Il fallimento del CEO videogiocatore

Da qualche giorno Hermen Hulst non è più co-CEO di PlayStation. Il suo mandato è durato meno di un anno e potremmo ricordarlo soprattutto per Concord. Qualcuno direbbe bene ma non benissimo.

Killzone 2 Killzone 3 server

Premessa: le aziende quotate in borsa non sono pizzerie (tranne forse Domino’s, ma perché vende effettivamente pizza). Per cui il potere che ha nelle mani una persona, anche quando arriva al vertice, è limitato e si esercita soprattutto nel lungo periodo, per cui è probabile che l’anno di “governo Hulst” sia più che altro dovuto agli ultimi echi del regno di Jim Ryan. Quello dove Sony Interactive Entertainment assomigliava più alla PlayStation di PS3 che a quella di PS2, per capirci.

Detto questo, “l’esonero” di Hulst (che rimane comunque a capo dei PlayStation Studios) è un’occasione più buona di tante altre per parlare dell’ultimo anno di PlayStation. Che è stato l’anno del successo inaspettato di Helldivers 2, ma anche quello dove s’è rischiato di compromettere l’unico GaaS a marchio Sony che abbia mai funzionato per un pugno di iscritti a PlayStation Network.

La nona generazione di Sony è fatta della stessa sostanza della nostalgia

Non è un mistero che in questa nona generazione le carte sul tavolo di Sony siano cambiate. I blockbuster Tripla-A convenzionali che hanno fatto la fortuna di PS4 costano sempre di più, e infatti Horizon Forbidden West è costato due volte Zero Dawn. Tutto questo a fronte di una playerbase che rimane grossomodo immutata, visto che nel primo biennio di commercializzazione entrambi i giochi hanno venduto circa 8 milioni di copie. Proposte alternative a questo modello non hanno mai spaccato, sia per quanto riguarda le proposte, visto che Returnal è fermo attorno al milione di copie e Astro Bot al milione e mezzo. È di magra consolazione che anche altre aziende del videogioco si siano trovate di fronte a difficoltà simili (vedi per esempio i successi di Hi-Fi Rush e di Prince of Persia: The Lost Crown che non hanno impedito lo smantellamento dei rispettivi dev-team). La realtà dei fatti ci sta dicendo che ai giocatori piace grosso: Returnal è un gioco estremamente maturo e capace di raccontare tematiche pesantissime usando soprattutto il giocato, Astro Bot ha addirittura vinto un Game of the Year, eppure i risultati commerciali non giustificano lo sforzo economico. E fare un bel videogioco purtroppo non basta più.

Il tampone trovato durante la gestione Hulst è stato quello di andare all-in sull’usato sicuro. E quindi arriva un’inutile remastered di Horizon Zero Dawn, che ha l’unico effetto tangibile di sovraesporre la serie visto che questa nona generazione è anche quella dove PSVR2 è stato lanciato e abbandonato manco fosse una PSVita qualunque. E quindi arriva l’update per PS5 di The Last of Us Parte II, a poco più di un paio di anni di distanza dal rilascio di The Last of Us Parte 1, ovvero il remake dell’originale del 2013 già peraltro rimasterizzato l’anno dopo per PS4 (insomma ci sono più The Last of Us rifatti che originali). Questi però sono appunto dei tamponi: manca – serve – il colpaccio, quello che si auspica arrivi da qualcuno dei tanti GaaS in sviluppo.

Concord requisiti beta

Sulla tavola periodica PlayStation mancano i GaaS nobili…

Qualche giorno fa Jason Schreier dava notizia di due giocoservizi cancellati, a cura di Bend Studio e di Bluepoint Games – quest’ultimo pare fosse ambientato nell’universo di God of War. Bisogna poi aggiungere il multiplayer online di The Last of Us cancellato nel 2023, Operation Payback di Bungie fatto saltare in aria lo scorso anno, Spider-Man: The Great Web (come confermato dal leak di Insominac) e il flop clamoroso di Concord, messo offline dopo un paio di settimane. È rimasto in piedi solo Helldivers 2, e nonostante tutto PlayStation non ha trattato il titolo come una gallina dalle uova d’oro da preservare, ma alla prima occasione utile ha provato ad usarlo come testa di ponte per far iscrivere anche chi lo stava giocando su PC a PlayStation Network. L’effetto è stata una guerra aperta con la fanbase del titolo durata paradossalmente quasi più di Concord e che potremmo raccontarci essere stata “vinta” dall’utenza, visto che PlayStation è poi tornata indietro sull’obbligo di collegare un account PSN al gioco per poter diffondere la Democrazia Controllata. Potremmo, ma sarebbe una bugia detta davanti allo specchio visto che sostanzialmente tutti gli altri first party arrivati su PC possono essere giocati solo collegando un account PlayStation.

Perché questa generazione ci sta insegnando che tanto PlayStation vince nonostante tutto

È probabilmente nel suo momento peggiore nei suoi trent’anni di storia, eppure PS5 continua a vendere benissimo e ci si può anzi permettere di proporre sugli scaffali anche una PS5 Pro ad un prezzo assolutamente premium. Ed è addirittura la concorrenza ad inchinarsi, visto che Microsoft s’è vista costretta a portare su PlayStation la sua lineup. E non parliamo di titoli secondari, visto che in primavera arriverà Forza Horizon 5, né di possibili giustificazioni date da un’esclusività temporale rilevante visto che Indiana Jones e l’Antico Cerchio rimarrà qualcosa solo per Xbox e PC per 6 mesi e basta.

Il fallimento delCEO videogiocatore“, come qualcuno aveva salutato Hulst all’annuncio della sua presidenza, è in realtà il nostro fallimento.

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