche perché di sicuro non lo è, ma è altrettanto vero che la rivoluzione democratica del suo online è destinata a fare scalpore, e può avere la stessa portata della World Cup di FIFA o dei tornei di Ultimate Team. L’idea, da novembre, di scendere in pista a difendere l’onore della propria nazione o del proprio brand preferito, con la bandierina accanto al nome, il proprio casco e la livrea personalizzata, in un sistema di competizione fluido ed estremamente funzionale, è semplice e neanche nuova, ma nessuno era riuscito a realizzarla in maniera così godibile. Certo, sull’altare della sua visione Yamauchi ha sacrificato parzialmente il realismo, la fisica e il brivido del limite, ma è anche vero che il fine, spesso, giustifica i mezzi, e dopo vent’anni “driving is for everyone” assume sempre più senso. Ora devo solo capire come completare la recensione, e sarà durissima.

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