In questi giorni sono finalmente riuscito a dedicare un minimo di tempo a FIFA 18, dopo che il disco del gioco ha sostato per un mesetto abbondante sul ripiano del televisore, in attesa paziente che gli degnassi le giuste attenzioni. Diversamente dagli scorsi anni, però, a ‘sto giro la versione interessata è quella PS4, un po’ perché qualche partita a spot con Davide Mancini me la voglio fare nelle fredde notti invernali che verranno, e un po’ perché ogni tanto è bello fare come le scale di Hogwarts e cambiare, anche solo per il gusto di.
Proseguire il percorso di una serie modificando piattaforma – quando si parla del mondo console – non dovrebbe essere un grande trauma, nell’ottica del semplice riappropriarsi di determinati meccanismi che erano ormai nei polpastrelli, dopo otto anni con in mano un controller Microsoft. E invece, almeno nel caso di FIFA, scopro quello che già sospettavo dopo le recenti chiacchiere in merito col Mancini di cui sopra: piattaforme diverse partoriscono community diverse. Bella scoperta, direte voi. Mica tanto scontata, ribatto io.
Nel caso del gioco di calcio di EA Sports questo si traduce in un modo completamente differente di vivere le partite online. Su Xbox One ho sempre trovato avversari “cattivi e incazzati”, che giocano una sorta di non-calcio, costruito tutto di lanci a servire il prima possibile il pallone ad atleti veloci e tecnici, che possano poi puntare la porta a suon di dribbling e trick come manco nel più tecnico dei picchiaduro. Su PS4, nell’arco delle quaranta e rotte partite che ho disputato fino a oggi, mi sono invece imbattuto in un approccio assai più rilassato e confacente alla mia necessità di divertimento, con una community per lo più composta da gente che cerca la costruzione, che non si fa problemi a rischiare di perdere il pallone pur di tentare cose nuove ed evita di ripetere ad libitum le stesse tre o quattro manovre killer. Verrebbe quasi da dire che se un giocatore di FIFA PS4 incontrasse un giocatore di FIFA Xbox One, quello PS4 sarebbe un giocatore morto, vista la differenza che ho trovato evidentissima nei due modi di vivere lo stesso titolo. Fossimo già giunti a ‘sto benedetto cross-platform (che io anelo quanto Biscardi la moviola in campo), tutto sarebbe appiattito in un unico modus operandi, forse più simile a ciò che si vive sulla console di Microsoft, per ragioni di adattamento darwiniano.
piattaforme diverse partoriscono community diverse
È chiaro come un discorso del genere lasci fuori dai giochi il PC. Per quanto non sia un titolo dove serva essere dei fulmini di guerra, Overwatch è palesemente una questione più ovattata su console, e lo dico a ragion veduta, dopo aver speso parecchie ore su entrambe le versioni. Però lì te lo aspetti: ancor prima di iniziare, quando passi da PC a console (o viceversa), metti in contro una certa fase di adattamento, non solo per i sistemi di input diversi, ma proprio perché sai che da una parte dovrai approcciare l’online in modo diverso rispetto all’altra. Scoprire definitivamente che queste dinamiche esistono anche tra piattaforme del tutto simili come PS4 e Xbox One – almeno nel caso di FIFA – è un po’ più scioccante, non trovate anche voi?