F1 2019 - Recensione

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Come sotto ipnosi, preda di un sogno lucido, probabilmente di un desiderio. Dalla fine del download di F1 2019 all’inizio della prima corsa il buio. Dal familiare salotto al volante della Ferrari 312 T2 del ’76, quella che stava per trasformarsi nella pira funeraria di Niki Lauda, risorto come la fenice per vivere una vita da leggenda, immortale come un eroe greco scolpito nel marmo, incurante della recente scomparsa terrena. Monte Carlo, tramonto, tutti gli aiuti alla guida disattivati per godermi il lavoro dei meccanici Codemasters in purezza. Un giro via l’altro, sotto l’effetto di un trip da adrenalina, noncurante del relativamente poco tempo per testare il prodotto il più a fondo possibile. Abbagliato dallo sfarzo del Casino l’aderenza non tradisce, mai, per poi gettarsi in picchiata fino al Mirabeau Haute. I freni sibilano, le ruote si bloccano sbuffando fumo bianco, come la polvere sollevata dalla zampa di un toro poco prima di caricare. Il tornante del Grand Hotel sembra sopire il motore, che nel giro di due curve tornerà a urlare nel megafono del tunnel. È musica, graffiante e solenne come Kashmir dei Led Zeppelin, un concerto davanti al pubblico delle Piscine, gli spalti come una terrazza sul mare a gli yatch che lo popolano, mentre la chicane 15-16 ci vede puntare prima un cordolo e poi l’altro. Una frazione di secondo per lanciarsi sulla Rascasse, una staccata furiosa, dopo la quale tutto finisce solo per poi ripetersi.

ADERENZA PSICO-FISICA

La guida, in F1 2019, diventa una sensazione, un’emozione, più che una simulazione. Nelle sapienti mani di Codemasters la serie è diventata negli anni la perfetta espressione dell’automobilismo videoludico, l’ideale se si vuole qualcosa che riesca ad illudere la mente di stare guidando una Formula 1, anche senza bisogno di un playseat. È sartoriale, scalabile, santificato da un feticismo per i controlli che è marchio di fabbrica della software house inglese da anni. Mettendo da parte l’inarrivabile lavoro di Kunos con Assetto Corsa, simulatore quasi aziendale più che videogioco, l’annuale F1 si guida quasi col pensiero, emulando 1:1 quello che succede sull’asfalto rovente ogni domenica. Sono bolidi precisissimi, chirurgici, aderenti come latex, capaci di scarti repentini a velocità eccessive. Si percepisce il perfetto bilanciamento tra sterzo e acceleratore, una simbiosi che evita eccessi o difetti nell’angolo di sterzata una volta memorizzato il ritmo del tracciato, spingendoci sempre più verso il limite. Eccezionale è però anche il lavoro su tutta la componentistica invisibile ma in costante movimento, come l’organismo di un corpo umano, trasformando la gara in uno strategico in tempo reale. La gestione dell’ERS (Energy Recovery System) ad esempio, la possibilità di aumentarne o diminuirne l’erogazione di potenza in base alle necessità, buttando un occhio alla pista e uno al computer di bordo, ascoltando i consigli dai box direttamente nelle cuffie e agendo di conseguenza.

La guida, in F1 2019, diventa una sensazione, un’emozione, più che una simulazione

