Se dovessimo valutare i videogiochi esclusivamente dal cuore, probabilmente Falcon Age sarebbe il Citizen Kane del firmamento videoludico. Con la sua storia intrisa di rivalsa, tradizione, amicizia e ribellione contro un freddo nemico colonialista, il titolo di Outerloop Games sa scaldare e accendere l’anima grazie all’originale legame tra donna e falco, e a un sistema di gioco creato a puntino per garantirne la simbiotica collaborazione. Considerando che ci troviamo davanti al titolo di debutto per la neonata software house di Justin Lalone e compagni, è davvero stupefacente constatare quanto il gioco riesca a offrire un’esperienza in realtà virtuale tanto convincente e immersiva. Purtroppo qualche magagna c’è, e alla fine della fiera Falcon Age si dimostra un’idea splendida, ma non pienamente sfruttata. Vediamo se merita ugualmente la vostra attenzione.
UNITED WE HUNT
Non sappiamo cosa abbia combinato la giovane Ara per finire in cella ma, volenti o nolenti, vestiremo i suoi panni all’inizio del gioco, condannati ai lavori forzati da un tirannico invasore d’acciaio. Il suo pianeta è ridotto a un deserto, prosciugato nelle risorse da una schiera di robot che si muove da mondo a mondo come uno sciame di metalliche locuste, lasciando dietro di sé solo astri morenti e spogli. Poi all’improvviso accade: un incidente involontario spezza la ciclica monotonia e Ara si trova a essere l’unica amica di un piccolo falco, divenuto orfano troppo presto. Assieme forgeranno un legame indissolubile restaurando l’antica arte della falconeria, schiacciata dal giogo dell’oppressore ma mai dimenticata dai cuori di un popolo che non vede l’ora di rialzarsi e combattere. E il tutto funziona, altroché: Ara e il pennuto sono da considerarsi un’unica entità, una coppia di sorelle amazzoni che combattono dominando cielo e terra, unendo le loro forze per liberare il pianeta.
Per sperimentare al meglio Falcon Age non c’è davvero niente di meglio che calarsi nella realtà virtuale
TOSS THE FEATHERS
Come detto all’inizio, a Falcon Age manca solo un po’ di ambizione. Non tanto nella realizzazione tecnica, forte di un’estetica a metà tra il low poly e il cartoonoso che conferisce al gioco una distinta personalità, pur concedendosi qualche vistoso momento di clipping durante l’esplorazione degli spazi aperti. Neppure il sistema di combattimento mostra particolari difetti, originale e fresco con la doppia gestione di Ara e del falco, da dirigere con sapienza a seconda della situazione con semplici comandi. Per fare un esempio pratico, l’assalto alle tante raffinerie va saggiamente portato avanti disattivando per prima cosa la contraerea, concedendo al pennuto la dovuta libertà di movimento per catturare i robot ed esporre i relativi punti deboli al contrattacco della sua compagna umana. Il lavoro di squadra è una componente riuscita e squisita tanto nella pugna quanto nell’esplorazione, dove una vasta schiera di gadget permetterà al falco di aprire strade inizialmente precluse come nei migliori giochi a libera esplorazione controllata, disotterrando mine o recuperando materiali fuori portata.
A Falcon Age manca solo un po’ di ambizione
Outerloop Games può andare veramente fiera del suo virgulto: Falcon Age non è perfetto ma vanta una carattere unico e innegabile, che sono certo rappresenterà un signor biglietto da visita per i futuri giochi sfornati da questo nuovo e promettente studio di Seattle. Giocateci e vi divertirete e stupirete allo stesso tempo; certo, sarete ben coscienti dei suoi limiti, ma credo che gli eventuali dubbi si scioglieranno come neve al sole ogni volta che richiamerete il fedele falco e lo vedrete posarsi sul vostro braccio, condividendo lo sguardo orgoglioso che solo le creature libere possono avere, alla faccia di una masnada di metallici oppressori. Il nostro hobby ha decisamente bisogno di più momenti come questo.