Everhood 2 – Recensione

PC Switch

600 mila copie. 10595 recensioni su Steam. 1461 giorni. Tradurre la distanza tra Everhood ed Everhood 2 in numeri è un esercizio banale, due ricerche su Google e un po’ di conti della serva. Esprimerla in parole, beh, parliamone.

Sviluppatore / Publisher: Chris Nordgren, Jordi Roca / Foreign Gnomes Prezzo: €19,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: No PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam), Nintendo Switch Data d’uscita: 4 marzo 2025

Il sequel di un gioco di ruolo non convenzionale può essere a sua volta non convenzionale? Qualunque cosa sia o voglia essere una convenzione, poi, quando parliamo di un gioco che ha fatto della sua cifra stilistica l’essere strano, l’andare costantemente off the road rispetto alle strade battute tradizionalmente dal videogioco.

Everhood era quello fin dal titolo. Everhood 2 si presenta allo stesso modo nel trailer qui sopra e negli asset preparati per stampa e influencer, dove si ribadisce il concetto di unconventional ARPG e la dimensione spirituale del gioco, che nelle parole di Chris Nordgren (uno dei due dev) vuole “parlare direttamente alla tua anima, di qualunque colore questa sia“. Poi premi start, avvii il gioco e…

IS NEVER THE END IN EVERHOOD 2

Il primo impatto con Everhood 2 è strano perché il gioco non è abbastanza strano. Ha senso quello che sto dicendo?

A volte crediamo perché vogliamo credere. Abbiamo creduto che il Moriarty di Andrew Scott in Sherlock potesse essere davvero sopravvissuto al coup de theatre finale della seconda stagione della serie, perché l’immagine mentale di Moriarty nelle nostre teste era perfettamente in grado di farlo, avevamo bisogno che fosse in grado di farlo. Allo stesso modo l’inizio di Everhood 2, un semplice questionario a scelta multipla, è qualcosa di mistico perché è quella l’immagine mentale che ha introiettato chi ha giocato e parlato e discusso il primo Everhood. Poco importa se poi quel questionario sia meno di quello che fa un qualunque David Cage nei suoi videogiochi: anche quando è il gioco stesso a dirci che non tutte le scelte hanno poi davvero delle conseguenze scegliamo di credere, o meglio di non credere a quelle parole, convinti che sia un inganno messo a schermo per farci abbassare la guardia.

Eppure all’inizio sembrava un gioco normale…

Solo che quello che succede dopo che Everhood 2 ha calcolato il colore della nostra anima è… Convenzionale. È quello che farebbe qualunque sequel: prendere il primo capitolo e migliorarlo sulla base dei feedback dei giocatori. Quattro anni fa qui su queste pagine si parlava di “un RPG dove non saliamo di livello“, e adesso in Everhood 2 si accumulano punti esperienza battaglia dopo battaglia come in un gioco di ruolo tradizionale. Addirittura le armi – disponibili fin da subito – hanno una loro progressione, ed è stato introdotto una sorta di sistema di debolezze elementali per cui colpendo un nemico con il colore a cui è più sensibile si sferra un attacco superefficace. L’inizio del gioco dopo il questionario è molto più diretto: c’è meno spazio per la filosofia e l’introspezione, l’accento è sulle battaglie e sulle novità del gameplay, quasi a voler rendere il tutto molto più giocattolo rispetto al primo capitolo.

MISS ME?

Poi però Everhood 2 cambia pelle. Inizia dapprima twistando le cose durante le fasi di combat, ignorando qualunque convenzione di UX e mostrando lo stesso sprezzo delle retine del giocatore che era di casa quattro anni fa. Poi la stranezza esonda anche fuori da queste fasi, tocca i dialoghi e la narrativa, la storia si fa sempre più assurda.

