Forgive Me Father 2 – Recensione

PC

Dopo un primo capitolo con delle solide fondamenta e qualche spigolosità, Byte Barrel torna alla carica liberando Forgive Me Father 2 dalle catene dell’Accesso Anticipato, un sequel capace di migliorarne quasi ogni aspetto.

Sviluppatore / Publisher: Byte Barrel / Fulqrum Publishing Prezzo: 24.99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store) Data di Lancio: 24 ottobre

Byte Barrel è uno studio di sviluppo polacco di piccole dimensioni, meglio ricordarlo. Meglio rammentare anche che Forgive Me Father 2 è il seguito dello shooter old school di cui vi abbiamo parlato un paio d’anni fa, quel Forgive Me Father frenato da alcune lacune eppure assai intrigante.

Dopo dodici mesi circa in Accesso Anticipato, l’ora della build 1.0 è praticamente giunta. Dal 24 ottobre potremo imbracciare le armi, dare una spolverata al Tomo Oscuro, assicurarci che la nostra fidata fonte di luce sia abbastanza carica e affrontare una nuova discesa negli abissi della follia, ovviamente tra mostruosità orripilanti, dubbi esistenziali e misteri insondabili rigorosamente made in H.P. Lovecraft.

BEN RITROVATO, CTHULHU

Mettendoci nei panni del sacerdote del primo capitolo, Forgive Me Father 2 si prepara a trascinarci in un viaggio non troppo lungo nell’ignoto attraverso molteplici luoghi inquietanti. Ogni tappa aiuta a svelare la verità sull’oscuro passato del protagonista e a fare chiarezza su un contesto in cui abbondano divinità da incubo, culti deviati e abomini d’ogni risma, ma anche tentacoli, arti assai poco umani e una varietà di deformazioni da far impallidire Cthulhu in persona. Grazie ad alcuni intermezzi narrativi e svariati collezionabili ci si ritrova in tasca qualche motivazione extra a dare un senso al massacro senza requie, sebbene quando ci si imbatte in orde di orrori assetate di sangue difficilmente servono grandi spiegazioni per convincere a premere il grilletto chi è cresciuto a pane e DOOM prima maniera, Quake, Blood, Heretic e tutti gli indimenticabili esemplari di FPS dei tempi d’oro.

Con il suo tono greve e le sue atmosfere da film anzi fumetto horror, Forgive Me Father 2 ci obbliga ad abbracciare la follia del nostro alter ego

Con il suo tono greve e le sue atmosfere da film anzi fumetto horror, pur dandoci modo di decidere la direzione della storia narrata in una manciata di bivi (manterrete la vostra integrità morale oppure no?), Forgive Me Father 2 ci obbliga ad abbracciare la follia del nostro alter ego non soltanto da un punto di vista narrativo, ma anche del gameplay sfruttando una barra della pazzia da riempire a suon di uccisioni e, premendo Shift, svuotare alla bisogna. Ciò fornisce temporaneamente accesso ad alcune abilità speciali estremamente utili per superare i momenti di panico totale e gli scontri più impegnativi come le (poche) boss fight.

Uno scontro con un boss è un ottimo momento per sfruttare il Tomo Oscuro.

Chi ha apprezzato Forgive Me Father è bene sappia che questo sequel non è un pigro more of the same. Sul fronte personalizzazione, ad esempio, le differenze sono evidenti. Stavolta non c’è un bizzarro albero dei talenti da addobbare, ma un Tomo Oscuro le cui pagine – le skill – vanno sbloccate completando i vari livelli. Nell’Asylum, l’HUB ove tirare il fiato tra un massacro e l’altro, è possibile scegliere due abilità da attivare e una passiva. Sempre qui si possono anche sbloccare fino a quattro varianti per ogni arma base (le categorie sono sei: Corpo a corpo, Pistola, Shotgun, Fucile, Esplosiva, Esotica), investendo i Token rinvenuti grazie all’esplorazione certosina di ogni anfratto dei lugubri scenari. Il gioco ci mette poco a fornire tutti gli strumenti di morte principali, sta a noi trovare le risorse con cui acquistare nuove e viepiù assurde armi, ciascuna dotata dei suoi pro/contro oltre a delle caratteristiche precise come il tempo di ricarica o la cadenza di tiro. Potendo scegliere tra diciotto skill attive, ventidue perk passivi e ben ventiquattro armi totali, crearsi il loadout che più si confà al proprio gusto è un godimento.

