Famicom Detective Club – Recensione

Switch

La stragrande maggioranza del tempo viene trascorsa dialogando, il che non sarebbe affatto male se non fosse che il gioco segue un iter rigidissimo

Il primo gioco (The Missing Heir) ruota attorno alla memoria del protagonista, trovato privo di sensi su una scogliera mentre indagava sulla morte di una ricchissima donna, venuta meno in circostanze sospette. La prima cosa che colpisce è la buona qualità della scrittura, al servizio di una storia interessante dove una vecchia superstizione maschera una brutale sequenza di omicidi. Stessa cosa nel secondo episodio (The Girl Who Stands Behind), caratterizzato se possibile da un’atmosfera ancora più sinistra: stavolta i decessi paiono legati alla spettrale apparizione di una ragazza insanguinata che condanna a morte chi avrà la sfortuna di incontrarla.

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Quella vecchia leggenda è ora narrata in tutto il suo nipponico splendore!

In entrambi i casi la localizzazione è assente, un fattore cruciale da considerare vista la natura estremamente verbosa delle indagini, mentre se siete familiari con le avventure originali apprezzerete la nuova veste grafica a tutto schermo, un netto passo avanti rispetto alle opere su Famicom, che mostravano l’interazione con ambienti e personaggi attraverso piccole finestre su fondo nero.

AVREI ANCORA UNA DOMANDA…

Anche il sonoro svolge il suo compito egregiamente grazie a un inedito doppiaggio in giapponese, assieme a tracce che che sanno come accentuare la tensione esattamente al momento giusto, selezionabili tra versioni originali (nel secondo capitolo sono disponibili anche quelle del remake per Super Famicom) e remixate; quello che mi fa storcere il naso sono le meccaniche investigative, che probabilmente non incontreranno i favori di tutti. In questo gioco si parla tanto, addirittura troppo: la stragrande maggioranza del tempo viene trascorsa dialogando, il che non sarebbe affatto male se non fosse che il gioco segue un iter rigidissimo, dove la stessa domanda deve essere chiesta più volte al medesimo interlocutore per procedere, magari presentando un oggetto apparentemente scollegato o usando il comando “Remember” (sostituito da “Think” nel secondo gioco) per effettuare una deduzione.

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Quando manca il comando “Travel” solitamente inizio a preoccuparmi…

QUESTO INEVITABILE LABIRINTO VERBALE FINISCE PER ESSERE IL DIFETTO PIÙ GROSSO DI FAMICOM DETECTIVE CLUB

Spessissimo questo labirinto verbale tiene in ostaggio la possibilità di spostarsi in un altro luogo, magari per seguire una nuova pista, e questo obbliga a noiose raffiche di domande dove il destinatario viene bersagliato nella speranza che prima o poi si sbottoni proferendo una frase destinata a portare avanti il racconto, anche quando il passo successivo ci appare praticamente scontato. Sono momenti in cui il brivido dell’indagine cede il posto alla noia e a un pizzico di frustrazione, specie nelle fasi avanzate, quando l’elenco di sospetti e argomenti aumenta notevolmente. È un peccato, perché si tratta di sezioni che occupano una porzione non trascurabile nell’economia del gioco, rallentando la narrazione e riducendo al minimo i momenti in cui esaminare i fondali a caccia di prove e indizi per vivere sul campo l’emozione di essere un vero detective.

In Breve: Famicom Detective Club non è un gioco per tutti. La nuova presentazione audiovisiva compie un enorme (quanto scontato) passo avanti rispetto all’originale, ma le meccaniche investigative sentono davvero il peso degli anni e potrebbero non incontrare il favore del pubblico meno paziente. Due belle storie, da vivere però con il freno a mano tirato, condannate a una narrazione letargica nonostante gli oggettivi pregi. Raccomandato agli amanti delle visual novel e ai fan duri e puri di Nintendo.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Famicom Detective Club non è certo il gioco che metterà Switch in ginocchio, anche perché le animazioni su schermo sono ridotte all’osso, per quanto piacevoli.

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Pro

  • Due giochi al prezzo di uno / Un grande classico Nintendo per la prima volta in occidente / Trame intriganti, specialmente nel secondo capitolo.

Contro

  • Massiccia enfasi su interminabili dialoghi, portati avanti da dinamiche farraginose e spesso ottuse / Tantissimo testo, tutto in inglese.
7.8

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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