C’è una sorta di retaggio culturale che ci trasciniamo dietro ormai da troppo tempo: il videogioco è ancora un affare per maschi. Pur avendo osservato con gli occhi di questa stessa faccia gli albori del medium – prima nei bar e nelle sale giochi, poi nei vagiti dei primi dispositivi casalinghi – non riesco proprio a condurre il filo verso una motivazione storica per cui a dedicarsi alla cosa ha iniziato quasi esclusivamente chi aveva il pisellino, mentre la stragrande maggioranza delle femminucce pettinava le bambole o giocava a fare la mamma, magari inciampando nei corridoi dopo aver indossato un paio di scarpe coi tacchi. Non è che mi stupisca della cosa, anche perché gli anni ‘70 e ‘80 erano comunque intrisi di una disparità di genere assai più marcata di oggi; tuttavia, non mi riesce di cucire attorno all’origine del binomio videogioco/maschio un senso logico. È successo e basta, e forse va bene cosi, se si guarda al solo passato.
Ciò che invece riesco meno a capire – e che accetto con maggior fatica – è che all’alba del 2018 la situazione sia, di fatto, quasi la stessa di trent’anni fa. Con lo sdoganamento del nostro hobby come fenomeno di massa (ormai risalente all’inizio del millennio, e forse anche un po’ prima), mi sarei atteso un progressivo e costante avvicinamento del mondo femminile a quello dei videogiochi; certo, non sono mai stato così matto da immaginare che saremmo giunti a uno stato di vera e propria parità, però avrei creduto di trovarmi oggigiorno in una situazione in cui – lanciandomi nel multiplayer di un Destiny o di un Call Of Duty a caso – mi sarebbe capitato almeno una volta su due di trovarmi di fronte a femminucce incattivite e pronte a ribaltarmi l’anima a suon di frag. E invece, le statistiche sono impietose: mi basta guardare ai dati anagrafici di chi accede al sito che ospita questo pezzo o di chi frequenta il forum o la nostra pagina Facebook per accorgermi di come le femmine interessate attivamente all’argomento siano ridotte, ancora oggi, a un flebile lumicino.
le femmine nei videogiochi sono ancora una merce talmente rara da restare basiti quando ci si imbatte in una figliola che mastica e pratica l’argomento
Seriamente. Non trovo nessun motivo valido – nemmeno dal punto di vista socio-culturale – che giustifichi l’essere giunti a un passo dagli anni Venti con questo immutabile status quo: le femmine nei videogiochi sono ancora una merce talmente rara da restare basiti quando ci si imbatte in una figliola che mastica e pratica l’argomento. Da qui la domanda: è un blocco tipicamente di genere, per cui è il gentil sesso a ignorare quasi in massa il medium, oppure siamo noi maschietti che “facciamo muro” e rendiamo la vita talmente difficile alle femminucce, che a loro passa la voglia di affrontare i perigli di un settore dell’entertainment maschilista come pochi altri? Nel secondo caso, forse sarebbe il caso che cominciassimo ad abbassare di un bel po’ il tasso di testosterone: avremmo meno femmine che si palesano su Twitch solo per aizzare gli ormoni, e più ragazze con qualcosa davvero di interessante da dire. E sarebbe anche ora.