L’EQUILIBRIO DI FORGIVE ME FATHER 2

Anche lato gameplay si avverte un cambio di rotta. Non mi riferisco al solido gunplay capace regalare soddisfazioni a ogni colpo andato a segno, nonostante qualche hit box fin troppo generosa. Il discorso riguarda il level design e la diversa anzi più intelligente frequenza con cui il gioco ci vomita addosso le orde.

I ritocchi più succosi riguardano il level design e una più intelligente frequenza con cui il gioco ci vomita addosso le orde

Le due cose sono strettamente collegate perché con un level design più elaborato e sfruttato meglio rispetto al passato, che invoglia ad abbandonare la via maestra alla ricerca di risorse/munizioni, chiavi colorate per aprire le classiche porte bloccate o passaggi segreti, ritrovarsi costantemente braccati da un’infinità di nemici avrebbe finito per rivelarsi controproducente, impedendo di goderne appieno. Grazie a una struttura ludica e a una costruzione del mondo di gioco dal respiro più ampio, Forgive Me Father 2 sfoggia un miglior equilibrio tra fasi puramente shooter-bullet hell, risoluzione degli enigmi ed esplorazione con screziatura platform.

Rispetto al primo si notano dei passi in avanti in diversi aspetti.

Ciò non significa che ci siano poche mostruosità da maciullare, che il gioco sia privo di sfide o facile (tutt’altro: alcuni frangenti lasciano il dubbio che la difficoltà vada tarata meglio), per non parlare della necessità di prestare costante attenzione alle munizioni e alla carica della nostra inseparabile fonte di luce, l’ultimo barlume di salvezza mentale in un mondo dall’anima irrimediabilmente oscura; è più una questione di ritmo, ecco: squadra che vince si cambia senza grossi rimpianti. Lo studio polacco ha preso le decisioni giuste per evolvere la propria IP tuttavia il legame col promettente passato non è stato reciso completamente, ergo i fan del primo capitolo possono stare tranquilli perché, quando scatta l’ora dell’inferno di proiettili, la mattanza è frenetica al punto giusto.

Lo studio polacco ha preso le decisioni giuste per evolvere la propria IP ma il legame col passato non è stato reciso completamente

Questo aspetto del gioco non è cambiato rispetto al predecessore, e nemmeno il setting disturbante e i dettagliati sprite 2D a spasso in nuovi e opprimenti ambienti 3D lo sono, due marchi di fabbrica che non era il caso di sprecare né rovinare. Anche qui a dire il vero si scorgono alcune rifiniture apprezzabili, sebbene probabilmente qualcosa in termini di ispirazione ambientale e fascino tenda a venire meno nelle ultime oniriche sezioni della nostra discesa negli abissi della follia. Ma con così tanti ritocchi azzeccati e un miglioramento perfino dei salvataggi, ora a checkpoint più sensati, qualcosa a Byte Barrel la si può pure perdonare.

In Breve: Forgive Me Father 2 non dura granché per essere story driven, verso la fine perde un po’ di carisma e ha qualche imperfezione come un bilanciamento della difficoltà rivedibile, eppure convince nel suo tentativo evolutivo. Ci riesce puntellando l’esperienza disturbante e “lovecraftiana” di Forgive Me Father con una personalizzazione più chiara e intuitiva, amalgamandola a un level design più maturo nonché stimolante e applicando il tutto a un contesto old school dal ritmo più intelligente, con aree dai vertiginosi picchi di mortalità capaci di convivere con fasi esplorative a caccia di item/risorse ed enigmi da risolvere. A condire il risultato, manco a dirlo, la consueta quanto abbondante dose di art direction da sballo, oscurità, sangue e follia, un’arma anch’essa quando l’orrore raggiunge lo zenit.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Nessun problema di fluidità col PC di prova, in 2K o 4K. La direzione artistica si conferma sul pezzo per l’intera durata dell’esperienza (più di cinque e meno di dieci ore se non si punta al 100%), maestra nel dare vita a un “fumetto animato” ispirato agli orrori cosmici nati dalla visionaria mente del Solitario di Providence. Bene l’utilizzo delle tenebre per dare consistenza al terrore, bene la colonna sonora heavy metal adattabile all’azione, così come gli effetti sonori gutturali talvolta fraintendibili (o, più semplicemente, anche i mostri digeriscono).

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Pro

  • Level design più stimolante / Il gameplay esce fortificato dai cambiamenti / Si conferma un signor FPS vecchia scuola

Contro

  • La difficoltà non è bilanciata alla perfezione / Non dura granché, per essere uno shooter story driven / Verso la fine perde fascino
8

Più che buono

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