Tutto è sotto controllo (e spiegato benissimo nei vari tutorial), deciso al millesimo, amalgamato da una fisica di altissimo livello. Si sfruttano i pochi secondi di un rettilineo per modificare l’assetto o comunicare un cambio di strategia per il prossimo pit-stop, avvolti dal calore di una squadra virtuale pronta a lavorare per noi. Fantastico, come il costante consumo di carburante e gomme, un countdown da rallentare con intelligenza, tenendo sott’occhio i dati ricevuti in diretta, abbassando il ritmo quando necessario, evitando il bloccaggio delle ruote e lasciando che l’inerzia lavori per noi, alzando il piede dall’acceleratore per morbidissimi ed ecologici lift-and-coast. Un titolo che vive di millesimi, sensazioni, strategie, furbizie e finezze, per poi detonare nei ruota-a-ruota più brutali, in una sfida a chi cederà prima la posizione per evitare la ghiaia. Perché la competizione è esteticamente fotorealistica e fisicamente appagante come poche altre sfide alla CPU. Si ritorna alla grande opera di illusionismo videoludico, alla fedeltà sensoriale nel passaggio tra reale e virtuale, con piloti che si comporteranno in modo umano, nelle gioie e nei dolori finché la bandiera a scacchi non ci separi. Il consiglio è di godersi tutto con i danni impostati su “simulazione”, per ricavarne quella sana ed elettrizzante ansia che spinge a ponderare ogni attacco, studiando l’avversario per poi infilarlo nel punto più sicuro, oppure rischiare la manovra spettacolare, “a sentimento”, con la visuale limitata dalla soggettiva, quella che può far entrare in scena la safety car come sciogliere il pubblico in un boato assordante. F1 2019 è un titolo estremamente stratificato, impegnativo eppure capace di esaltare anche ogni prova libera e minuto passato nei menu a giocare di fino sull’assetto, per vivere una carriera lastricata di vittorie e sconfitte, amicizie e rivalità.

LA GARRA CHARRUA DEL NOVELLINO

Si parte dalla novità, da quella Formula 2 che debutta in questo 2019 e diventa trampolino del nostro alter ego, in un’introduzione spettacolare che ci lancerà nel mezzo dei momenti decisivi di una stagione scriptata, che getterà le basi di un conflitto potenzialmente degno di Senna e Prost. Giro dopo giro, cut-scene dopo cut-scene, intervista dopo intervista.
F1 2019 Recensione

F1 2019 è un titolo estremamente stratificato, impegnativo eppure capace di esaltare anche ogni prova libera

L’approccio è libero, la fame quella di un rookie al primo anno di Formula 1 dopo la gavetta nel campionato cadetto, un occhio sulla prossima curva e uno sui tempi del rivale (quest’anno scelto per motivi di copione e non in modo asettico). È questo il modo giusto di esaltare il sapore di una carriera che, ludicamente, è tallone d’Achille di molte produzioni simili, proprio per la mancanza di empatia. Per motivi di tempistiche non ho potuto vedere fin dove si può spingere questo canovaccio, ma la sua sola presenza è una spinta decisiva a correre. In tutto questo la nostra popolarità crescerà o diminuirà, con i nostri comportamenti e risultati pronti a manifestarsi nella forma del nostro agente, alacremente al lavoro per proporci nuovi contratti e dispensare consigli, mentre la nostra attuale scuderia crescerà tramite l’albero (motore) della ricerca & sviluppo. Tutto è molto ludico, interessante, nonostante l’ovvia ripetitività della routine da pilota e una qualità grafica fuori dalla pista ancora plasticosa, con animazioni ripetute all’infinito e una regia minimale. Una sensazione di risparmio giustificato dalla bellezza delle piste, dei giochi di luce su auto modellate con cura maniacale, e di 60 fotogrammi al secondo che fluidificano l’immagine come cardioaspirina, latitando talvolta solo nelle situazioni affollate e nei cambi di direzione improvvisi.

F1 2019 è esattamente quello che deve essere. Il migliore della sua specie, almeno per un anno, un ulteriore step evolutivo che anche questa stagione riesce ad emozionare più della realtà (almeno attualmente) del Circus. Guidarlo è puro piacere, gioia e brivido, grazie a una precisione quasi inarrivabile nel sistema di controllo, scalabile per adattarsi ad ogni tipo di giocatore e periferica. Le nuove migliorie alla carriera, l’introduzione della Formula 2 e il costante lavoro di perfezionamento sull’assetto del gioco fanno di F1 2019 uno dei migliori corsistici della generazione. Un’opera capace di bruciare emozioni come carburante, consumare tempo libero come un treno di gomme super soft.

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Pro

  • Lo stato dell’arte della guidabilità.
  • IA di alto livello.
  • Carriera più empatica.

Contro

  • La richiesta di tempo è considerevole.
  • Online ancora da testare.
9

Ottimo

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