Falcon Age - Recensione

PS4

Se dovessimo valutare i videogiochi esclusivamente dal cuore, probabilmente Falcon Age sarebbe il Citizen Kane del firmamento videoludico. Con la sua storia intrisa di rivalsa, tradizione, amicizia e ribellione contro un freddo nemico colonialista, il titolo di Outerloop Games sa scaldare e accendere l’anima grazie all’originale legame tra donna e falco, e a un sistema di gioco creato a puntino per garantirne la simbiotica collaborazione. Considerando che ci troviamo davanti al titolo di debutto per la neonata software house di Justin Lalone e compagni, è davvero stupefacente constatare quanto il gioco riesca a offrire un’esperienza in realtà virtuale tanto convincente e immersiva. Purtroppo qualche magagna c’è, e alla fine della fiera Falcon Age si dimostra un’idea splendida, ma non pienamente sfruttata. Vediamo se merita ugualmente la vostra attenzione.

UNITED WE HUNT

Non sappiamo cosa abbia combinato la giovane Ara per finire in cella ma, volenti o nolenti, vestiremo i suoi panni all’inizio del gioco, condannati ai lavori forzati da un tirannico invasore d’acciaio. Il suo pianeta è ridotto a un deserto, prosciugato nelle risorse da una schiera di robot che si muove da mondo a mondo come uno sciame di metalliche locuste, lasciando dietro di sé solo astri morenti e spogli. Poi all’improvviso accade: un incidente involontario spezza la ciclica monotonia e Ara si trova a essere l’unica amica di un piccolo falco, divenuto orfano troppo presto. Assieme forgeranno un legame indissolubile restaurando l’antica arte della falconeria, schiacciata dal giogo dell’oppressore ma mai dimenticata dai cuori di un popolo che non vede l’ora di rialzarsi e combattere. E il tutto funziona, altroché: Ara e il pennuto sono da considerarsi un’unica entità, una coppia di sorelle amazzoni che combattono dominando cielo e terra, unendo le loro forze per liberare il pianeta.

Per sperimentare al meglio Falcon Age non c’è davvero niente di meglio che calarsi nella realtà virtuale

Falcon Age può essere tranquillamente giocato sul televisore impugnando il fido DualShock, ma per sperimentare al meglio il legame che lega Ara alla sua compagna piumata non c’è davvero niente di meglio che calarsi nella realtà virtuale e caricare per bene quella coppia di PlayStation Move che avete dimenticato in chissà quale cassetto. Ognuno rappresenta una mano della ragazza, e funzionano divinamente: portate il controller sinistro al viso minando un vigoroso fischio e il falco scenderà in picchiata, pronto per appollaiarsi sul braccio e ricevere coccole o cibo. Allo stesso modo puntate il medesimo Move verso un bersaglio e vedrete il pennuto attaccare il nemico o semplicemente raccogliere un oggetto lontano, pronto per essere recapitato nelle vostre mani. Con il braccio destro si comanda un manganello sottratto al primissimo nemico che incontrerete, convertibile in una frusta energetica da schioccare con la massima naturalezza muovendo istintivamente il polso; finito di lottare date pure uno sguardo verso il basso e potrete tendere la mano verso l’indispensabile bisaccia, che permetterà di accedere all’inventario. Il risultato è ottimo e conferisce un coinvolgimento davvero sorprendente, a patto di impostare tutto per bene e giocare con la giusta illuminazione, ché i Move sono da sempre un po’ capricciosi. Per spostarsi nella realtà virtuale Falcon Age offre il classico teletrasporto assieme al movimento fluido, qualora il vostro stomaco fosse sufficientemente robusto; a tal proposito segnalo l’assenza del salto e l’impossibilità generale di cadere da qualsiasi altezza, in modo da ridurre al minimo scossoni e movimenti bruschi che potrebbero causare la nausea nei soggetti più sensibili.

TOSS THE FEATHERS

Come detto all’inizio, a Falcon Age manca solo un po’ di ambizione. Non tanto nella realizzazione tecnica, forte di un’estetica a metà tra il low poly e il cartoonoso che conferisce al gioco una distinta personalità, pur concedendosi qualche vistoso momento di clipping durante l’esplorazione degli spazi aperti. Neppure il sistema di combattimento mostra particolari difetti, originale e fresco con la doppia gestione di Ara e del falco, da dirigere con sapienza a seconda della situazione con semplici comandi. Per fare un esempio pratico, l’assalto alle tante raffinerie va saggiamente portato avanti disattivando per prima cosa la contraerea, concedendo al pennuto la dovuta libertà di movimento per catturare i robot ed esporre i relativi punti deboli al contrattacco della sua compagna umana. Il lavoro di squadra è una componente riuscita e squisita tanto nella pugna quanto nell’esplorazione, dove una vasta schiera di gadget permetterà al falco di aprire strade inizialmente precluse come nei migliori giochi a libera esplorazione controllata, disotterrando mine o recuperando materiali fuori portata.

A Falcon Age manca solo un po’ di ambizione

Il problema è nella filosofia di fondo, dedita a creare un’aura di sacralità nel legame tra essere umano e rapace solo nella prima ora di gioco o giù di lì, per poi sparire e relegare il pennuto a ruolo di mero strumento. È seriamente spiazzante: all’inizio del gioco un particolare personaggio ci aiuterà a muovere i primi passi insistendo con decisione sull’importante significato culturale della falconeria ma, sbrigate un paio di formalità utili per apprendere i rudimenti del gioco, basterà andare a nanna e ci sveglieremo dopo un paio di mesi, con il rapace cresciuto e perfettamente addestrato. A parte un pulsante adibito a carezze e esultanze varie, l’amicizia tra Ara e il suo piumato compagno finirà lì. Poteva essere un tema da elaborare per donare una chiave di lettura supplementare alla trama o aprire la strada a interessanti sviluppi ludici e narrativi, ma Falcon Age spesso non riesce a mostrare il suo vero potenziale. Sarà anche colpa degli errori di battitura che spuntano durante i dialoghi, degli occasionali cali di fluidità, della mappa piuttosto lineare o di una certa monotonia di fondo che affligge le texture e le situazioni incontrate, ma il gioco di Outerloop Games si conferma discreto, ma non eccellente. Il che non equivale affatto a una bocciatura, anzi.

Outerloop Games può andare veramente fiera del suo virgulto: Falcon Age non è perfetto ma vanta una carattere unico e innegabile, che sono certo rappresenterà un signor biglietto da visita per i futuri giochi sfornati da questo nuovo e promettente studio di Seattle. Giocateci e vi divertirete e stupirete allo stesso tempo; certo, sarete ben coscienti dei suoi limiti, ma credo che gli eventuali dubbi si scioglieranno come neve al sole ogni volta che richiamerete il fedele falco e lo vedrete posarsi sul vostro braccio, condividendo lo sguardo orgoglioso che solo le creature libere possono avere, alla faccia di una masnada di metallici oppressori. Il nostro hobby ha decisamente bisogno di più momenti come questo.

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Pro

  • Convincente esperienza in realtà virtuale.
  • Il legame con il falco apre la strada a opzioni di combattimento efficaci.
  • Venti euro ben spesi.

Contro

  • Sekaikan e narrazione poco convincenti.
  • Tecnicamente non eccezionale.
  • Un po' monotono in quanto a situazioni e attività.
7.8

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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