Quanto c’è di meta e quanto sono io che voglio vederci del meta? Me lo chiedo mentre continuo a picchiare un water…

Everhood 2 diventa criptico, a volte meta-referenziale, o forse è di nuovo quell’immagine mentale che altera la percezione di quello che succede a schermo. Il level design si fa meno consistente, ma in quest’assenza di coerenza trova delle idee da sperimentare che al gioco di ruolo aggiungono il puzzle e l’esplorazione. E a loro volta risolvere i puzzle ed esplorare i vari livelli restituiscono qualcosa all’RPG, che si tratti di semplici punti esperienza per livellare o di oggetti nell’inventario, poco male se poi una buona metà di questi è inutile mentre l’altra è assolutamente fondamentale. E non c’è modo di capire quale è quale finché non si arriva ai titoli di coda, ammesso siano davvero i titoli di coda.

Il nemico naturale dell’uomo.

Quella vena più ludica con cui il gioco si era aperto si dimostra un artificio, eppure è soprattutto grazie alle meccaniche di gioco che si decide di andare avanti. Everhood 2 è decisamente più impegnativo del primo capitoloche comunque non è che scherzasse in certe fight – e sfrutta il nuovo livello di sfida per ricompensare i giocatori più ammaliati dal suo battle system, conscio che per tutti gli altri comunque oltre ad abbassare il livello di difficoltà ci sono anche degli amuleti in-game che elargiscono vite extra durante i combattimenti. Quando ti accorgi che eliminare il nemico che hai davanti con un unico attacco sblocca un achievement, beh, diventa un obiettivo che ti poni perché è così che funziona la mente di noi giocatori, o almeno quella di qualcuno di noi.

THE RHYTHM OF THE FIGHT

Ma al di là delle mazzate il vero filo rosso che collega Everhood ad Everhood 2 è la colonna sonora. Quattro anni dopo non è solo – di nuovo – qualcosa che vive di vita propria e meriterebbe una playlist su Spotify (dita incrociate, quella del primo capitolo esiste), ma riesce a caratterizzare i nemici anche al di là delle emozioni che le note veicolano.

nella vita a fare la differenza sono spesso le piccole cose

C’è un livello completamente ambientato all’interno di una scheda madre, in cui i nemici sono blocchi di codici impazziti e quindi ad un certo punto ci si trova a combattere dei cicli. La traccia dei nemici dell’area qui glitcha e va in loop, ripetendosi non solo a livello acustico ma sparando proprio le stesse note nelle stesse posizioni contro il giocatore. E questa in particolare vale più di tutte le meccaniche da gioco di ruolo vero e di tutti i puzzle inseriti da Foreign Gnomes in questi 1461 giorni che separano Everhood da Everhood 2.

In Breve: Everhood 2 è un gioco ineffabile. Come in quella parabola dove i ciechi provano a descrivere un elefante toccandone solo una parte e non riuscendo a vedere l’insieme è difficile dire cosa sia, limitati come siamo a percepire le cose per quello che proviamo in relazione alla loro esistenza. Potrei dirti che il combat è figo, che il gioco suona da paura e un sacco di altre cose. Invece ti dico che è il caso di provarlo, anche perchè su Steam c’è già la demo.

Piattaforma di prova: PC
Configurazione di prova: AMD Ryzen 7 5800X, 80 GB di RAM, GeForce RTX 4070, SS
Com’è, come gira: Capita qualche bug che non sai mai se è davvero un glitch o è parte dell’esperienza. Nulla di gravissimo, altrimenti non rimarrebbe in equilibrio tra le due cose, però ho il sospetto che qualcuno fosse in effetti qualcosa di non previsto dalla programmazione del gioco.

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Pro

  • Colonna sonora ancora pazzesca / più impegnativo ma ugualmente strano / più "videogioco vero"...

Contro

  • ...ma serviva davvero?
8.5

Più che buono

Laureato con disonore in Informatica, gioca da quando all’età di tre anni circa ha doavuto imparare a scrivere "win" sulla tastiera del PC per far partire l’interfaccia a finestre.

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