Se dovessi pensare ad una singola categoria letteralmente esplosa dal 2000 in avanti – non dico da 0 a 100 ma quasi – la prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe la cucina.
Programmi TV ormai iconici, serie TV, talvolta clamorose come The Bear, solo per citare il più recente, città che si sono riempite di ristoranti etnici, innovativi, esclusivi, per non parlare dei social, dai cuochi fai-da-te da cui lasciarsi ispirare per nuove ricette ai meme sulle porcherie che cucinano gli americani.
Il cibo è diventato intrattenimento, eppure nei videogiochi ha sempre latitato un po’. Fino a oggi
Bon Appétit!
Appetito che, invece, forse anche vista l’ora ma soprattutto per la realizzazione della scena, mi ha messo, qualche giorno fa, Monster Hunter Wilds, provato in anteprima. L’ho già scritto nell’articolo dedicato ma vale la pena ripetersi: c’è una particolare scena di un banchetto dove, in modo raro e avvolgente, si respira l’atmosfera, il piacere, i profumi di un bel pranzo tra amici. A livello grafico è forse la miglior rappresentazione di cibo virtuale che abbia mai visto. Le texture, le animazioni dei personaggi e del cibo, con una sorta di khubz (il pane arabo), lievemente bruciacchiato, che viene diviso da uno dei commensali mostrando la sua soffice mollica e rilasciando un leggero vapore nell’aria. A dir poco fragrante!
C’è tutta una serie di benefici che un’efficace rappresentazione del cibo porta con sé. Coinvolgimento, senso di presenza, atmosfera; mangiare è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e, se il nostro avatar ci illude di starsi rifocillando, tutta l’immersione ne guadagna. Nella vita come nel videogioco, le ore dei pasti sono momenti di pausa, di relax, e in un’avventura come Breath of the Wild mangiare significa sentirsi lontani dal pericolo: scaldarsi ad un falò, scegliere gli ingredienti, buttarli nel pentolone sperimentando per vedere cosa viene fuori, preparandosi qualcosa di piccante in un ambiente freddo o qualcosa di rinfrescante in un ambiente bollente, la musichetta che sottolinea lo sfrigolare del cibo che saltella sul fuoco. È tutto abbastanza stilizzato, certo, ma sono momenti necessari ai fini del gameplay, capaci di rendere la cucina parte integrante (e fondamentale) dell’avventura.
manicaretti esteticamente invitanti e ludicamente ricchi di nutrienti bonus
Esattamente come succede, in forma diversa ma simile nella sostanza, nel Giappone di Yakuza. La cosa speciale, nell’epopea criminale SEGA, è proprio il rituale che si crea, scegliendo ristoranti e cucine diverse, da quella tradizionale alla coreana, una pizza italiana o un fast food, dopo l’ennesima scazzottata. Menare e mangiare, in loop. Ne avevo già parlato nello speciale di qualche giorno fa, la chimica che si crea tra il giocatore e le città della serie ha un che di unico, anche e soprattutto per questo elemento di gameplay. Anche Persona fa un lavoro simile, oltretutto in modo “calendarizzato” e impreziosito dalle side-story che prevedono di cenare in un posto specifico, ad esempio, ma pure Final Fantasy XV. Ignis, il cuoco del gruppo di protagonisti, ricoprirà un ruolo preziosissimo nell’itinerante viaggio del principe Noctis, preparando manicaretti esteticamente invitanti e ludicamente ricchi di nutrienti bonus. Ci sono pure un sacco di video, molto rilassanti, che mostrano tutte le capacità culinarie del personaggio, ve ne lascio uno a questo link. Non si sa mai, potrebbe esservi d’ispirazione per la cena!
Ciò non impedisce a giochi decisamente più arcade o per nulla fotorealistici di rappresentare il cibo in modo estremamente gustoso. Muramasa: The Demon Blade di Vanillaware, in linea col riconoscibile stile artistico di George Kamitani, presenta locande dove gustare prelibatezze locali, disegnate e animate a schermo con una cura e una resa clamorose. Ogni piatto viene assaporato con tre pressioni del tasto dedicato, sentendo i commenti dei protagonisti e vedendolo “consumarsi” ad ogni tap. Un aspetto comune ad altre opere della software house, ma che qui dà forse il meglio di sé!
Adventure in cucina
Se si parla di realizzazione artistica del cibo non si può prescindere dal parlare di Venba, uno dei rari esempi di videogiochi interamente raccontati attraverso la cucina. La vita di una famiglia che dall’India si trasferisce in Canada, tutta raccontata attraverso i piatti della tradizione Tamil. Sapori, colori e profumi che si intrecciano a gioie, tragedie, ricordi, quotidianità. Ricette tramandate di generazione in generazione, segnando le tappe della vita e ricordandoci come il cibo sia una delle più potenti forme di memoria.
viene ricordato come il cibo sia una delle più potenti forme di memoria
Come avrete capito adoro quando il cibo viene rappresentato con amore in un videogioco e, per quanto sia un dettaglio, un contorno, qualcosa che magari viene notato poco, è uno di quegli elementi che contribuisce al più grande e importante progetto di una rappresentazione coerente e ricca di mondo virtuale. Che dire, buon appetito, trattatevi bene e trattate bene anche i vostri avatar!